In un recente articolo, intitolato “Buona notte”, sostenevo che è sempre più difficile trovare notizie interessanti in questo settore. Ebbene, oggi una notizia c’è! L’Afghanistan, già principale produttore mondiale di oppio, è diventato anche il più grande produttore mondiale di hashish. Secondo Antonio Maria Costa, direttore esecutivo dell’Agenzia antidroga delle Nazioni Unite, anche se l’oppio, da cui si ricava l’eroina, e’ ancora la coltivazione preferita fra gli agricoltori afgani, l’hashish consente un guadagno lordo di 3.900 dollari per ettaro, contro i 3.600 del papavero, ed e’ tre volte piu’ economico come costi di produzione (fonte ASCA).
Se consideriamo che fonti Russe hanno criticato i dati diffusi dalle Nazioni Unite perchè sottostimati (la produzione di droga in Afghanistan sarebbe aumentata di ben 44 volte dal 2001 !) e che, anche recentemente, il rappresentante russo presso la Nato, Dimitri Rogozin, ha ribadito le critiche incentrandole sull’incapacità alleata di bloccare il narcotraffico “Perdiamo ogni anno 30mila vite per il commercio della droga afgana e un milione di persone diventano tossicodipendenti” … “E’ una guerra non dichiarata contro di noi” (Fonte AP e ADUC,) bisogna dire che ci sono ragionevoli motivi per pensare che la situazione sia anche peggio di come viene normalmente descritta. Eppure lo stesso Antonio Maria Costa nella prefazione al “Rapporto mondiale sulla droga 2009” ha sostenuto “Le statistiche parlano chiaro: la crisi della droga degli anni ’90 sembra sotto controllo”. Se le Nazioni Unite sostengono questa posizione, a mio avviso, qualche problema, almeno nelle statistiche a disposizione potrebbe esserci. In una situazione mondiale “sotto controllo”, altrimenti, non si spiega come un Paese che è sotto occupazione militare da otto anni possa scalare tutte le classifiche di produzione di droga, prima con l’eroina e, poi con l’hashish.
Se poi consideriamo anche soltanto la situazione messicana che, per molti motivi, incomincia a preoccupare seriamente gli Stati Uniti ed il nuovo grande mercato delle sostanze di abuso che si sta aprendo con Internet, mi sembra di poter affermare che “la crisi della droga degli anni ’90” sarà anche “sotto controllo”, come dice Costa, ma solo perchè gli anni ’90 sono ormai storia passata. Nel 2010 la situazione è molto più variegata, infiltrata, incombente e critica di quanto fosse nel secolo scorso.
Dopo la “pausa elettorale” in cui il tema droga è stato considerato di secondaria o nessuna importanza, infatti, la prima notizia che arriva è una pessima notizia.
La situazione Afghana è troppo strana, troppo particolare per pensare che si realizzi senza che sia fortemente voluta anche da livelli diversi da quelli che sembrano trarne immediato vantaggio. Se l’Afghanistan è il maggior produttore mondiale di oppio e hashish sarà anche vero che, come sostiene l’ONU, la produzione avviene “nelle regioni dove e’ maggiore l’instabilita’ politica” ma … la distribuzione ed il commercio dei prodotti attraversa zone molto più stabili, compresi i Paesi occidentali, e richiede una logistica complessa e sofisticata che non è certo controllata dai contadini Afghani.
Insomma: per trovare delle risposte ad un problema bisogna porsi delle domande e ragionare di conseguenza. Se lo facessimo ci accorgeremmo di come la politica estera, gli equilibri e gli interessi internazionali determinino la “situazione droga” più delle politiche interne e delle leggi, più o meno proibizioniste, dei singoli stati. Così si preferisce, quando proprio non se ne può fare a meno, spostare la discussione su cosa dichiarano i cantanti, su come i giornalisti trattano le notizie o se sia meglio la “riduzione del danno” o il “recupero globale della persona” mentre, nella lotta alla droga, sembra già un grande successo adeguare le rette delle comunità terapeutiche e, soprattutto liquidarle in tempi decenti o mettere d’accordo Stato e Regioni su quale sistema informativo unificato realizzare per classificare gli interventi dei Ser.T.. Tutte cose importanti, naturalmente, ma molto lontane dal nocciolo della questione che non viene mai scalfito o che, comunque, non deve riguardare “l’opinione pubblica”. Quasi come se, a questo proposito, si dovesse volare basso.
Certo che, anche considerando globalmente la situazione, un dubbio viene: esiste un accordo (esplicito o implicito) tra gli Stati Occidentali per lasciare aperto il mercato della droga? Apparentemente no ma, in sostanza, questo è uno dei pochi mercati che “tira”, anche in tempi di crisi, portando molto danaro fresco ed investimenti ad economie in affanno. Inoltre, a seconda di dove finisce, la droga può essere un utile strumento di destabilizzazione interna di alcuni Paesi e, più in generale, si potrebbe preferire la polarizzazione della criminalità organizzata (e non solo) attorno ad alcuni temi che “fanno girare” l’economia e redistribuiscono ricchezza piuttosto che ad altri.
Si tratta di una visione della questione molto diversa da quella che viene solitamente rappresentata e che potrebbe spiegare molte cose, compresa l’inerzia generale dell’Europa su questo argomento. Sarà fantapolitica ma la solita rappresentazione dei buoni contro i cattivi in una situazione “sotto controllo” è, francamente, sempre meno convincente.
Riccardo C. Gatti 1.4.10
Buona notte
Una amica giornalista mi ha chiamato per sapere se c’è qualche notizia nuova nell’ambito della droga. Ho trovato la domanda imbarazzante. Sta diventando sempre più difficile trovare notizie interessanti in questo settore.
Proviamo a fare il punto sulla situazione.
Spento il caso Morgan (a mio parere un caso di “mala-informazione”) rimangono solo notizie di bande “smantellate” e “sgominate” da operazioni di polizia. Sono tantissime. Ma, evidentemente, spacciatori e i trafficanti risorgono come zombi alla fine di ogni azione risolutiva … visto che le droghe, in giro, non mancano mai.
Addirittura a livello di spaccio c’è anche chi ha senso dello humor e, fantasia: «Don Alfredo» si vestiva con abito e camicia scuri, Bibbia e immagini di santi nella valigetta 24 ore, avvicinava i giovani del Prenestino, non dava conforto ma dosi di eroina. Non era un prete ma un noto trafficante. Nella comunità cristiana che frequentava, svolgeva la funzione di mediatore culturale. Ci sarebbe da ridere se non da piangere pensando a chi andavano le dosi di droga visto che, come riferisce “Il Tempo. it” il punto di incontro era una parrocchia. Alleluja.
Tra il Dipartimento Nazionale ed alcune ONG (Forum droghe, CNCA, Gruppo Abele, LILA) c’è maretta. Ma non è una novità. Fuoriluogo riferisce che “un gruppo di operatori e di associazioni maggiormente impegnate nelle pratiche di riduzione del danno ha scritto alla presidenza spagnola del gruppo europeo sia a Bruxelles che a Vienna, dissociandosi dalla delegazione italiana che ha esibito un documento sulla riduzione del danno che condanna come “non accettabili” alcune misure già applicate da molti paesi europei (trattamenti con eroina, stanze del consumo e pill testing), millantando che la posizione espressa nel documento sia frutto di un accordo fra il Dipartimento Antidroga e le ONG italiane”. Giovanardi dichiara, invece, che “il documento presentato a Bruxelles dal Dipartimento antidroga, non solo e’ stato sottoscritto dalle più importanti ONG italiane (sia degli operatori del pubblico che del privato sociale), ma, correttamente, riporta anche le posizioni contrarie delle citate ONG in ordine all’esclusione da qualsiasi impiego delle cosiddette ‘camere del buco’, sulla somministrazione controllata di eroina e sul pill testing” e conclude “viene da chiedersi perché i responsabili di queste associazioni, chiamati, peraltro, a concertare le politiche sulle droghe del Governo precedente, non abbiano provveduto, nei due anni della scorsa legislatura, a introdurre nell’Ordinamento e realizzare le misure che adesso reclamano a gran voce” (Fonte ASCA).
Tutto qui. Non trovo altro. O meglio, qualcosa in giro si trova: altre scaramucce. Muore gente e si disputa sulla capacità di allertarsi precocemente.
Ma, in fondo, niente di nuovo. Routine e, prima o poi, come spesso succede nel nostro Paese, tutto finirà a tarallucci e vino.
Intanto il Sistema nazionale invia messaggi di allerta che finiscono per sembrare catene di santantonio: in pochi sanno cosa farsene se non trasmetterli a qualcun altro. L’ultimo, allerta, ad esempio riguarda un “cannabinoide sintetico” acquistabile su Internet e negli smart shop. Naturalmente, continua ad essere acquistato e venduto ma, prudentemente l’allerta nazionale segnala “il potenziale rischio in caso di un’informativa generalizzata ai consumatori o ai media di generare un effetto promozionale che potrebbe risultare, per alcuni individui, come incentivante la ricerca ed il consumo di tali sostanze”. Meglio, quindi non dare dettagli e lasciar perdere i media, prima che anche ad altri venga la stessa idea. Certo, chi acquista la sostanza via internet continuerà a non saperlo ma il Sistema Sanitario vigilerà anche per loro. Peccato che le stesse persone che, come responsabili del Sistema Sanitario, sono allertate per quattro casi di intossicazione da cannabinoidi sintetici in Italia, con ogni probabilità, non sanno quanta gente è stata male per altre droghe o per alcol ed ha avuto ricoveri o è morta durante nello stesso giorno, negli ospedali, in casa o nelle strade, della città in cui operano. Non è questione di velocità di trasmissione dei dati. E’ che questi dati, proprio, non sono raccolti e analizzati e, anche quando lo sono, hanno scarsa attendibilità o, comunque, sottostimano ampiamente la situazione e sono reperibili solo in parte. Ma anche questa non è una notizia: è la norma.
Credo che non potrò aiutare la mia amica giornalista.
Certo, la Consulta Nazionale degli Operatori e degli Esperti che fa capo al Dipartimento Nazionale verrà convocata (come da comunicato stampa) per discutere “del rapporto tra la faticosa, certosina e capillare opera di informazione” tentata sul territorio, “anche attraverso portali specializzati per le scuole, e trasmissioni come quella di Annozero”, sempre sul “Caso Morgan”. Ma anche qui, ormai la storia è già vecchia e non interessa più a nessuno capire perché quasi cento esperti di droga si ritrovino improvvisamente a parlare di comunicazione a riflettori ormai spenti, quando dovrebbero essere convocati abitualmente, in tempo reale, per costruire politiche e azioni antidroga.
Saluto la mia amica. Non l’ho aiutata ma, in fondo, “no news is good news”: il fatto che non ci siano notizie potrebbe essere una buona notizia. E mentre leggo come le agenzie di stampa ricucinano il solito, inascoltato, allarme alcol, me ne vado a dormire con qualche senso di colpa, cognito di far parte di una nazione che su questi problemi continua, sbagliando, a dormire il sonno dei giusti. Anche il sonno ha le sue ragioni.
Prima di addormentarmi mi viene in mente che uno degli intossicati da cannabinoide sintetico è una signora di 55 anni. Sorrido. Tra qualche anno avremo l’allarme droga tra i pensionati. Chissà se manderemo in comunità anche loro, continuando a chiamarli “ragazzi”. Che buffi pensieri vengono prima del sonno.
Buona notte! E’ l’unica cosa che rimane da dire.
Riccardo C. Gatti 6.3.2010