L’OMS ha definito il fumo “la prima causa di morte evitabile” nei nostri Paesi.
Tuttavia raramente si sono sviluppati programmi preventivi dedicati a pazienti psichiatrici ed a persone affette da disturbi correlati a (altre) sostanze o di addiction. Allo stesso modo, solo in alcuni casi, vengono proposti programmi strutturati per la cura del tabagismo, a queste categorie di persone. Teoricamente è strano che non solo all’interno di molti Servizi Dipendenze il tabagismo sia poco considerato, ma anche che all’interno di molte Comunità terapeutiche, la dipendenza da tabacco venga poco considerata, eppure è così.
È da tempo noto che tra i pazienti affetti da malattia mentale la probabilità di diventare fumatori sia circa il doppio che per altre categorie di persone. Alcune documentazioni interne dell’industria del tabacco suggeriscono come le persone psicologicamente vulnerabili siano una parte importante del mercato. Studi effettuati alla fine del secolo scorso osservavano, infatti, come le persone con un disturbo mentale diagnosticabile consumavano quasi la metà di tutte le sigarette fumate negli Stati Uniti.
La propensione al fumo nelle nazioni occidentali è diminuita progressivamente ma, comunque, è comune osservare come il fumo rimanga particolarmente diffuso nella popolazione affetta da problemi mentali. La prevalenza dei fumatori è più alta anche nelle persone che si sottopongono ad un trattamento per una tossicodipendenza, rispetto alla popolazione generale e questo è particolarmente vero nei soggetti dipendenti da oppiacei in terapia agonista sostitutiva. D’altra parte esistono evidenze relative al fatto che i cocainomani presentano una forte dipendenza dal tabacco: fanno meno tentativi di sospenderne l’uso degli eroinomani e hanno maggiori difficoltà a smetterne l’assunzione.
Ci sono ragioni, sia culturali che biologiche, sottostanti al problema (per esempio relative a come il fumo di tabacco interagisce con i sistemi neuronali legati alla ricompensa) ma “resta il fatto che le persone in trattamento per l’abuso di droghe finiscono per morire per causa del fumo di tabacco molto di più della popolazione generale, perché fumano molto di più della popolazione generale” (Joseph Guydish, docente di medicina alla the Università di California, San Francisco e studioso della materia).
Da alcuni considerato una sorta di “dipendenza minore”, il problema della diffusione del fumo di tabacco e del tabagismo nelle persone affette da altre dipendenze patologiche e nei pazienti con disturbi mentali dovrebbe vedere una diversa risposta all’interno del Servizio Sanitario.
I Dipartimenti Salute Mentale e Dipendenze dovrebbero pertanto, anche in relazione con gli esistenti Centri dedicati al trattamento del tabagismo, individuare la modalità di includere programmi ad hoc, preventivi e trattamentali all’interno della loro attività ordinaria. In alternativa particolari tipologie di pazienti dovrebbero essere indirizzati a programmi di trattamento esterni.
Per quanto riguarda i Servizi Dipendenze, in particolare, il trattamento del tabagismo dovrebbe essere considerato per tutte le persone che ne sono affette e, considerate le conseguenze, non essere valutato una condizione “minore” rispetto all’uso di altre sostanze.
Chi è affetto da una dipendenza da droghe o da alcol deve, in prima persona, rendersi conto che anche il tabagismo è una dipendenza grave, proprio per le conseguenze che ha sulla salute. Conseguenze che potrebbero rendere vani gli sforzi fatti per uscire da altre forme di dipendenza patologica cui normalmente, ma erroneamente, viene data più importanza.
Alcuni riferimenti bibliografici
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