Negli anni ’60, il metadone viene riconosciuto come un trattamento efficace per la dipendenza da oppioidi, grazie agli studi pionieristici dei ricercatori Vincent Dole e Marie Nyswander. Gli studi saranno anche all’origine, negli anni successivi, della nostra scelta di utilizzare questo farmaco che, anche oggi, viene utilizzato, assieme ad altri farmaci, per il trattamento della dipendenza da oppioidi. Non solo riduce i sintomi di astinenza e il craving ma consente ai pazienti di stabilizzare la loro vita.
A distanza di 60 anni e nel bel mezzo di una “epidemia” devastante di overdosi da oppioidi che stanno compiendo una strage, però, negli USA è ancora vivo un dibattito sulla proposta di riclassificare il metadone in modo di consentire una maggiore flessibilità nella prescrizione da parte dei medici. Ciò che è in discussione, oggi, è la possibilità di consentire anche ai medici non affiliati agli OTP e cioè a programmi specializzati chiamati Opioid Treatment Programs, regolamentati dalla DEA e dal Department of Health and Human Services (HHS), di prescrivere il metadone per il trattamento della dipendenza da oppioidi, così come già avviene per la buprenorfina. Questo amplierebbe l’accesso al trattamento, specialmente in aree dove gli OTP sono scarsi o inesistenti.
L’American Association for the Treatment of Opioid Dependence (AATOD), fondata nel 1984 per migliorare la qualità della cura del paziente nei programmi di trattamento, promuovendo la crescita e lo sviluppo di servizi completi di trattamento degli oppioidi in tutti gli Stati Uniti, assieme ad altre organizzazioni, si oppone a questa possibilità temendo che, consentire la prescrizione al di fuori degli OTP, possa ripetere gli errori del passato, con un aumento dell’abuso e delle overdosi legate a questo farmaco. Gli OTP, ad esempio, offrono un ambiente controllato con monitoraggio regolare e servizi integrati (consulenza, test tossicologici), che i medici privati potrebbero non essere in grado di fornire.
Indipendentemente da chi abbia ragione o torto, cosa difficile da affermare, senza conoscere approfonditamente l’attuale situazione USA, ciò che mi colpisce non è tanto che vengono discussi questi temi, quanto che la situazione sia ancora oggetto di un dibattito che non è ancora arrivato a conclusione, nonostante un devastante numero di decessi per overdose da oppioidi illeciti che non è di oggi, ma perdura da anni. Per esperienza mi sento di dare ragione ad AATOD. L’utilizzo di questo tipo di farmaci, va fatto in sicurezza per non peggiorare situazioni già difficili: richiede un setting specializzato e multidisciplinare che non è alla portata di un singolo professionista. Ma, evidentemente, se esiste la proposta di allargare la possibilità di prescrizione del metadone anche al di fuori dei programmi specializzati, suppongo che sia perché questi programmi sono carenti, poco accessibili o, comunque, non adatti al bisogno. Perché? E’ questo il problema?
Leggendo cosa accade negli USA, comunque, penso all’importanza di sostenere il nostro Servizio Sanitario Pubblico ed i nostri Servizi Dipendenze (SERD). Non sono perfetti, probabilmente hanno dei limiti ed bisogno di evolversi verso sistemi integrati meglio organizzati e con risorse più adeguate ma, intanto, ci sono, hanno maturato una grande esperienza nella cura e, diffusi sul territorio nazionale, silenziosamente riescono a tutelare la salute ed a migliorare la vita di tante persone. Sosteniamoli, anche ricordando ai nostri Politici ed agli Amministratori cosa accade laddove questo tipo di servizi sono carenti o, proprio, non esistono.
Riccardo C. Gatti