(come i nuovi media creano bisogni, consumi, e non solo, anche a loro insaputa)

I nuovi media ci stanno condizionando la vita anche più di quanto siamo in grado di percepire. Sono nati nuovi “campi di battaglia” mediatici, dove ci si confronta, si raccolgono idee, opinioni, notizie, followers, cuoricini e, soprattutto, insulti anonimi. I luoghi di confronto e informazione più antichi si sono allineati a quelli nuovi, dove riesce a farsi ascoltare chi si rende più evidente anche in modo violento e questo, poco per volta, ha spostato la competizione su chi la spara più grossa.

Anche in tema di droghe è così. Chi lavora sulle notizie, ad esempio, deve far girare titoli “stupefacenti” e “intriganti” che richiamino click che portano, prima ancora che a un sito di informazione, ad un articolo o ad un video, per capire qualcosa di più sull’argomento, ad una serie di annunci pubblicitari che diventano un prezzo da pagare, per l’accesso alla conoscenza. E lo stile del titolo va conservato nella trattazione perché quanto più si resta sul sito quante più informazioni commerciali profilate ad hoc, arrivano a destinazione.

Accade così, ma è solo un esempio, che avviene un sequestro consistente di MDMA, sotto forma di pasticche chiamate BLUE PUNISHER. Si tratta di una preparazione che contiene un principio attivo maggiore dell’usuale (circa 5 volte). Quindi, assumendole, è più facile farsi del male e se, come spesso accade, questa sostanza è unita ad altre (alcol o altre droghe o farmaci) il rischio aumenta. Insomma, siamo di fronte ad una droga che normalmente può essere pericolosa: in questa preparazione, ancora di più. Questa è la notizia ma, nei titoli, e nelle trattazioni, la pasticca di BLUE PUNISHER diventa “la droga più pericolosa al mondo”, “la nuova droga tra le più potenti al mondo”, “la nuova super droga cinque volte più forte dell’ecstasy” “la droga sintetica più potente al mondo” ecc.

Bello, no? Ricorda altri titoli come: lo “smartphone più potente al mondo”, “la fotocamera digitale più potente al mondo”, “le auto più veloci al mondo”, “il centro commerciale più grande del mondo” ecc. Se, poi, cercando informazioni, si gira per articoli e siti internet, se non si annega in un mare di advertising, si scoprono contenuti tipo: “Secondo le autorità italiane, la nuova pillola blu potrebbe essere alla base di festini che prevedono rapporti sessuali dopo il consumo di stupefacenti”. Ma di che tipo di autorità si parla? Mistero ma, intanto, abbiamo associato colore e potenza della sostanza al sesso, con la conferma di una autorità e visto che la più tradizionale “pillola blu” rimane il Viagra. Questa è “la nuova pillola blu”! Ma non è necessariamente un sostitutivo: nel chemsex, ad esempio, si assumono più sostanze.

L’effetto di una sostanza, poi,  ha sempre a che fare anche con le aspettative e le speranze di chi la assume: per chi la vende, più sono alte e più alto è il valore. Chi ne é attratto bypasserà i termini come “devastante” o “micidiale” che, ormai, vengono appiccicati a qualunque droga e le dichiarazioni tipo “un concentrato dagli effetti dannosissimi: anche mezza compressa è ritenuta letale”, che poco si conciliano con il fatto che il “blue punisher” sia usato per fare sesso e non ci sia, almeno per ora, una strage in corso, di chi ne usa una dose intera. 

Insomma, tutti gli avvertimenti di pericolo diventano poco credibili e possono essere facilmente scotomizzati dal concetto che qualsiasi cosa è pericolosa, compresa la vita stessa e smussati da altre informazioni che spiegano come la sostanza sia meno pericolosa di altre (c’è sempre una sostanza più pericolosa da citare ad esempio per “giustificare” un consumo) e che sia usata, in alcuni casi, a scopo terapeutico.     

Così, partendo da una notizia come tante che raccontano di sequestri a spacciatori, ma ingigantita dalla novità e dalle iperboli sulla potenza della droga, e volendo approfondire, quello che rimane, dopo una lettura di diverse fonti non tecniche, e qualche ricerca su Google, assomiglia complessivamente ad una vera promozione o comunque a qualcosa che stimola la curiosità per il consumo, più che dissuaderlo.

Chi si occupa di comunicazione dovrebbe tenerne conto, sapendo che non basta buttare lì qualche “devastante” o “micidiale”, per equilibrare il tutto. Ma anche chi della comunicazione è un destinatario e un utente, dovrebbe tenere presente che la interconnessione ed i nuovi media sono evoluti tecnologicamente e si proiettano verso una nuova era, ma nascono, sono costruiti e prosperano nello sviluppo di concetti “antichi”, del secolo scorso, che hanno a che fare con il condizionamento di opinioni e bisogni per la generazione di consumi di massa, affinché si consumi di più, qualunque prodotto.  

Se questo è solo in parte evidente per i prodotti leciti, per quelli illeciti, l’evidenza è ancora minore e si fa veramente poco avvertibile, soprattutto quando si tratta di prodotti di cui non abbiamo alcuna necessità reale, e ci possono recare danno. E se da nuovi, li si vuole promuovere, …basta farseli sequestrare. 

L’importante è che il bisogno del consumo arrivi prima di ogni altra consapevolezza. In questo le nuove tecnologie ed i loro algoritmi, sono il supporto ideale per indurre questo gap, tra persone che comunicano, senza aver ancora rielaborato, sebbene in modo nuovo, l’antico significato di saper leggere, scrivere e far di conto. Nessuno ha avuto modo e tempo di insegnarlo e in pochi sembrano preoccupati che la nostra cultura sia sempre meno adeguata ai tempi, con conseguenze (queste si) che potrebbero essere davvero devastanti.  Basterebbe guardarsi intorno: già si intravedono.

Riccardo C. Gatti