punto domandaA volte sono i segnali apparentemente piccoli a dare indicazioni rispetto ad importanti evoluzioni future. Spesso si tratta di segnali non deboli intrinsecamente. Piuttosto si tratta di segnali chiari che non sono letti perché coperti da un rumore di fondo intenso che porta a pensare ad altro. I Servizi Tossicodipendenze (Ser.T.), ad esempio, avranno un futuro? Mettendo da parte le profezie che arrivano da civiltà più o meno lontane che ci ricordano che nessuno avrà un futuro perché il mondo finirà quest’anno, esistono dei segnali che ci possono parlare del futuro di questi Servizi pubblici?

Esistono. Peccato che molti nemmeno li conoscono o, se li conoscono, li ignorano anche se definiscono il posizionamento dei Ser.T. all’interno dei sistemi di cura. Parte di questi segnali si chiamano L.E.A., Livelli Essenziali di Assistenza. Definiscono cosa deve essere garantito dal Servizio Sanitario. E’ ovvio che in periodi di vacche magre (e questo è il nostro futuro più generale) ciò che è essenziale verrà garantito, il resto è difficile pensare che possa avere molta fortuna.
Cosa dicono i L.E.A. per il nostro settore? Garantiscono la cura delle tossico e delle alcoldipendenze.  Nient’altro.
Un altro segnale è la definizione della tipologia generale della prestazione. La cura delle tossico-alcoldipendenze  oggi è considerata “di base” e non specialistica tanto è vero che, come per il medico di famiglia, al Ser.T. si accede direttamente e non si pagano compartecipazioni alla spesa (Ticket).

Fin qui apparentemente tutto torna, infatti la maggior parte dei pazienti dei Ser.T. sono tossicodipendenti o alcoldipendenti e, cioè, persone che hanno una dipendenza da sostanze.
Noto tuttavia che, qualcuno, ha cominciato a chiamare i Ser.T. … Ser.D. (Servizi Dipendenze). Eliminando “Tossico” ha lasciando intendere che non esiste solo la dipendenza da sostanze. Alcuni Servizi Pubblici, infatti, si prendono cura anche di giocatori d’azzardo patologici, di shopper compulsivi, di dipendenti da tecnologie, insomma di persone che hanno una “addiction” che non ha a che fare con droghe o alcol.
Facendo questo rivelano una attenzione realistica alla situazione generale ed ai bisogni di cura, esprimono propensione all’esistenza di un settore clinico più ampio ma … producono anche un potenziale “danno erariale” (visto che lo Stato non ha previsto questo tipo di intervento nel Livelli Minimi di Assistenza) quando le spese delle cure di questo tipo non sono fatturate ai pazienti. Attenzione, non parlo di partecipazione alla spesa (Ticket) come per gli ambiti specialistici, ma di pagamento della spesa intera della cura (perché questo settore, oggi, specialistico non è!).

Ora io sono convinto che se i L.E.A., in un futuro prossimo, non comprenderanno anche le dipendenze non legate a sostanze e se il sistema dei Ser.T. non verrà spostato (anche) su un livello specialistico (con pagamento del Ticket da parte dei cittadini non esenti in base al reddito) almeno per alcune prestazioni, così come avviene in altri ambiti specialistici, il settore avrà ben poca evoluzione e rimarrà fermo al palo.  Il futuro dei Ser.T (o Ser.D. che siano) diventerà, così, progressivamente sempre più marginale non solo nel sistema di cura ma anche nel sistema assistenziale. I Servizi saranno trasformati definitivamente in una sorta di contenitore di marginalità irrisolte, radiate dall’intervento di altri sistemi sia sanitari che di assistenza sociale. Non per nulla per i tossico – alcoldipendenti già si parla sempre meno di “cura” e sempre più … di “trattamento” che è un’altra cosa.

Quindi suggerisco grande attenzione a cosa definiranno i L.E.A. per questo settore ed alla collocazione di almeno parte delle prestazioni di cura in un livello specialistico. Considerando la situazione economico – finanziaria generale questi posizionamenti varranno più di mille parole per descrivere il futuro dei Ser.T

Riccardo C. Gatti

2.1.2012

La Relazione al Parlamento 2011 indica in 176.430 il numero di soggetti in trattamento e stima in 338.425 il numero di persone complessivo con necessità di cura in Italia. Paradossalmente dobbiamo sperare che tutti coloro che hanno necessità di cura non si rivolgano mai ai Servizi preposti perché, altrimenti, il sistema non sarebbe più in grado di curare nessuno, implodendo.

Probabilmente sta cambiando un orientamento che, sino ad oggi, ha fatto si che la cura per le tossicodipendenze fosse, per tutti, completamente gratuita ed esente da ticket. Ci potrebbe essere, cioè, chi incomincia a pensare che lo Stato potrebbe intervenire, in questo campo, soprattutto per i bisogni di ASSISTENZA e meno per quelli di cura.
E’ una buona idea? A mio avviso no. Sono convinto che le dipendenze siano patologie da curare intensivamente il più precocemente possibile perché non solo creano gravi danni ed invalidità individuali ma anche costi sociali molto alti. Sono cioè convinto che intervenire in modo adeguato in questo campo sia un investimento e non un costo. Quindi la cura precoce deve essere incentivata ed il Sistema Pubblico deve essere in grado di garantirla in modo adeguato.

Nella contingenza economica del momento cercherei, piuttosto, di valorizzare la capacità e la capienza di cura; ridurrei per i Servizi esistenti funzioni di controllo sociale che potrebbero essere fatte anche da altri; rivedrei le norme che spingono alla cura anche chi non ne ha bisogno (per ridurre conseguenze legali di comportamenti legati all’uso di droghe ma che non hanno nulla a che fare con la patologia tossicomanica); introdurrei una “partecipazione alla spesa” per i cittadini a più alto reddito. Complessivamente, però, potenzierei il sistema pubblico anziché ridimensionarlo esplicitamente o, come succede oggi, non esplicitamente.

Ho la sensazione che un momento difficile come questo per l’economia avrà ripercussioni forti nell’aumentare il numero di persone che abusano di sostanze e, in presenza di una capienza ridotta e di una minore accessibilità dei Servizi di cura, il danno potrebbe essere grande per tutti. Una visione miope della questione potrebbe portarci, in tempi non distanti, a rimpiangere di non aver fatto le cose giuste al momento opportuno. E, inoltre, continuo a chiedermi perché questo tipo di patologie, al di là delle periodiche emergenze dichiarate e dei falsi pietismi, debbano avere una “dignità” inferiore rispetto ad altre. Forse perché pensiamo che non ci possano capitare?

Riccardo C. Gatti 15.4.2012