Tutto il Nord America sta affrontando una situazione drammatica che riguarda le overdosi mortali. Le ragioni sono tante e, in parte, difficili da spiegare e da comprendere, ma, di fatto, ogni anno, decine di migliaia di persone muoiono (attualmente attorno ad 80.000) per overdosi da oppiacei, anche per la presenza, tra le sostanze assunte, di fentanil e derivati ad alta potenza. I tentativi per trovare un rimedio a questa situazione, sino ad ora. non sono andati a buon fine.
Le notizie riguardanti sperimentazioni di vaccini per gli oppiacei che potrebbero prevenire le overdosi e la dipendenza, sono, pertanto, buone notizie. Ma, questi vaccini, funzioneranno realmente per lo scopo che viene dichiarato dai media? Potrebbero, cioè, risolvere o arginare in modo consistente la situazione drammatica che sta attraversando il Nord America e che, prossimamente potrebbe riguardare anche l’Europa?
Teniamo presente che siamo di fornte ad una situazione non usuale. Salvo alcune situazioni particolari, ad esempio, terapie oncologiche particolarmente avanzate, normalmente ci si vaccina per prevenire una malattia o almeno per ridurne le conseguenze. Teoricamente si potrebbero, anche in questo caso, vaccinare preventivamente persone, senza problemi di droga, per impedire che diventino dipendenti dagli oppiacei. La caratteristica di questa vaccinazione, sarebbe infatti, quella di impedirne l’effetto. Ma questa possibilità teorica mi sembra abbastanza “improbabile”, anche perchè non esiste alcun criterio di screening, per selezionare le persone a rischio per questo specifico tipo di dipendenza e, l’assunzione di una droga, non è, di per sé, una patologia.
Un vaccino potrebbe, invece, essere utile per prevenire ricadute nell’uso di oppiacei per chi ne è diventato dipendente e segue un programma di cura. Tra l’altro l’overdose, dopo una disassuefazione, è un rischio reale. La persona diventa più sensibile alla sostanza ed una ricaduta nel consumo, ai dosaggi usuali, può essere fatale. Ma, qui, stiamo parlando di una popolazione selezionata, che entra in un programma di cura ed è disponibile a farsi seguire nel tempo, in un modo alternativo a quello che prevede l’uso prolungato di farmaci agonisti o agonisti/antagonisti degli oppiacei (per cui, ora, si stanno proponendo anche preparazioni long-acting). Molte persone che usano droghe, non hanno alcuna intenzione di mettersi in cura, per prevenire una possibile dipendenza o una overdose incidentale.
Bisogna anche capire bene il meccanismo di azione di un vaccino. Se fosse troppo selettivo, perchè indirizzato specificamente ad una singola sostanza, come il Fentanil, potrebbe essere relativamente inutile: basterebbe shiftare ad un diverso oppiaceo. Se fosse efficace su tutti gli oppiacei, “disattivandoli”, potrebbe creare qualche problema. I recettori che queste sostanze hanno diverse funzioni. I farmaci oppioidi (e gli oppiacei in generale), infatti, potenziano l’effetto analgesico degli oppioidi endogeni, mimandone l’azione inibendo gli stimoli dolorosi, modulando le funzioni gastro-intestinali, endocrine e quelle del sistema autonomo orto e parasimpatico e regolando la sfera emotiva e cognitiva. Il blocco completo del funzionamento del sistema oppioide, non mi sembra, quindi, attuabile e, ovviamente, chi sta percorrendo il percorso sperimentale per la produzione di questo tipo di vaccino, ne ha senz’altro tenuto conto.
In ogni caso, se anche fosse prodotto un vaccino ideale, in grado di inibire l’effetto di qualunque sostanza oppiacea, introdotta dall’esterno nel nostro organismo, lasciando funzionare regolarmente il nostro sistema endogeno, una persona con una dipendenza non risolta o, semplicemente, alla ricerca di un certo tipo di alterazione, potrebbe trovare effetti analoghi a quelli che cerca, in altre sostanze o in mix di sostanze, diverse dagli oppiacei. Non sarebbero necessariamente migliori o peggiori, dal punto di vista delle ricadute sulla salute. Inoltre, gli oppioidi, potrebbero essere utili per una cura eventuale (es. terapia del dolore). Che fare nel caso in cui diventino necessari, in una persona vaccinata?
Senza entrare in risvolti che hanno a che fare con altre situazioni (tipo vaccinazioni obbligatorie di massa), quindi, è pensabile che i vaccini “contro le droghe” e, in questo caso, contro gli oppiacei, possano essere utilizzabili utilmente in alcuni percorsi terapeutico-riabilitativi, come ausilio a persone a rischio di ricaduta, che decidono di abbandonare completamente l’uso di oppiacei ed anche di eventuali farmaci “sostitutivi”. Questo, però, ribadisco, all’interno di programmi di cura, dove il vaccino diventa un aiuto temporaneo, per raggiungere obiettivi determinati, diminuendo il rischio di “deragliamenti” compulsivi, dal percorso intrapreso.
Ciò, tenendo sempre presente che un vaccino può inibire l’effetto di una sostanza, ma non cura uno stato di dipendenza e, tantomeno, risolve le ragioni che ne hanno determinato l’insorgenza. Quindi, potrà essere un utile strumento terapeutico, per pazienti selezionati: niente di meno, ma niente di più.
Riccardo C. Gatti
Altre letture interessanti:
Quello strano caso del Fentanil
USA: Uno strano mercato della droga