HelpLe cose peggiori o migliori che possono capitare sono quelle a cui non si pensa. Prendono alla sprovvista.

Così, se sono problemi, diventano sventure, altrimenti colpi di fortuna. Per questo non pensiamo a tante cose. La sventura è un destino che non ci colpevolizza; la fortuna la vorrebbero tutti.
Per anni gli Stati Uniti sono stati in prima linea nella guerra contro la droga. Una guerra vera, che continua con tanto di morti, feriti e movimenti di truppe,  così come si conviene per questo genere di cose. Quanto costi realmente nessuno lo sa ma c’è un’altra cosa che tutti ignorano: quando finirà. Nessuno, infatti, conosce esattamente i criteri per i quali la guerra alla droga potrebbe essere dichiarata vinta o persa definitivamente. Così si combatte anche se, come diceva Voltaire “Tutti i vizi di tutte le età e di tutti i paesi del globo riuniti assieme, non eguaglieranno mai i peccati che provoca una sola campagna di guerra”.
Ma, se la guerra è alla droga, il nemico reale  è molto più indefinito di quanto possa sembrare. Storicamente è così. Eroina e Cocaina, ad esempio, nascono come farmaci e, come tali, sono stati messi in commercio ed utilizzati prima che si incominciasse a dubitare che i loro effetti negativi fossero peggiori di quelli positivi. Le case farmaceutiche produttrici, rispettivamente Bayer e Merck, avevano e tutt’oggi conservano una posizione primaria nel mercato mondiale dei farmaci.
Certo, questa è una vecchia storia.  Oggi il mondo è diverso, senz’altro più informato e disincantato. Nei Paesi sviluppati le persone sono più “padrone”, dei loro processi decisionali e dei loro consumi o, almeno, così credono o così vien fatto loro credere.

Difficile, quindi, spiegare, in un mondo così informato e consapevole, la necessità, per i Sindaci ed i Presidenti di Regioni, di emanare ordinanze e di invocare leggi limitative rispetto alla presenza di SLOT MACHINE. Le vogliono lontane dalle chiese, dagli ospedali, dalle scuole, dai luoghi di aggregazione. Evidentemente basta un sapiente mix di suoni e di luci per portare alla rovina fin troppe persone che alla macchina mangiasoldi finiscono per dedicarsi completamente, solo perché l’hanno trovata fisicamente sul loro percorso. Se i consumatori siano meno consapevoli e responsabili di quanto si racconta per indurli al consumo o se i politici, sempre più a caccia di consensi ormai difficili, siano in grado di cercare voti, prima creando il problema e poi perseguendo la soluzione … lo giudicherà la storia.

Gli Stati Uniti, che le macchinette mangiasoldi le avevano già da tempo ed avevano inventato LAS VEGAS, mentre combattevano la guerra alla droga e vigilavano sui confini,  hanno, invece, trovato sulla loro strada farmaci chiamati “painkillers”: letteralmente farmaci “uccisori del dolore”. Molti cittadini ne sono morti per overdose. Ma attenzione, non si tratta di numeri di poco conto visto che i “painkillers” hanno fatto in un anno più vittime per overdose di eroina e cocaina messe assieme.
Una piaga, una sfortuna, una disgrazia ma anche un enorme business: stimato da 6,7 miliardi di dollari nel 2006 a 8,3 miliardi di dollari nel 2011. Quali farmaci hanno provocato le overdose? Principalmente tre: Ossicodone, Idrocodone e Metadone. Cosa hanno di strano questi farmaci? Sono farmaci oppiacei, simili, per intendersi, semplificando un po’, alla morfina o all’eroina. Sono utili? Molto, ma vanno usati in modo appropriato, con estrema cautela e sotto controllo medico, quando sono effettivamente necessari, perché non solo fanno rischiare l’overdose ma possono provocare (tossico)dipendenza cronica.
Così negli Stati Uniti ma anche in Canada, dove esiste un problema analogo, si è cercato di controllare maggiormente una situazione che, ormai, era sfuggita di mano. I Narcos Messicani hanno subito fiutato l’affare di immettere eroina sul mercato per chi, dipendente da farmaci oppiacei, incominciava ad avere difficoltà nel procurarsi prescrizioni facili o nell’accedere ad un mercato”grigio”. Ora in molte Regioni degli  USA  e del Canada l’eroina sta ricominciando ad essere una emergenza: il suo consumo è in crescita.

Nel frattempo si preannunciano nuovi “painkillers” ancora più potenti (e costosi) di quelli attualmente in uso. Nessuno ha ben compreso se ce ne sia un reale  bisogno. Molti temono che alla maggior potenza antidolorifica si affianchi una più alta  capacità di creare overdose e dipendenza.
Morale: bisognava pensarci prima. Ora, che la frittata è fatta, bisognerà trovare e sperimentare rimedi, compresi quelli peggiori dei mali, fino a che l’epidemia attraverserà una generazione o due prima che  vengano trovate soluzioni.
E nel nostro Paese?
Ci sono persone che avrebbero bisogno di terapie efficaci per il dolore ma, anche per un pregiudizio culturale sul significato di prescrivere o assumere  oppiacei, considerati solitamente farmaci per drogati o per pazienti terminali, non le ottengono o non le utilizzano. Si cerca, quindi, di facilitare i percorsi per questo tipo di trattamenti. Ciascuno considera la cosa dal suo punto di vista:  compiere una azione eticamente e scientificamente corretta; incrementare il fatturato; abbassare i controlli; fissare obbiettivi di crescita, senza porre troppi problemi.
Risultato: anche da noi il mercato dei painkillers cresce ma, la crescita, potrebbe nascondere tutti quegli elementi che hanno creato una situazione gravissima in Stati Uniti e Canada. Insomma: a guardia bassa la probabilità di  un  pugno in faccia non è trascurabile. Certi discorsi che tendono ad enfatizzare la differenza tra il nostro sistema sanitario e quello americano me ne portano alla mente altri, di anni passati. Qualcuno li ricorderà. Mentre l’eroina invadeva il nord Europa c’era chi rassicurava che la situazione era sotto controllo: da noi non sarebbe successo per la solidità della nostra famiglia e del tessuto sociale. Sappiamo che le cose andarono in un altro modo.
Volutamente oggi già ignoriamo quante persone sono dipendenti da farmaci o, comunque ne abusano e continuiamo a puntare il dito sui drogati di ieri per non considerare quelli di oggi o di domani. Attenzione non parlo solo di farmaci oppiacei ma anche di altri farmaci psicoattivi che molti usano impropriamente, non potendone più fare a meno.  Prescrizioni sbagliate? Monitoraggio dei trattamenti poco attento? Mancata informazione del paziente? Predisposizione alla dipendenza non sufficientemente indagata? Superficialità nell’utilizzo? Difficile dirlo: parliamo di  farmaci, non di droghe. Le guerre alla droga si fanno altrove e l’attenzione e spostata, di conseguenza sulle dipendenze illegali.
Morale
Non pensare e sfidare la fortuna, cercando la buona sorte, è perdente e non solo con le SLOT.  Come con le slot, comunque, per tanti che hanno da perdere …qualcuno guadagna fin troppo.  Attenzione (!) il pericolo non è nella macchinetta mangiasoldi ma nei meccanismi economici-culturali che comprendono la sua esistenza e ne promuovono l’uso:

Mantenimento dell’ignoranza

Promozione di una finta consapevolezza

Spinta al consumo, solo apparentemente consapevole

Sfruttamento della naturale tendenza alla dipendenza per generare profitto

Abbassamento del pensiero critico

Induzione dei bisogni

Illusione

Fidelizzazione

Scotomizzazione degli effetti collaterali ed indesiderat
Quando riusciremo a leggere e smontare  questi meccanismi faremo tutti un passo avanti ma la storia dei nostri giorni ci insegna che non sempre è così.
Quale sarà la prossima emergenza?
Nell’ordine le ultime sono state:
Emergenza ecstasy
Emergenza cocaina
Emergenza guida in stato d’ebbrezza
Emergenza droga dello stupro
Emergenza droga dei cannibali
Emergenza gioco d’azzardo
In diversi casi si è trattato di emergenze mediatiche, visto che non sempre ciò che era emergente aveva una “consistenza” maggiore di altri fenomeni che nello stesso periodo venivano completamente scotomizzati.  Anzi, la regola sembrerebbe quasi essere che dei fenomeni realmente in espansione se ne debba parlare solo dopo che si sono consolidati, quasi come per proteggere gli investimenti economici di chi li ha generati.
Personalmente, quindi, non so quale sarà la prossima emergenza ma credo che, se fossimo previdenti, dovremmo meglio studiare tutto ciò che si collega alla dipendenza da farmaci (oppiacei o non oppiacei che siano). Non vedo però  un percorso facile. Recentemente su un quotidiano nazionale ho letto una intervista molto interessante di un esponente di una Organizzazione delle Nazioni Unite che rassicurava sulla inconsistenza di possibili preoccupazioni, rispetto all’abuso di painkillers in Italia. Mi ha rasserenato. Solo dopo mi sono accorto che il tutto faceva parte di una pagina redazionale a cura dell’Agenzia che raccoglie pubblicità per quel giornale. Contenuti autorevoli e corretti, quindi, ma veicolati da qualcuno che investe danaro per acquistare spazi per rassicurarci, per evitare che ci sia allarme sociale e che, quindi, ci sia reale preoccupazione rispetto al fatto che alcuni farmaci per la terapia del dolore possano, se gestiti male, creare problemi gravi di abuso e dipendenza.  Visto quello che sta succedendo in altre parti del mondo mi sarei aspettato un atteggiamento opposto, a tutela di tutti. Probabilmente sbaglio.

Riccardo C. Gatti 29.7.2013