Quando qualcuno cerca di conquistare il dominio di un territorio e sottometterne la popolazione, si tratta senza dubbio di una guerra o, comunque, di qualcosa di molto simile, nel risultato atteso.

Il vecchio continente appare in decadenza ma è ricco di un relativo benessere e di risorse economiche: potrebbe essere considerato un territorio da conquistare e sottomettere.

La diffusione di droghe, storicamente, ha sempre avuto una funzione destabilizzante, in questo tipo di situazioni. Ora bisognerebbe capire se i “narcos” che ci stanno inondando di cocaina sono veri conquistatori, oppure se sono solo soldati, mandati in avanscoperta: si impossessano del territorio e delle sue risorse per conto di altri.

La posta in gioco in Europa è così alta da far pensare che non interessi solo alla criminalità organizzata. Si stanno ridisegnando i confini e stanno cambiando gli equilibri di potere nel mondo. Ciascuno trova gli alleati che ritiene più utili e esercita il suo ruolo.

In questo senso, in Europa, non siamo messi bene. Culturalmente, negli ambiti in cui l’uso di droghe non è una scelta deviante o marginale, quegli ambiti in cui la merce si paga con soldi veri e non con la prostituzione, lo spaccio di seconda mano o con altri espedienti, gira la convinzione che certi consumi abbiano a che fare solo con libere scelte individuali, con gli stili di vita che una persona si sceglie: qualcosa di piacevole o di stimolante che riguarda i singoli e non la collettività o, complessivamente, il destino di tutti. Questi ambiti sembrano in crescita: i consumi aumentano. Le tonnellate di cocaina che arrivano nei porti ne sono la conferma. Ma ne è conferma anche la contaminazione culturale che sta trasformando qualunque sostanza psicoattiva, anche lecita, in un “accettabile” strumento di alterazione low cost, commerciato illegalmente. È il preludio a qualcosa di peggio? Chissà.

Intanto, però, il nostro pensiero strategico e la nostra azione per arginare l’abuso di sostanze e ciò che ne deriva, sono fermi ai confronti ideologici auto bloccanti tra persone che esprimono, anche con parole nuove, concetti del secolo scorso, mentre il mondo, attorno, è cambiato profondamente. Periodicamente, in uno dei TG più seguiti, Striscia la Notizia, Brumotti, rischia in prima persona, per mostrare l’azione di spacciatori più o meno aggressivi: fuggono al suo arrivo o lo minacciano, gli tirano cose o, ancora, lo aggrediscono. In un certo senso la sua azione è quasi rassicurante: basterebbe un maggior presidio del territorio perché il bene trionfi sul male.

Ma il mondo della droga non è solo questo e non è gestito da queste persone. Non sono certo loro che stanno conquistando ed, eventualmente, destabilizzando l’Europa e la sua libertà, con i soldi degli europei. Probabilmente non sono nemmeno i loro clienti diretti, la fonte principale di reddito per il settore, ma si sa: la comunicazione dei media deve essere semplice, altrimenti non viene compresa.

Brumotti conclude i suoi servizi suggerendo che “la droga è m***a”. Che dire? Speriamo che non ci sommerga. Molte catastrofi accadono per mancanza di lungimiranza e opere di prevenzione, altre ancora per la mancata comprensione della imminenza di un pericolo.

Riccardo C. Gatti

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