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Allerta fentanil: la situazione 

Anche l’Europa è in allerta per la possibile distribuzione di fentanil di produzione clandestina nel mercato dello spaccio. A lanciare l’allarme è stata la Commissaria europea agli Affari Interni Ylva Johansson, dopo aver incontrato, a Bruxelles, i ministri dell’Interno di 14 Paesi dell’America Latina (notizia del 3/10/2023). Il fentanyl, o fentanil, è un oppioide sintetico che da anni fa strage oltreoceano. Come riporta Adnkronos, solo nel 2022, negli Usa, si sono registrati oltre 110 mila decessi per overdose, il 66% dei quali causati da oppioidi sintetici. Nell’intera guerra del Vietnam hanno perso la vita 58.220 americani. Questo dato, spiega, da solo, l’entità del problema. La diffusione del fentanil di produzione clandestina (e di altri oppiacei sintetici ad alta potenza, derivati o simili) è stata, sino ad ora, considerata soprattutto come una questione nord americana (USA e Canada), con risvolti allarmanti (ed accuse reciproche tra USA e Cina, produttrice dei precursori), anche rispetto al significato di questa diffusione. Situazioni come quella dell’Estonia, più vicina a noi e dove, pare in carenza di eroina, si è diffuso il fentanil, non sono diventate, ad oggi, un segnale di allarme per l’Europa. Ylva Johansson, ha sottolineato che il fentanil clandestino (il fentanil, come farmaco, è normalmente usato in medicina, ad esempio nella terapia del dolore) attualmente è presente in Europa “su scala molto ridotta”, e “viene prodotto qui” (Fonte Adnkronos). Ma lanciare un’allerta, proprio dopo l’incontro con i Ministri dell’Interno della America Latina, non è casuale.  

Nel 2022, il gruppo di narcotrafficanti conosciuto come Primeiro Comando da Capital (Pcc) del Brasile, ha fatto pervenire in Europa circa 60 tonnellate di cocaina, ottenendo un guadagno stimato di oltre due miliardi di euro, secondo quanto reso noto dalla Procura di San Paolo. Questa organizzazione criminale controlla completamente, in Brasile, il traffico di cocaina proveniente dalla Bolivia e dalla Colombia, attraverso il porto di Santos, il più grande dell’America meridionale. Le indagini della Procura hanno rivelato che negli ultimi anni il Pcc ha stretto accordi con la ‘Ndrangheta italiana e vari cartelli colombiani. “Inoltre, è emerso di recente che il potente cartello messicano di Sinaloa, si è interessato ad una partnership con il Pcc. (fonte Antimafia 2000). Proprio i cartelli messicani, hanno organizzato la distribuzione in nord america di droghe diverse (es. cocaina, eroina, metamfetamina) già addizionate di fentanil, e di farmaci contraffatti, a base di fentanil, contribuendo alla strage per overdose in corso. La sostanza è stata, quindi, di fatto “imposta”, ai consumatori di droghe diverse, che non portavano alcuna domanda di fentanil, in quanto tale. La diffusione è stata favorita anche dalla presenza di un sostenuto numero di persone dipendenti da oppiacei, parte delle quali, indotte alla dipendenza, da prescrizioni facili, e non di rado, inappropriate, di farmaci oppiacei per la terapia del dolore.    

Secondo la DEA e gli esperti del settore, la Ndrangheta italiana potrebbe approfittare della logistica che usa già nei porti brasiliani, per trasportare la cocaina in Europa, per movimentare anche fentanil: questa sostanza occupa meno spazio nei containers, può essere occultata con maggiore facilità ed è molto redditizia. Ciò vale, ovviamente, per tutta una serie di oppiacei derivati o di simile potenza. In Brasile, secondo quanto riportato dalla stampa locale, il Primo Comando della Capitale (PCC), avrebbe già iniziato a creare laboratori ad hoc con l’aiuto del cartello messicano di Sinaloa (Fonte Vita.it). Già ci sono segnali  in proposito: in alcune zone del Brasile, infatti, è stato diffuso il fentanil, nel mercato dello spaccio. Se sia una sorta di test, oppure l’inizio di una “conversione” del mercato interno verso mix di sostanze, tra cui il fentanil, è da scoprire. Sembra che il tutto sia iniziato a febbraio, con il carnevale che, in Brasile, richiama un numero enorme di persone. Il Centro di informazione e assistenza tossicologica (CIATox), della Facoltà di Scienze Mediche (FCM) dell’Università Statale di Campinas (Unicamp), nel mese di aprile 2023, ha emesso, un’allerta, spiegando di aver rilevato la presenza di fentanil in pazienti che avevano fatto uso di droghe come K2 (cannabinoide sintetico, miscelato a foglie e fiori), ma anche LSD e cocaina. Si trattava di persone che non sapevano di aver assunto anche fentanil: stessa “tecnica” usata per imporre la sostanza ai consumatori del Nord America.

C’è chi pensa che accordi, trattative USA – Cina, pressioni sul Governo Messicano ed azioni dirette di contrasto del traffico, da parte degli USA, stiano rendendo più “conveniente” o, forse, più “opportuno”, per i Cartelli messicani, orientarsi maggiormente, per i loro traffici, verso il Sud America, anche come hub per l’Europa. 

D’altra parte, diversi equilibri mondiali stanno cambiando e, i traffici internazionali di droghe, per una serie di ragioni che solo in parte hanno a che fare con gli effetti delle sostanze e la domanda della clientela, sono, da sempre, correlati con questi equilibri. Se dovesse essere diffuso in Europa e nel nostro Paese il fentanil (o qualche suo analogo o derivato), potrebbe non solo sostituire l’eroina ma essere miscelato, come già nel Nord America, alla cocaina o ad altre sostanze. Secondo un articolo dell’Irish Examiner del 4 settembre 2023, le reti criminali irlandesi si sono già “recate con altre bande europee in Sud America per discutere la fornitura del fentanil, nei mercati irlandese ed europeo”. 

Quindi, l’allerta della Commissaria europea agli Affari Interni è giustificata, già analizzando e mettendo in relazione una serie di informazioni da fonti aperte, che evidenziano concreti segnali di pericolo: suppongo che gli Organi di Governo europeo, possiedano ulteriori informazioni, ancor più precise. 

Se le organizzazioni criminali concretizzassero la decisione di utilizzare le stesse vie, usate per la cocaina, al fine di invadere l’Europa con fentanil, eventualmente addizionato alla cocaina o ad altre sostanze, potrebbero farlo in modo massiccio ed in tempi molto brevi. Un interessante interrogativo potrebbe essere, non tanto se lo faranno, ma perché non l’abbiano ancora fatto. Cioè, perchè nel Nord America si e in Europa no (o non ancora, almeno in modo consistente). 

Non penso ci siano problemi di produzione (che potrebbe essere, in parte, anche locale, veicolando qui i precursori necessari) e nemmeno di risposta dei consumatori, ai quali, verrebbe in pratica, imposto, con la stessa formula di mix di sostanze, come in Nord America. Penso, piuttosto, che l’immissione in commercio dei cocktail contenenti fentanil, già pronti, genererebbe un cambiamento degli equilibri nel mercato interno dei diversi Paesi coinvolti, che richiede la formulazione di nuovi accordi, ed equilibri, tra le diverse organizzazioni, dedite alla distribuzione ed al controllo dello spaccio al minuto. Una operazione che richiede tempo, anche perché, almeno per quanto riguarda la cocaina, il mercato della droga, in Europa, sta funzionando molto bene, per quanto riguarda il low cost, sta puntando con successo sul crack e pare in continua espansione. Forse per questo, una certa prudenza da parte dei trafficanti locali, che traggono enormi guadagni proprio dalla cocaina, è d’obbligo. Se per chi investe in cocaina, il ritorno commerciale è più che buono ed in crescita, perché modificare il prodotto o distribuire sul mercato nuovi prodotti, in grado di fidelizzare diversamente i clienti? L’importazione di grandi quantità di cocaina base in Europa, per la lavorazione, già permetterebbe di mettere a disposizione più prodotti  fumabili, realizzati a partire dai lavorazioni intermedie del processo di produzione della cocaina: pasta di coca e base di cocaina. In Sud America, ad esempio, sono disponibili per i consumatori e venduti con nomi diversi come “basuco”, “paco”, “PBC” ed anche “crack”, che, in Brasile, è fabbricato con pasta di coca o base di cocaina ed è quindi diverso dal prodotto chiamato “crack” in Europa, che è composto da cocaina cloridrato (UNODC, 2021e). Se da noi non sono molto diffusi altri derivati, dal processo di produzione della cocaina, una ragione ci deve pur essere e il non “confondere” un mercato in crescita, potrebbe essere una buona ragione. 

D’altra parte, avendo l’Afghanistan diminuito in modo massiccio la produzione di papavero da oppio, salvo diverse soluzioni, presto avremo una carenza di eroina su un mercato che, comunque, sebbene meno della cocaina, la richiede in modo costante e stabile. Forse questa potrebbe essere la via di accesso iniziale per il fentanil, che è un oppiaceo. Potrebbe essere usato per l’integrazione o la sostituzione dell’eroina. Faccio notare che, in questo momento, in Italia, l’eroina è, di solito, una droga low cost (e con basso principio attivo). Chi conosce l’argomento mi dice anche che, in certe aree di spaccio, un grammo di eroina si vende a 14 euro, un grammo di hashish a 10 euro. Se il prezzo dell’eroina scendesse, anche di poco, e quello della cannabis salisse (o se la cannabis diventasse meno facilmente reperibile), non sarebbe complicato fidelizzare anche nuovi clienti al mercato dell’eroina o a mix di eroina + fentanil o all’uso del solo fentanil, nelle sue possibili diverse preparazioni. In fondo i consumatori di cannabis delle generazioni più giovani, non hanno esperienza o ricordi di ciò che ha rappresentato l’eroina nel nostro Paese, anni fa. 

Se si inizia a consumare fentanil, a scopo non terapeutico, è molto probabile che si instauri rapidamente una forte dipendenza: nulla di meglio per chi vuole fidelizzare la clientela. In passato è già successo che il mercato condizionasse le scelte dei consumatori lavorando sui prezzi e sulla disponibilità o meno di prodotti diversi. Certamente si verificherebbe un numero crescente di overdosi, anche mortali.  L’esperienza Nord Americana insegna, però, che il mercato non sembra preoccuparsi della morte di una parte dei clienti perché, evidentemente, vengono rimpiazzati da nuovi clienti, ed i profitti non calano.     

Pensare di arginare un’eventuale diffusione di fentanil, solo mediante la repressione del traffico, rimane pura utopia, così come aumentare le sanzioni per il possesso o il consumo di droga, visto che ci sono anche Stati nel Nord America che hanno addirittura tentato strade di depenalizzazione, per ridurre le conseguenze del fenomeno.  Sarà, quindi, meglio arrivare preparati, almeno dal punto di vista sanitario e sociosanitario, ad una situazione che potrebbe diventare simile a quella USA o del Canada, senza sperare, come abbiamo già fatto in passato, sbagliando, che la nostra diversa cultura ed organizzazione sociale, sia magicamente protettiva. Purtroppo dobbiamo tenere conto anche che l’Ue, in tema di salute e sanità non ha, né una competenza esclusiva, né una competenza concorrente, con gli Stati membri. Le competenze in materia sanitaria appartengono, infatti, agli Stati membri. Quindi, in un certo senso, potremmo essere da soli a farci carico dei nostri problemi e dei relativi costi, individuali e sociali.    

Riccardo C. Gatti 

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