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7 gennaio 2023, Jan Hoffmann, sul New York Times, parlando di una persona ormai distrutta dalla droga, scrive: “Nel suo quartiere in rovina di Filadelfia, e sempre più nelle zone calde della droga in tutto il paese, un tranquillante per animali chiamato xilazina – noto con nomi di strada come “tranq”, “tranq dope” e “droga zombie” – viene usato per tagliare il fentanil illecito, rendendo il suo impatto ancora più devastante. La xilazina provoca ferite che  si manifestano con un tessuto morto squamoso chiamato escara; non trattati, possono portare all’amputazione. Induce uno stupore di blackout per ore, rendendo gli utenti vulnerabili a stupri e rapine. Quando le persone si riprendono, lo sballo del fentanil è svanito da tempo e ne desiderano immediatamente di più. Poiché la xilazina è un sedativo e non un oppioide, resiste ai trattamenti standard per l’inversione dell’overdose da oppioidi”.

Alcune considerazioni.

Per quanto riguarda le droghe, gli USA sono in una situazione veramente drammatica. Ogni anno muoiono, per overdose, più di centomila persone. Sono solo la punta di un iceberg di persone tossicodipendenti che vedono la loro vita distruggersi. Spesso, nelle overdose, è coinvolto il fentanil (o qualche suo derivato). Si tratta di un oppiaceo molto potente che viene prodotto anche clandestinamente. Sul mercato clandestino si trova mescolato con altre sostanze, comprese altre droghe  (es. cocaina, eroina, metamfetamina ecc.). Chi lo compra, non sa mai quanto ne è contenuto nella singola dose che assume e i derivati del fentanil, possono avere potenze diverse tra loro.  Il rischio di overdose è, quindi, molto alto. 

Già in passato ho scritto di  “Quello strano caso del fentanil”. Originariamente un farmaco per la terapia del dolore, il fentanil è comparso nel mercato USA dello spaccio, per scelta dei trafficanti, più che per una domanda interna, ed ha iniziato a diffondersi e ad uccidere, sempre di più. Il fentanil non solo è molto potente negli effetti ma anche poco costoso da produrre e genera guadagni altissimi, superiori a quello di altre droghe. 

Mi pongo tuttavia alcune domande. 

Il fentanil, assieme ai suoi derivati, di produzione clandestina, si è diffuso in tutti gli Stati Uniti. Ora, la stessa cosa sta avvenendo con la xilazina la cui esposizione continua ad aumentare, principalmente perchè viene addizionata agli oppioidi illeciti. Ad esempio, secondo il NYT,  “a New York City, la xilazina è stata trovata nel 25% dei campioni di droga, anche se i funzionari sanitari affermano che la saturazione effettiva è certamente maggiore”. Il fentanil ed i suoi derivati stavano già provocando una strage che si cercava, in parte, di contenere anche mettendo a disposizione antidoti per le overdose da oppiacei. Se è corretto quanto leggo, mi chiedo cosa abbia guidato  il mercato clandestino nella scelta di addizionare al fentanil una sostanza che crea ulteriori danni gravi e, soprattutto,  per cui gli antidoti della overdose da oppiacei non funzionano. 

Capirei l’errore di singoli spacciatori poco accorti, che, in proprio, tagliano la droga a disposizione, per garantirsi un ulteriore profitto, con una sostanza sbagliata. Ma una distribuzione di sostanze che attraversa un territorio così ampio, come gli Stati Uniti, non può essere legata al singolo spacciatore o al singolo “capo area”: implica una decisione da parte di organizzazioni criminali che hanno piena possibilità di pesare l’impatto delle loro azioni e di valutare bene cosa immettere sul mercato. Se l’unico obiettivo è realmente il profitto, per quale motivo, preparare, distribuire e mettere in vendita composti in grado di uccidere un numero così consistente di clienti, oppure di renderli, comunque, gravemente invalidi? Perché distribuire, tra tante possibili, sostanze così poco gestibili dal cliente come fentanil e derivati e come la xilazina, addirittura mischiandole tra loro? 

Per il mercato,  un cliente morto è un cliente perso. Un cliente invalido o gravemente malato, più difficilmente riesce a trovare risorse per pagarsi la droga. Perdere un milione di clienti, già fidelizzati, sebbene in dieci anni, per scelte sbagliate, dovrebbe preoccupare qualsiasi organizzazione commerciale. Inoltre, se questa situazione che si è delineata negli USA è, nonostante tutto, così redditizia, per chi vende droghe, perché non viene riprodotta, tale e quale, anche da noi? E’ solo una questione di tempo o bisogna cambiare la chiave di lettura di questi scenari? 

La visione puramente commerciale dei mercati della droga, sempre più globalizzati, indirizzati al solo profitto, ed all’incontro spontaneo (?!) tra domanda ed offerta, può far perdere di vista che la diffusione di droghe è stata storicamente utilizzata anche come fattore di destabilizzazione di interi Paesi o di singole comunità. Inoltre, quando il numero dei decessi e dei danni conseguenti all’uso è alto, finisce, di fatto, per avere un impatto simile ad una guerra; emotivamente può colpire come una serie di azioni terroristiche e, talvolta, potrebbe avere un significato analogo.  

Non sarà questo il caso, ed azzardare simili interpretazioni dei fenomeni in corso negli USA, a distanza e senza elementi certi, rischia di sconfinare in un inutile “complottismo”. Mi chiedo, tuttavia, se non sia opportuno, almeno come ipotesi, tenere maggiormente conto della possibilità che determinate droghe, possano essere ampiamente distribuite e proposte (o meglio, di fatto imposte) ai consumatori, anche per ragioni e finalità differenti da quelle a cui normalmente pensiamo. 

Riccardo C. Gatti 

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