17 giugno 1971, il presidente degli Stati Uniti, Nixon, dichiara l’abuso di droga “nemico pubblico numero uno”. “Per combattere e sconfiggere questo nemico”, afferma, “è necessario intraprendere una nuova offensiva totale”. Iniziò la “guerra alla droga” e, gradualmente, molti Paesi occidentali aderirono a questa guerra, declinandola a modo loro.
Venne costruita una linea del fronte, per dividere il buono dal cattivo e, cioè, il lecito dall’illecito.
Il 14 giugno, però, nella GIORNATA NAZIONALE SUI PROBLEMI LEGATI ALL’ALCOL, abbiamo ricordato o scoperto che l’alcol rappresenta in Europa il secondo fattore di rischio di malattia e morte prematura o evitabile, dopo il tabacco. Questo spezza la linea del fronte. Facciamo, dunque (ancora!), guerra alla droga per essere uccisi dal fuoco amico?
Se cerchiamo rassicurazioni e orientamento in un aforisma attribuito a Carl Jung, le troviamo: “Ogni tipo di dipendenza è cattiva, non importa se il narcotico è l’alcol o la morfina o l’idealismo”. Ma poi l’occhio cade sulle notizie. In tutta Italia più di un Sindaco ricorre ad ordinanze per limitare la vendita di alcolici. Segno che la situazione va peggiorando.
Le chiusure, con una pandemia che sembra in una fase di tregua, si allentano e, subito, c’è chi trova, anche con l’alcol, un diverso modo per farsi e fare del male. Poco a che fare con la dipendenza, citata da Jung, ma con l’aggregazione, il divertimento ed il piacere. Poi le cose degenerano. La soluzione commerciale-teorica è semplice: “bevi responsabilmente!”. Ma è proprio così? E quei ragazzini raccolti dalle ambulanze in strada, da chi hanno imparato? Sono loro gli “irresponsabili”? E chi si schianta in auto perché sottovaluta l’assunzione di alcolici prima di guidare? Effetti collaterali e indesiderati di un mercato che deve produrre PIL? È più importante difendere il PIL o la salute? No, troppo complicato. Proprio come per il COVID vale tutto o quasi. A seconda di chi si vuole ascoltare si può ottenere la risposta che piace di più.
Maledette quelle giornate che spingono a pensare! Il mio è un appello: “aboliamole”!
Adesso l’alcol e poi, il 26 giugno, altra giornata sulle droghe illecite: non bastava il COVID a risvegliare interrogativi sui nostri stili di vita e sui nostri “traffici” leciti o illeciti?
Facciamo un tweet, dichiariamoci pro o contro qualcosa o qualcuno e finiamola lì: abbiamo fin troppi falsi problemi, per occuparci seriamente anche di quelli veri!
Poi, così, in margine, in modo sussurrato, per non disturbare nessuno, porto anche una buona notizia. Ci sono servizi pubblici, organizzazioni non profit e gruppi di volontariato ed auto aiuto che, in caso di problemi con l’alcol (e con le altre droghe), possono aiutare a capire e, nel caso, curare. Esistono perché l’alcol, così come altre droghe, può dare problemi gravi: il primo, tra questi, è che, chi li ha, tende ad accorgersene tardi. Quindi, proprio perché si vive una volta sola, analizziamo la nostra situazione. C’è anche solo il dubbio che ci sia un problema? Cerchiamo di affrontarlo prima possibile, trovando consiglio e aiuto in chi, essendo qualificato per farlo, ce lo può dare.
Nel limite del possibile, invitiamo anche i nostri politici a recuperare azioni forse un po’ di vecchio stampo e vicine alle persone, magari rileggendo un pensiero di Don Milani: «Il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia». Anche in questo campo, è il momento di pensare e costruire un presente ed un futuro migliore, che poco abbia a che fare con le guerre e con l’avarizia.
Riccardo C. Gatti