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Il 12/10/ 2025 , su Presa Diretta (Rai 3), è andato in onda un servizio sul crack, partendo dalla situazione di Palermo. In altri tempi, un reportage di questo tipo, avrebbe suscitato scalpore, anche perchè, partendo dal crack, si è parlato della carenza degli interventi di cura ed assistenza. Ma, oggi, ormai assuefatti da cinquant’anni di trattazione del tema droga e dipendenze, come una emergenza, rimarremo indifferenti.
Una indifferenza fatta anche di Leggi Regionali, volute per intervenire meglio, rafforzare la rete di intervento ed avere le risorse per poterlo fare, come è accaduto in Sicilia, ma che, poi, vengono applicate a rilento o non vengono applicate a pieno e, questo, accade dappertutto, senza che si riesca a capire bene il perché.
Così il tempo passa e la situazione peggiora.

 

Ciò che è una devastazione per molte famiglie diventa una sorta di welfare alternativo per altre, impegnate nella produzione e diffusione del crack o, comunque nella diffusione di droghe, sotto il controllo delle mafie. E, attenzione, ciò che è rappresentato nel servizio di Presa Diretta, sta accadendo, ormai, in modo simile, in molte parti del Paese. La disperazione travalica i confini regionali, assieme al potere delle diverse mafie operanti, anche in collaborazione tra loro, che trovano, così, nuovi modi per rafforzarsi.

Emblematica e, a mio parere, inquietante è una espressione di Roberta Balestra, Presidente di FederSerD (una importante organizzazione rappresentativa dei Servizi Pubblici Dipendenze) quando dice, durante la diretta, di aver sentito nel servizio una serie di questioni importanti “che hanno, potenzialmente, delle risposte”.
Già, ha ragione: POTENZIALMENTE!!

 

Perché da troppi anni si investe poco nel settore o si investe senza avere una visione, un piano strategico. Appare sullo schermo un quadro che cita un decreto ministeriale (che forse nemmeno esiste come tale). Si evidenziano numeri: si parla di standard di personale che (ammesso di trovarlo formato) permetterebbero di prendere in carico 40.000 persone in più, a livello nazionale, e di una riorganizzazione dell’intervento pubblico su quattro livelli di intensità. Si cita anche un fondo, già istituito, di molti milioni di euro, su cui Riccardo Iacona taglia il discorso, dicendo che bisognerà poi vedere come le Regioni lo recepiranno. Si passa ad esperienze di riduzione del danno e di conduzione delle attività di cura.

 

Nel frattempo la trasmissione assume, gradualmente, un tono vagamente surreale. Non è più chiaro, ad esempio se, citando l’importanza di interventi precoci, si rimanga ancora su un piano di realtà. L’attuale sistema dei Servizi Dipendenze sarebbe in grado di attuarli davvero? Roberta Balestra parla, infatti, di un bisogno emerso che sarebbe solo il 10% del bisogno reale. Ora stiamo parlando di droghe e dipendenze in generale, non solo di crack. Esprime preoccupazione per le tante persone che non sono ancora arrivate a chiedere aiuto e auspica che gli operatori “siano in grado di uscire e di andare incontro a questa domanda”. Ma come?

 

La realtà è che il nostro Sistema di Intervento rimane a corto di risorse e, salvo casi particolari, è talmente preso dalla domanda contingente da non avere energie per affrontare precocemente quella sommersa. Se la domanda “sommersa” emergesse … dove troverebbe davvero risposta e quando?
Finisce la trasmissione.

 

Intanto penso che le strategie di intervento, nazionali e regionali, in tema di droghe e dipendenze, sono troppo deboli. Non hanno la necessaria visione per analizzare, oltre alla domanda, i bisogni e prevederne l’evoluzione, dichiarando obiettivi definiti, per raggiungerli. Tutto rimane fermo, da anni. Evidentemente, c’è chi ne trae vantaggio, trovando involontario supporto in chi auspica cambiamenti, salvo ritrarsi se lo riguardano da vicino. Facile, cosi, lasciare tutto com’è o generare cambiamenti solo apparenti, con la formula citata ne Il Gattopardo: “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”.

 

Riccardo C. Gatti

 

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