Si è è concluso da poco il World Medicine Park di Maiorca 2015, un appuntamento internazionale che ha interessato esperti di terapia del dolore con un particolare focus sui trattamenti con oppiacei. Un valore aggiunto di questo incontro è stato quello di includere nell’evento anche il punto di vista e l’esperienza di chi tratta le dipendenze patologiche e l’abuso di sostanze: in questo senso ho partecipato.

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in Italia si è occupato della legge 38 del 2010 che garantisce l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore da parte del malato (e chi sta facendo o ha fatto qualcosa di analogo in altri Paesi del mondo) ha infatti una grande preoccupazione e cioè che possa accadere anche altrove quanto è successo negli Stati Uniti, dove un marketing aggressivo dei farmaci oppiacei ed una esagerata “facilità” di prescrizione hanno costituito una miscela esplosiva tale da provocare una abnorme diffusione di dipendenze patologiche, overdose e crisi acute su cui intervenire.

La preoccupazione, a mio avviso, è fondata ed ha anche valenze positive in senso preventivo. Una diffusione di dipendenze, overdose, misuso dei farmaci oppiacei, o la loro cessione impropria ad altri, infatti, sarebbe la morte di tutte quelle norme che, finalmente, stanno rendendo queste terapie accessibili a chi ne ha bisogno. Non bisogna nemmeno dimenticare che, negli USA, il tentativo di ricostituire un maggior controllo della situazione, a posteriori, ha probabilmente contribuito a favorire il ritorno dell’eroina da strada, messa a disposizione, a basso costo, dai narcotrafficanti a chi non riusciva più ad ottenere farmaci oppiacei ma ne era diventato dipendente.

Paure e preoccupazioni, ragionevoli o irragionevoli che siano (molti Relatori hanno sostenuto che le situazioni ambientali e di organizzazione del Sistemi Sanitari in Europa sono molto diverse da quelle USA ed hanno espresso sicurezza rispetto al fatto della irripetibilità dei fenomeni statunitensi in Europa), non possono essere affrontate con esorcismi o scaramanzie ma, a mio parere, richiedono un intervento ragionato, attivo e costante. La diffusione di questi farmaci è in crescita. Cambierà qualcosa anche rispetto al loro misuso?

Credo che sia più utile considerarci a rischio, piuttosto che negare ogni possibile potenziale problema, ed attuare tutte le misure necessarie per evitare l’uso improprio o pericoloso degli oppiacei prescritti che ora è molto basso, essendo anche basso il livello di prescrizione nella popolazione generale. Le cose potrebbero cambiare con l’aumento dell’utilizzo di questi farmaci che è assolutamente auspicabile ma solo a condizione che le prescrizioni e le conduzioni dei trattamenti siano eseguite in modo appropriato.

E’difficile mantenere adeguati livelli di appropriatezza? Non credo ma ci sono condizioni minimali che vanno tenute sempre presenti e gestite senza punti deboli.

Lo slide show che segue (in inglese) è quanto ho presentato al Word Medicine Park di Maiorca (nella foto mi vedete con il giornalista Buffa ed il Prof. Tolle proprio mentre presento le slide) dove, tra l’altro, si è formato un Gruppo di Lavoro misto (terapeuti del dolore, terapeuti delle dipendenze ed altri specialisti) che potrebbe dare un ottimo contributo alla causa dell’appropriatezza prescrittiva.

Il titolo è “Never say – Am I stupid? – the day after” (Mai dire – Sono stupido? – il giorno dopo). Dopo una indicazione di alcuni campi di intervento generale su cui intervenire per evitare prescrizioni improprie e l’improprio utilizzo di farmaci oppiacei per la terapia del dolore, vengono esposti 7 punti fondamentali che ho pensato per aiutare il medico nel percorso prescrittivo. Possono essere anche utili al paziente. Buona lettura!

Riccardo C. Gatti