crisi economicaE’ ovvio, siamo tutti preoccupati. Quando un Governo è costretto a manovre finanziarie di una certa entità, anche rischiando di giocarsi il rapporto con gli elettori è perchè la situazione deve essere più che critica. Non sono tempi belli, quindi. Il Paese è composto da molte persone anziane che, probabilmente, si sarebbero aspettate, col passare degli anni, una maggiore tranquillità. Molti genitori si stanno, nel frattempo, convincendo che la possibilità di preparare per i figli un futuro migliore del loro presente sarà molto difficile ed i più giovani stanno accettando il precariato come uno stile di vita, che non è una bella cosa. Certo si può anche cercare di pensare positivo: in tutti i corsi di management ti insegnano principi che assomigliano al vecchio detto “far di necessità virtù”. I più realistici comprendono in fretta che, d’altra parte, non è possibile fare diversamente altri continuano a vivere ed a pensare come se nulla stesse cambiando.

La Storia ci dirà chi aveva ragione ma … ci vorrà tempo. Passate le epoche del rampantismo e dello yuppismo, passato il sogno di una economia che cresce sempre e comunque per forza, dobbiamo fare i conti ed i conti sono in rosso. E’ possibile che tutto ciò ci porti a rinnegare la nostra stessa essenza consumistica occidentale ma non sarà una operazione facile e in altri periodi critici della storia del mondo, purtroppo, è anche capitato di trovare rimedi peggiori del male. Insomma, la netta sensazione è che si incominci a comprendere che per guadagnare acque migliori si debba remare tutti e con forza verso una medesima direzione: ma quale?

Il tradizionale mercato delle droghe di origine naturale (quello, per intendersi, controllato dalla criminalità e che, alle spalle, ha coltivazioni agricole e lunghi percorsi delle sostanze dal produttore al consumatore) continua a crescere ed, ormai, è presente in ogni parte del mondo: forse è proprio perchè non produce solo droga, corruzione, azioni criminali ma anche ricchezza. E’ molto potente ma, forse, per la prima volta nella sua storia qualcosa si è infilato nei suoi ingranaggi e rischia di spaccare una macchina che sembrava bene oliata e funzionante. I mercati si stanno trasformando da push a pull: in pratica sono i consumatori che decidono quali sono i prodotti che interessano e non più chi li produce o li distribuisce. L’operazione – droga = doping della vita quotidiana – che ha portato con sè la grande distribuzione di cocaina sta perdendo forza. Le stesse tendenze derivate, ma sempre connesse al concetto di droga prestazionale, stanno perdendo significato. . La “febbre del sabato sera”, Ecstasy e discoteche stanno diventando un po’ vintage e, da tempo, nessuno si veste più da Tony Manero per andare in discoteca. Il mondo è cambiato e, come è già accaduto nella storia dell’uomo a cambiarlo è stato un nuovo media.

La rete è il presente ed il futuro ed ha già cambiato per molti i modi di relazionarsi, di creare opinione, di vendere e di comprare. Chiedetelo, ad esempio, agli editori: è una rivoluzione. In molti tremano. Ma forse anche gli spacciatori devono cominciare a preoccuparsi. Oggi in rete si può comprare qualunque cosa ed a basso costo. Per quanto riguarda le droghe tradizionali, evidentemente, li tutto è più complicato, ma dai farmaci riciclati ad hoc (oppiaci compresi) ai prodotti chimici o anche di origine naturale in grado di provocare qualunque effetto tutto è acquistabile senza grande difficoltà. I nativi digitali lo stanno scoprendo con facilità ma, attenzione: non solo loro. Tra il 2005 e il 2009 l’uso di internet è ‘schizzato’ dal 10,8% al 22,8% per i 60-64enni e dal 3,9% all’8,5% per i 65-74enni. Proprio tra gli anziani, in soli quattro anni, cioé, si è registrato il maggiore incremento per uso di nuove tecnologie (Fonte ANSA – ISTAT) e, guarda caso, la Società Italiana di Geriatria ha appena lanciato un allarme: – Anziani a rischio alcol e droga: tra gli over 65, le dipendenze sono aumentate in un anno del 10% (ANSA) -.

Cambiano anche i modi di usare le droghe: non più doping per aumentare le prestazioni ma momenti di pausa e di alterazione profonda, da soli o in compagnia, prima di ritornare ad una vita del tutto normale, fin che si può. Io mi aspetto battaglia tra il mercato tradizionale fatto da criminali e spacciatori ed il nuovo mercato in cui chiunque può improvvisarsi “imprenditore”, comprare e vendere. Sarà una battaglia di prezzi e di distribuzione il cui esito dipenderà da molte cose. I Governi, infatti, si stanno allertando nel tentativo di controllare la rete e, se ci riuscissero, farebbero indirettamente un grande favore alle mafie, ma non sarà facile. Una operazione simile non è riuscita per quanto riguarda la musica ed i film scaricati clandestinamente: chi un tempo controllava il mercato ha dovuto riformulare le sue iniziative. Allo stesso modo succederà per le droghe ma riusciranno e organizzazioni criminali a impossessarsi del mercato in rete o lo dovranno combattere abbassando ulteriormente i prezzi ed allargando la distribuzione nella speranza di reclutare almeno una base stabile di tossicomani? Ritornando alla crisi economica, comunque, è sempre molto difficile contrastare realmente ciò che produce ricchezza, almeno in una organizzazione sociale come la nostra dove la ricchezza è un “valore”. Solo la richezza può produrre crescita e, come sappiamo,”pecunia non olet”: il denaro non puzza, indipendentemente da dove provenga.

C’è quindi da aspettarsi, per quanto riguarda la droga, che le azioni e le prese di coscienza collettive rispetto a mercati che, crescendo, produrranno solo danni, possano arrivare solo più avanti, in tempi migliori. Per ora, secondo un recentissimo sondaggio del Corriere della Sera (30.5.10 pag.3), gli Italiani appaiono chiaramente orientati: il 61 % di loro pensa, infatti,sia necessario ridurre i finanziamenti per i servizi sociali pur di non aumentare le tasse. Chi, in questo momento, è, quindi, in affanno rispetto alle risorse necessarie per prevenire, per educare, per curare, per prendersi cura, per assistere e per sperimentare nuove modalità di intervento è avvisato.

A questo punto, tuttavia, per chi governa si pone un problema non da poco. Lasciando le cose così come sono l’abuso di sostanze aumenterà ulteriormente e con la sua diffusione aumenteranno i costi sociali ed individuali conseguenti. Tuttavia costruire un sistema di prevenzione e di cura più efficace dell’attuale potrebbe essere un intervento economicamente insostenibile e, come abbiamo visto, nemmeno condiviso da una opinione pubblica preooccupata di altre cose. Si tratterebbe, infatti, di trasformare sistemi e strategie nati per contenere la devianza e l’emarginazione in ambiti di socialità relativamente circoscritti, in una azione coordinata, differenziata e vasta per intervenire a diversi livelli (compresi quelli propri del curare e del prendersi cura) sulla popolazone generale anche sperimentando nuove (e più adeguate ai tempi) modalità di approccio in diversi settori. Dovremmo anche cosiderare che il sistema di controllo sociale “a contenitore elastico” e vagamente “protettivo” oltre che contenitivo, costituito da polizia-magistratura, Ser.T. e Comunità Terapeutiche, è andato perdendo significato per una popolazione generale che non è emarginata, non è affetta da disturbi psichiatrici (se non quando direttamente provocati dall’abuso di alcune sostanze) e, non tende, almeno in senso classico, alla devianza o alla microcriminalità. Che fare? Quando si ha il fiato corto è necessario prendere delle decisioni. Ma quali?

La maggior parte delle persone che abusano di sostanze e ne hanno un danno, abusano di sostanze legali. L’avvento del mercato Internet rischia di riversare sui consumatori una serie infinita di possibilità alternative che, unite all’alcol, porteranno a problemi e situazioni così variegate che potrebbero portarci a rimpiangere i “vecchi tossici” di una volta. Se la lotta alla criminalità organizzata è sacrosanta, disperdere il fronte per rincorrere mille rivoli non interconnessi tra loro potrebbe costituire un obiettivo impossibile da perseguire. Fare opinione, prevenzione, educazione ed intervento precoce in modo più adeguato ed efficace non è, soprattutto, un problema di conoscenze e tecnologie ma un problema di strategie e di risorse. Oggi mancano. Incomincerei a chiedermi, pertanto, se l’attuale impianto normativo, che risale come concetto di base agli anni 70, non debba essere completamente rivisto e, con esso, gli indirizzi generali di funzionamento dell’intervento repressivo e dell’organizzazione dei sistemi preventivi, terapeutici e riabilitativi. Ciò che dovrebbe interessarci, infatti, non è tanto reprimere il consumo di alcune determinate sostanze in fasce specifiche di popolazione, quanto evitare che l’uso di droghe (lecite o illecite) e di sostanze additive possa aumentare la sua diffusione, ormai trasversale, e produrre ulteriori costi sociali ed individuali. Potrà sembrare uno sforzo titanico ripensare il nostro modo di operare ma non vorrei che si stesse ripetendo, in questo settore, quanto è già successo con l’economia. L’imprevidenza di anni, la mancanza di lungimiranza e della capacità di analizzare e rivedere lo stato delle cose ci ha portato in una situazione insostenibile con il risultato che uscirne ci costerà molto di più di quanto sarebbe costato intervenire a tempo debito. Personalmente mi vado convincendo sempre più della necessità di rivedere in modo ragionato e attento il rapporto tra quanto si investe in repressione e quanto è reso disponibile per la prevenzione e per la cura. Partirei da qui e, poi … andrei avanti.

Riccardo C. Gatti 1.6.11