La nostra società ha progressivamente introiettato l’uso di droghe, non più come qualcosa di necessariamente legato alla devianza ed alla trasgressione. Dalla prospettata rivoluzione psichedelica, alla cocaina che arriva a tonnellate in Europa, alla Cannabis che, progressivamente, nel mondo, viene legalizzata, agli stimolanti usati a scopo aggregativo, oppure per aumentare le prestazioni, ai farmaci usati, senza prescrizione, come “additivi”, l’uso di sostanze, lecito o illecito che sia, ha sempre più a che fare con persone che vivono una vita “normale” ed integrata.
Talvolta l’uso di sostanze è correlato a concetti vincenti, quali il successo e la notorietà. Addirittura nel 2026, a Las Vegas, vedremo la prima edizione di “Enhanced games”, una sorta di Olimpiadi per atleti che fanno uso di doping.
Oggi è “politicamente corretto” sostenere pubblicamente l’importanza di non stigmatizzare le persone che usano droghe, ma, attenzione, …al momento opportuno, si può riprecipitare nel passato: anche il solo sospetto dell’uso di sostanze, può essere ancora utilizzato, anche mediaticamente, per attribuire qualità negative a persone specifiche. In tempi recentissimi il tutto è avvenuto in un modo decisamente eclatante.
Se la persona è Elon Musk è difficile che il tutto porti ad un vero e proprio stato di esclusione o di vera emarginazione, come potrebbe accadere a molti, ma, in ogni caso, l’esibire il proprio esame delle urine sui social, per dimostrare pubblicamente di non usare droghe, rimane, a mio parere, il risultato di una vicenda triste, emblematica e preoccupante che ricorda l’uso medioevale della gogna.
Ciò che, però, non sembra aver capito Musk o chi, per suo conto, ne cura l’immagine e la comunicazione social, è che lo stigma di drogato, una volta applicato, è difficilmente cancellabile in tempi brevi. È una sorta di gorgo che, quanto più ti dai da fare per uscirne, quanto più ti trascina a fondo ed aumenta i sospetti che ti riguardano.
Ed è per questo che diversi media, sebbene con modi e stili diversi, hanno trasmesso un concetto simile che sintetizzerei così: Musk, per negare le accuse, ha pubblicato i risultati delle sue analisi delle urine “Vere o false che siano”. Già, vere o false, non c’è differenza. Quando sei stigmatizzato, anche se metti in piazza l’esito dei test, non sei credibile perché, si sa: chi si droga è un mentitore. Così, se porti a tua discolpa (!) un test delle urine negativo, su cui si valuta l’uso di sostanze entro uno spazio temporale breve (giorni), viene detto che si sarebbe dovuto fare quello del capello, che valuta periodi più lunghi (quando i consumi non sono occasionali). Ma, tra le righe o esplicitamente, si avanza il dubbio sull’uso di qualche sostanza non rilevata, oppure sui modi di falsificare il campione, prima del prelievo.
Cito questa vicenda, come emblematica, non tanto per parlare di Elon Musk, che per status e notorietà è una persona esposta mediaticamente, quanto per far capire come può essere ancor più difficile, per una persona comune, uscire da quel gorgo che è lo stigma.
Si deve toccare il fondo per risalire?
Chissà, ma ho conosciuto molte persone che non ce l’hanno fatta: non tanto ad abbandonare le droghe, quanto, piuttosto, a liberarsi dallo stigma che può creare ancora più danni dell’effetto delle sostanze, da molti punti di vista.
Il 26 giugno, viene celebrata la Giornata Internazionale contro l’Abuso e il Traffico Illecito di Droga, indetta dalle Nazioni Unite. Tratta, ovviamente, dei gravi problemi causati dall’uso di sostanze stupefacenti e dal traffico illegale. Ogni anno mette in rilevo un argomento specifico ma forse, quest’anno, visto ciò che sta accadendo nel mondo, è possibile che passi un po’ in secondo piano. Non sarebbe male, però, darsi tempo e spazio mentale per riflettere sullo stigma: un effetto collaterale della lotta alla droga, così come è stata proclamata e condotta negli anni. Un effetto collaterale che può essere usato come un’arma, per colpire con colpi singoli o, anche, a raffica, le persone e la loro dignità.
Riccardo C. Gatti
Una versione di questo articolo è stata pubblicata sul quotidiano l’Altravoce del 20 giugno 2025 con il titolo – “Drogato”, lo stigma che può distruggere libertà e dignità –