Estate 2024. La volontà del Governo e della maggioranza di equiparare la cannabis light a quella con Thc pari o superiore allo 0,2%. accende il dibattito politico. L’opposizione è molto intensa: difende i posti di lavoro nel settore e si esprime sulla insensatezza della norma, accusata di voler comunicare solo un generico impegno istituzionale contro le droghe che, però, sono altra cosa, rispetto alla cannabis light.

Su posizioni completamente opposte è la maggioranza, nella proposizione di una norma che, volendo tutelare la salute e la sicurezza, percorre una strada già tracciata, in parte, dal Ministero della Salute che aveva già classificato le “composizioni per uso orale di cannabidiolo”, estratto ottenuto dalla cannabis, nella tabella degli stupefacenti, rendendolo vendibile solo nelle farmacie dietro prescrizione medica.

Non entro qui nel dibattito di quanto la cannabis light possa essere considerata una droga, un farmaco o una sorta di integratore, un cosmetico o anche qualcosa di analogo, negli effetti, a molti preparati per il relax e il riposo che si vendono anche nei supermercati. Sono stati scritti e detti fiumi di parole in un senso o nell’altro. Inoltre le scelte politiche hanno a che fare anche con significati diversi da quelli propri della esperienza scientifica o medica. È recente, ad esempio, la posizione del ministro della Salute francese nella intenzione di vietare il commercio della polvere Sniffy, di fatto un integratore energizzante come tanti, ma preparato come una polvere bianca da sniffare, come la cocaina.

Ciò che mi colpisce, piuttosto, è l’intenso impegno di maggioranza ed opposizione nel trattare lo specifico tema della cannabis light, mentre il problema inerente alla diffusione di droghe nel Paese sembra, per ora, lasciato in secondo piano o non viene affrontato. Insomma il crack si diffonde sempre più, la cocaina arriva nel Paese a tonnellate, sempre più droghe sintetiche ad alta potenza vengono distribuite sul mercato, esistono diversi farmaci di potenziale abuso che escono dal circuito della cura e vengono spacciati, la cannabis (non light) si trova dappertutto, la situazione nelle carceri in tema di droghe (e non solo) è disastrosa, ma la questione cannabis light sembra polarizzare l’interesse della politica.

Probabilmente, mentre l’ambito cannabis light è regolamentabile e se ne può discutere (e anche su questo una riflessione andrebbe fatta), tutto il resto pare fuori controllo, da noi come in altre parti del mondo, non solo per l’ampiezza dell’offerta ma, anche e soprattutto, per la forza della domanda. Per questa ragione temo che regolamentare diversamente questo mercato legale, non abbia alcuna incidenza sul problema droga e dipendenze a cui, nel dibattito, si fa spesso riferimento.

Ricordo, inoltre, che il sistema di prevenzione, cura e riabilitazione delle dipendenze è in chiara sofferenza, per carenza di risorse e di investimenti ma, anche su questo, l’attenzione della politica, sembra distratta. In generale il pensiero strategico per quanto riguarda la diffusione di droghe mi pare molto debole, anche in tema di proposte innovative, davvero realizzabili, e di misurazione dell’efficacia delle iniziative in atto, mentre il dibattito politico, quando c’è, rimane quello degli anni ‘90.

Insomma, la discussione sulla questione cannabis light mi solleva molte domande, ma faccio fatica a darmi delle risposte. Probabilmente, poiché vedo la situazione drammatica provocata dalle conseguenze sulle persone della diffusione di droghe lecite ed illecite, e poiché temo proprio che questa situazione stia peggiorando e potrebbe travolgerci, ho in testa altre priorità che andrebbero affrontate con decisione in questo momento. Ma è chiaro: il mio è solo un punto di vista molto particolare.

Riccardo C. Gatti