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Il Sottosegretario Mantovano ha annunciato, per novembre una Conferenza nazionale dipendenze a Roma.

Si tratta di un adempimento previsto dalla legge in vigore che non sempre i Presidenti del Consiglio hanno rispettato durante i loro mandati.

Ecco cosa dice la Legge (DPR 309/90): – Ogni tre anni, il Presidente del Consiglio dei Ministri, nella sua qualita’ di Presidente del Comitato nazionale di coordinamento per l’azione antidroga, convoca una conferenza nazionale sui problemi connessi con la diffusione delle sostanze stupefacenti e psicotrope alla quale invita soggetti pubblici e privati che esplicano la loro attivita’ nel campo della prevenzione e della cura della tossicodipendenza. Le conclusioni di tali conferenze sono comunicate al Parlamento anche al fine di individuare eventuali correzioni alla legislazione antidroga dettate dall’esperienza applicativa-.

In realtà diverse Conferenze, realizzate dagli anni ‘90 ad oggi, viste dall’esterno, sono apparse soprattutto come la rappresentazione delle opinioni di chi riusciva ad utilizzarle come una vetrina. Addirittura, talvolta, c’era chi, a questo scopo, organizzava una “controconferenza”.

Le Conferenze hanno, però, prodotto plichi di documenti per il Parlamento che è difficile valutare quale effetto reale abbiano avuto. Oggi Mantovano parla di qualcosa che serve a sottolineare “l’unità di intenti e a individuare obiettivi sempre più adeguati su un fenomeno complesso, che varia in continuazione e che necessita di un aggiornamento continuo”.

Ma, se può essere anche relativamente semplice trovare unità di intenti tra chi (Servizi Pubblici e Privati) ha soprattutto bisogno di più risorse per esercitare le sue funzioni preventive, terapeutiche e riabilitative, la situazione può essere più complessa nel momento in cui viene messa in discussione la legislazione attuale. Per dirla in termini brevi, non è più adeguata ai tempi, a partire dal fatto che tutto l’intervento ruota attorno a un corpo legislativo che ha a che fare con il controllo degli stupefacenti.

La mia previsione è che verranno proposti ed operati alcuni cambiamenti sia sulle funzioni del Dipartimento Politiche Antidroga, ampliandole non solo alle droghe, che per facilitare e velocizzare il collocamento dei detenuti tossicodipendenti in Comunità. Il resto è ancora tutto da scrivere e si scontra con temi mai risolti tra proibizionismo e antiproibizionismo, posizioni tecniche differenti e interessi di lobby contrapposti che, normalmente, viaggiano sotto traccia ma non sono indifferenti. Vedremo.

Personalmente penso anche che i significati e i criteri stessi di chi è invitato alla Conferenza dovrebbero essere meglio definiti, con parametri di rappresentatività trasparenti, previsti per legge. Dire solo “soggetti pubblici e privati che esplicano la loro attivita’ nel campo della prevenzione e della cura della tossicodipendenza” sembra chiaro, ma non lo è. Si tratta, ad esempio, degli operatori del settore pubblico e privato, di chi gestisce i Servizi Dipendenze (come le Aziende Sanitarie) e le Comunità, delle Regioni che programmano il Settore, delle Associazioni, comprese quelle dei Gestori Privati, delle Società Scientifiche …? È ovvio che, a seconda di chi viene invitato alla Conferenza, l’esito può cambiare ed è quindi anche necessario un meticoloso, delicato e condizionante lavoro esterno di preparazione (fatto da chi è come?), visto che una assemblea, in due giorni, difficilmente riesce ad arrivare a proposte tecniche definite.

Se la Conferenza, invece, fosse un Organismo tecnico PERMANENTE, chiaramente definito nella sua composizione e nella sua rappresentatività ed agile nel suo funzionamento, forse potrebbe dare un migliore contributo a ciò di cui c’è davvero bisogno, ma nessuno, sino ad ora ha mai osato fare: la revisione completa di un sistema legislativo che, per quanto riguarda le dipendenze patologiche, l’uso di sostanze e i comportamenti additivi, non è più adeguato ai tempi.

Riccardo C. Gatti