Se stai leggendo questo articolo è perché, probabilmente, vuoi sapere se è possibile uscire dalla tossicodipendenza o, meglio, da ciò che oggi viene tecnicamente definito come Disturbo da Uso di Sostanze, senza l’aiuto di medici, psicologi o, comunque, di Servizi Specializzati. In pratica ti stai chiedendo se è possibile “curarsi da soli”. La risposta è che, in alcuni casi, è possibile, ma che non si tratta di un percorso facile. Se qualcuno dice di essere uscito da solo da una tossicodipendenza, senza particolari problemi, o, per qualche ragione, mente oppure non si trattava di una tossicodipendenza: usare una droga, di per sé non significa necessariamente esserne dipendente. Personalmente non consiglio i percorsi “fai da te” per una ragione molto semplice: avere un supporto esperto facilita non di poco il buon esito dell’iniziativa e, come minimo, permette di evitare errori. Gli errori possono avere effetti negativi ed anche pericolosi sulla salute, così come le ricadute nel consumo di sostanze.

Situazioni che, a mio parere, suggeriscono di evitare assolutamente il “fai da te” (ne basta una)

  1. hai avuto nel corso della vita episodi di overdose o comunque di malori conseguenti all’uso di sostanze
  2. non sei in perfette condizioni fisiche e/o psichiche o, comunque, assumi farmaci, per curare una qualunque patologia
  3. hai avuto nel corso della vita stati di ansia o depressione che hanno richiesto cure o che, comunque, hanno influenzato la tua esistenza
  4. sotto l’effetto di sostanze, oppure una volta terminato il loro effetto, hai compiuto atti violenti o, comunque, palesemente insensati o deliranti oppure. ancora, hai avuto allucinazioni (es. sentire voci o vedere cose che non esistono)
  5. pensi di aver bisogno di farmaci per aiutarti nella astinenza
  6. hai già tentato diverse volte di smettere di usare sostanze, senza riuscirci, oppure ricominciando a consumarle dopo un periodo variabile
  7. vivi o frequenti stabilmente una persona che ha problemi di dipendenza, oppure devi accudire qualcuno che ha bisogno di te
  8. ritieni di avere una dipendenza da alcol, da benzodiazepine (farmaci ansiolitici), da farmaci usati per l’epilessia o per altri disturbi neurologici o psichiatrici
  9. ritieni di avere una dipendenza da più sostanze, oppure una dipendenza comportamentale
  10. hai più di tre sintomi nella classificazione DSM 5 (vedi più avanti)

Avevo qualche dubbio, nel fare questo elenco. Per quanto possa essere accurato, potrei aver dimenticato qualcosa che magari, proprio per te, è importante. In generale, però, il tutto parte dalla considerazione valida per chiunque. Se hai una dipendenza da sostanze, l’organismo si è, in qualche modo, abituato alla loro presenza, trovando un equilibrio, sebbene precario. E’ qualcosa di molto “profondo”, perché riguarda l’equilibrio di tutto l’organismo, dal punto di vista fisico e dal punto di vista mentale. Quando la sostanza (o le sostanze) non ci sono più, è necessario, così, che si crei un nuovo equilibrio che non si raggiunge immediatamente. I diversi “sistemi” dell’organismo, oltretutto, non trovano contemporaneamente un nuovo bilanciamento. Nel frattempo, puoi stare male o, comunque, bene non stai e, la cosa, non riguarda solo l’immediato periodo di astinenza, ma si prolunga nel tempo, almeno sino a quando il nuovo equilibrio non viene raggiunto. Alcuni disturbi possono essere lievi, ma non sempre è così.

In quanto tempo, si ritorna in equilibrio? Dipende: ci sono molte variabili in gioco, ad esempio il tipo di sostanze che si sono usate, come, in quale dosaggio ma, poi, subentrano anche una serie di fattori che variano da individuo a individuo. Quindi, parliamo di una situazione che può durare da qualche settimana a diversi mesi, in cui puoi essere molto fragile nei confronti di possibili ricadute che, per alcune sostanze, sono facilitate dal sorgere di una sosta di desiderio compulsivo (craving) che può prendere di sorpresa ed essere molto potente, nel condizionare i comportamenti.

Ma, ritornando alla astinenza, subito dopo la sospensione dell’uso di sostanze, devi pensare che, in alcuni casi, la situazione può precipitare per situazioni a cui, magari non hai pensato. Ad esempio: come dice il Manuale MSD, nella sua versione per professionisti, la “astinenza da alcol si manifesta come un continuum, che va dal tremore alle convulsioni, alle allucinazioni e all’instabilità autonomica pericolosa per la vita nell’astinenza grave (delirium tremens)”. Eppure non è raro il caso di persone che, magari incoraggiate dagli amici o dai familiari, pensano di fare una buona cosa, interrompendo bruscamente l’uso dell’alcol, con una dipendenza in atto. Allo stesso modo ci sono farmaci, ad esempio le comuni benzodiazepine, farmaci per il trattamento dell’epilessia o per altri disturbi neurologici o psichiatrici (e non solo) che non possono essere interrotti bruscamente, se non mettendoti a rischio di situazioni molto gravi e, quando sono stati prescritti, originariamente, per curare una patologia, non vanno proprio interrotti, senza il parere di un medico.

Ma se la dipendenza è solo psicologica ? 

Da quando mi occupo di cura in questo settore, sento distinguere  la dipendenza fisica, da quella psicologica. In realtà si tratta di distinzioni che sono poco utili, ammesso che siano realistiche. Nella realtà, infatti, non non siamo scissi, tra mente e corpo. Per cui, se solo si approfondisce l’argomento, ci si rende conto che questa distinzione ha molta meno “consistenza” di quanto potrebbe sembrare, anche dal punto di vista della gravità della situazione. Se usi sostanze e ne sei diventato dipendente, il tuo equilibrio psico-fisico è cambiato. Se vuoi uscire dalla dipendenza, dovrai trovare un nuovo equilibrio.

Piuttosto potrebbe esserti utile capire se hai un disturbo da uso di sostanze, oppure no.  Un tempo si inquadrava la situazione delle persone secondo la classificazione uso / abuso / dipendenza, che è abbastanza immediata da comprendere. Oggi si tende, però, a non separare più  l’abuso dalla dipendenza, quanto a considerare un disturbo da uso di sostanze, misurato su un continuum da lieve a grave. Leggendo ciò che segue, capirai che questa nuova classificazione è più utile e più precisa.


Capire quale potrebbe essere la diagnosi

Avere un Disturbo da Uso di Sostanze, equivale ad avere una patologia da curare. Tecnicamente per farne diagnosi ci si riferisce ad un manuale (il DSM 5) che pone le seguenti condizioni per la diagnosi di un Disturbo da Uso di Sostanze (DUS): un disturbo da uso di sostanze lieve è suggerito dalla presenza di 2-3 sintomi, moderato da 4-5 sintomi e grave da 6 o più sintomi. 

  1. Tolleranza: fenomeno per il quale è necessario intensificare il comportamento di uso (ad esempio aumentando la quantità di droga da usare o la frequenza delle assunzioni) per raggiungere i medesimi effetti sull’organismo.
  2. Astinenza: essa si caratterizza per la presenza di sintomi emotivi o fisici che si manifestano quando il soggetto non può mettere in atto il comportamento di assunzione.
  3. Interruzione o riduzione delle attività sociali, lavorative o ricreative: l’uso di droghe e l’instaurarsi del disturbo provocano una serie di danni sul funzionamento della persona che fa uso (conflitti con le persone affettivamente importanti, problematiche lavorative, influenze sulla considerazione di sé, etc…) che aumentano per intensità, ledendo progressivamente il paziente.
  4. Tentativi infruttuosi di ridurre e controllare l’uso: è frequente che il paziente, prima di chiedere formalmente aiuto allo psicologo o ai servizi, abbia tentato da solo di ridurre l’uso o di “controllarlo”. Generalmente si osserva una fase in cui il paziente è fermamente convinto di poter da solo limitare le proprie condotte realizzando una modalità d’uso conciliabile (ma solo idealmente) con il resto della sua vita, dei suoi impegni e dei suoi doveri.
  5. Dispendio di tempo: quando il disturbo si instaura, o va instaurandosi, un criterio da guardare è quello del tempo che il paziente dedica alla ricerca, all’utilizzo o al riprendersi dagli effetti della sostanza. Tanto più la dipendenza è conclamata tanto maggiore sarà il tempo che alla sostanza è dedicato nel corso di una giornata, fino a divenire l’unica attività presente, nei casi più gravi.
  6. Perdita di controllo sull’uso: il comportamento patologico di uso della sostanza tende a verificarsi nonostante le conseguenze negative che ha evidentemente apportato nel corso del tempo e nonostante le consapevolezze della persona al riguardo (il comportamento di uso diviene “compulsivo”).
  7. Uso continuativo nonostante la consapevolezza che la droga rappresenti un problema: molti pazienti non si fermano nemmeno a fronte dell’insorgere di gravi rischi per la salute oppure davanti a nette crisi familiari.
  8. Uso ricorrente con incapacità ad adempiere i propri compiti: molti pazienti perdono il loro lavoro a causa delle assunzioni di droga, interrompono il corso degli studi, oppure divengono incapaci ad assolvere i loro compiti familiari o genitoriali.
  9. Uso in situazioni a rischio: nel corso del tempo la capacità di stimare il rischio associato alle assunzioni si riduce progressivamente, divenendo le assunzioni compulsive può accadere di sentirsi “costretti” a fare uso nonostante ci si debba mettere alla guida o si debbano svolgere compiti di precisione che non possono essere “razionalmente” conciliabili con lo stato di alterazione dato dalle sostanze.
  10. Uso ricorrente nonostante ciò determini problemi sociali o interpersonali: come precedentemente affermato l’uso di droga diviene saliente, anche a discapito delle proprie relazioni affettive.
  11. Craving: desiderio impellente della sostanza.

ATTENZIONE

Ora sai, più o meno, quale è la tua situazione. Dico “più o meno”, perché leggere i criteri diagnostici DSM5 e tentare di utilizzarli autonomamente, non può sostituire l’esperienza di clinici esperti di dipendenze che, per fare una diagnosi e decidere un percorso di cura, si basano, ovviamente, sulla conoscenza della persona, sulla valutazione di una serie di elementi complessi, eventualmente di test e di esami e, questo è molto importante, sulla esperienza. In ogni caso se l’auto-diagnosi che ti sei fatto, leggendo i criteri DSM5, supera il disturbo lieve (2 o 3 sintomi), sicuramente eviterei tentativi di auto-cura che, nella maggior parte dei casi, se va bene, saranno infruttuosi.

Ricordare  che superare l’astinenza non significa uscire da una tossicodipendenza

Su questa cosa “cadono” in molti. Forse la stessa ragione che ti ha spinto a leggere queste righe ha a che fare con la ricerca di informazioni per superare l’astinenza. Ma l’astinenza non è sempre presente in una situazione di Disturbo a Uso di Sostanze. Rileggendo i criteri DSM5 si può capire che anche in un disturbo grave, il sintomo astinenza, potrebbe non essere presente (alcune sostanze la provocano quasi “obbligatoriamente”, ma altre no). Nella mia esperienza, infatti, vedo che (fatte le precisazioni di cui ho già parlato), una importante difficoltà che dovrai affrontare non è smettere di usare una o più sostanze, ma cambiare lo stile di vita che è connesso con questo tipo di consumi. Se, infatti, ci fai caso, attorno all’uso di sostanze il tuo stile di vita è cambiato. Per alcuni il cambiamento è avvenuto lentamente, per altri è più veloce. Qualcuno ti avrà anche detto che tu stesso sei cambiato. E’ proprio così e, se ci pensi bene, difficilmente non sei cambiato in meglio, altrimenti non saresti qui a chiederti come fare a uscirne. Ma se lo stile di vita non cambia, eventualmente puoi riuscire ad interrompere l’uso di sostanze ma …la dipendenza rimarrà irrisolta e si manifesterà nuovamente con una “ricaduta”, oppure con uno spostamento su un’altra sostanza o su un’altra forma di dipendenza, altrettanto patologica.

Devi tenere presente che superare un Disturbo da Uso di Sostanze richiede di:

  1. decidere di uscirne
  2. pianificare come e quando arrivare alla interruzione dell’uso di sostanze, anche eliminando eventuali fattori scatenanti del consumo o, comunque, disturbanti che sono presenti nel tuo ambiente e/o nei luoghi e nelle persone che frequenti abitualmente
  3. affrontare gli effetti dell’astinenza o comunque collegati al nuovo equilibrio psico-fisico che devi raggiungere nel tempo
  4. studiare una strategia per evitare le ricadute che deve essere compresa nella scelta di un nuovo stile di vita (non più legato alla sostanza)
  5. fare particolare attenzione alle ricadute (passata l’astinenza, gli stessi quantitativi di sostanza usati precedentemente, potrebbero provocare una overdose)
  6. avere un riferimento sicuro, nel caso le cose non vadano bene (per evitare di ritornare al punto di partenza)

Concludendo 

Eviterei accuratamente i percorsi di autocura trovati con un motore di ricerca, o letti da qualunque parte. Qui si tratta di percorsi che vanno tagliati sulla tua misura, come un abito di sartoria. Mi preparerei non solo alla cura, in senso stretto, ma anche alla necessità di cambiare stile di vita, individuando nuove attività da intraprendere che possano essere interessanti ed impegnative. Può essere utile, ad esempio, abbracciare (in base alle proprie possibilità) una disciplina sportiva, con metodo. Tra l’altro l’attivazione e la “fatica” legati allo sport, aiutano a recuperare più velocemente l’equilibro psicofisico, diminuiscono l’ansia e molte di quelle condizioni spiacevoli che sono collegate alla mancanza delle sostanze abitualmente assunte.

In ogni caso, per tutte le ragioni che ho detto, non tenterei di uscire da una dipendenza, senza l’aiuto di persone esperte. Per persone esperte, intendo almeno, un medico ed uno psicologo che abbiano una buona conoscenza di questo ambito di cura e che, possibilmente, lavorino assieme o collegati tra loro. D’altra parte, se ti si guasta seriamente  il televisore, l’auto o la moto o la caldaia ecc. e non sei un tecnico del settore, difficilmente tenti il fai da te. Se intraprendi una attività sportiva, seriamente, ti serve un  trainer. Rivolgersi a consulenti esperti è anche un modo di volersi bene ed avere successo per ciò che si vuole fare: perché, dunque, non cercare aiuto in questo caso?  Si tratta di recuperare, tra l’altro, una serie di emozioni e di piaceri che, con ogni probabilità, pensavi, all’inizio, potessero essere potenziati ed, in realtà, sono stati soffocati. Se ben progettata l’uscita da un Disturbo da Uso di Sostanze, può essere un percorso impegnativo ma anche entusiasmante.

Il Servizio Sanitario fornisce (con i SERD – Servizi Dipendenze) un supporto di cura multidisciplinare, qualificato  e gratuito, ma esistono anche Centri privati che lavorano bene. L’importante è avere buone referenze. Purtroppo bisogna fare attenzione per evitare c’è chi si improvvisa terapeuta, senza una adeguata esperienza oppure chi propone soluzioni rapide, “magiche” e costose, magari collegate a viaggi della speranza in centri di cura all’estero, che lasciano il tempo che trovano.

E se hai  già tentato un percorso che non ha avuto un buon esito, non è proprio il caso di arrendersi.

Riccardo C. Gatti