“A Pescara consumi record. È la capitale della cocaina.” “Pescara è un caso da manuale dell’economia: l’offerta di droga si alza continuamente, i prezzi delle dosi si abbassano e la domanda cresce ancora di più”. “In scala, a Pescara si sniffa più cocaina che a Milano e Roma”.

Ma, mentre il Prefetto si preoccupa di come disarticolare la rete di approvvigionamento (e di tutelare il “decoro urbano”), chissà se esiste un impegno parallelo, nei termini di prossimità ed accessibilità alle cure per le situazioni di dipendenza e, magari, guardando al domani, nei termini di attività di prevenzione efficaci?
Altrimenti ci troveremmo semplicemente di fronte al tentativo di indurre uno spostamento del mercato da qualche altra parte o una trasformazione delle modalità di smercio ai consumatori, più “invisibile”, anche per “garantire una migliore sostenibilità delle periferie”.

L’articolo non ne parla, ma il problema di base è lo stesso che altrove. Ciò che preoccupa davvero è la salute di così tante persone che assumono cocaina e crack, con le ricadute che questo può avere in termini di costi individuali e sociali, oppure, più semplicemente, ci si preoccupa solo dell’ordine e della sicurezza pubblica?

Mi sembra che, progressivamente, di fronte all’evidenza della crescita di determinati consumi, ci sia una diffusa tendenza nel Paese a costruire le condizioni …per poterli ignorare 😳 e, quando non è possibile, perché troppo evidenti, per cercare di renderli meno “disturbanti”, ma non molto di più.
Non so se questo sia il caso di Pescara, ma senz’altro, lo è in molte altre parti d’Italia.
È possibile che ciò che è già in campo, in relazione alle attività di prevenzione, prossimità e cura sia ritenuto sufficiente ed appropriato, ma qualcuno verifica che sia davvero così?

Riccardo C. Gatti

A Pescara consumi record È la capitale della cocaina- Pescara – Il Centro