Scrive “La Nazione” di Firenze:
“Una joint venture tra mala albanese, ndrine calabresi, sacra corona unita foggiana, ha fatto arrivare nel porto di Livorno tonnellate di cocaina nascosta nei carichi di banane provenienti dall’Ecuador. Poi, apposite squadre specializzate, “esfiltravano“ i panetti dai nascondigli. E a quel punto la polvere bianca era pronta a inondare le piazze più proficue. E Firenze tra queste, dove alcuni esponenti del sodalizio criminale, soprattutto albanesi, si erano stabiliti e avevano cominciato ad investire in B&B e strutture ricettive, attratti dal grande business del turismo nella città d’arte. Dove porterà l’indagine della Dda di Firenze, è ancora presto per dirlo. Ma intanto, l’attività delegata alla guardia di finanza di Pisa accende ancora una volta i riflettori sul destino di quell’oceano di denaro sporco frutto del mercato internazionale della droga”.
Questa notizia è un buon esempio per capire come, con il traffico di droga, le organizzazioni criminali si impadroniscano di tutto: in questo specifico caso si tratta di attività legate al turismo.
È solo di un esempio, riguardante eventi circoscritti e limitati, ma, la strategia generale é questa: investire contemporaneamente sull’illecito e sul lecito.
I carichi di tonnellate di cocaina che arrivano continuamente in Europa sostengono ampiamente questa funzione. Rispetto ad altre zone del mondo, gli europei hanno un livello economico relativamente alto che si unisce ad una situazione generale di indipendenza e libertà, collegata a sistemi di governo democratico. Impadronirsi silenziosamente delle attività commerciali e produttive e della possibilità di dare o meno lavoro all’interno di queste attività, attraverso il flusso continuo di danaro che esce dalle tasche dei cittadini europei, é un modo silenzioso per togliere loro risorse economiche e libertà: per soggiogarli.
Riceveranno, in cambio, la sostanza giusta per non pensarci, per sentirsi più di ciò che sono dopo una sniffata e una parziale redistribuzione della ricchezza. I giovani in situazioni marginali e meno dotati di risorse economiche, anziché lottare per un cambiamento, verranno sottomessi con il crack o con altre sostanze low cost. I più capaci verranno impiegati nella manovalanza di settore e nello spaccio, contribuendo comunque al trasferimento di risorse dalla società civile alla criminalità. Questo, almeno, sino a quando ci saranno risorse dei cittadini europei da prosciugare.
É un meccanismo di sottomissione da comprendere bene, perché a lungo non è stato capito anche in sedi internazionali o di governo di diversi Paesi. Grazie al duplice investimento illecito e lecito, il problema non riguarda, infatti, solo chi acquista droga, ma chiunque.
Gli equilibri dei mercati a cui tutti ci rivolgiamo e gli equilibri finanziari, ad esempio, sono facilmente alterabili da parte di chi, dotato di un flusso continuo e praticamente illimitato di danaro da riciclare, può impadronirsi dei punti chiave di intere filiere produttive, permettersi investimenti che altri non possono sostenere e influenzare direttamente o indirettamente la concorrenza, l’informazione e le scelte, anche di tipo politico, in settori diversi.
In pratica, attraverso la cocaina ed altre droghe, stiamo tutti pagando una sorta di tassa che serve a potenziare una società criminale parallela alla società civile. Il risultato è che la prima ha sempre più risorse a scapito della seconda.
Sarebbe interessante capire se già oggi, nel nostro Paese, il PIL complessivo, derivante da azioni illecite (il traffico di droga è tra le più importanti) non superi quello derivante da attività lecite, ammesso che si sappia come computare il PIL di attività lecite, sostenute da fondi provenienti da attività criminali.
Per chi si occupa di economia o di criminalità, sto dicendo cose non nuove, ma osservo che, parlando di droga, spesso si lanciano allarmi su questa o quella sostanza, oppure su specifiche condizioni di marginalità o sicurezza. Così, l‘attenzione del pubblico si concentra su altro, sviata verso il singolo fatto di cronaca o dall’intervento nella singola piazza di spaccio, chiudendo fuori dalla porta di casa ogni altra preoccupazione.
Nel frattempo, però, il potere delle organizzazioni criminali aumenta progressivamente e sarebbe davvero interessante capire a che punto siamo, in questo percorso. Il rischio è che, gradualmente, ci si rassegni alla sottomissione in una specie di percorso “naturale” in cui libertà, democrazia e partecipazione alla costruzione del presente e del futuro, diventano concetti astratti, spendibili al massimo in un comizio o in un talk per suscitare un effimero consenso, ma non nella vita reale.
Riccardo C. Gatti
La droga è anche tutto questo.