Per quanto riguarda le droghe, Usa e Italia confermano “il loro sforzo congiunto per combattere la produzione, la distribuzione e la vendita di droghe sintetiche illecite, in particolare gli oppioidi sintetici e le reti criminali che trafficano queste droghe, che danneggiano collettivamente la salute, la sicurezza e il benessere dei nostri cittadini e delle persone in tutto il mondo”.
Noto che la cocaina (dal sito della Direzione Centrale Servizi Antidroga) “è un prodotto naturale estratto dalle foglie della pianta di coca” e che “la base libera, conosciuta a volte come crack, è una forma fumabile di cocaina”. Suppongo, quindi, che la cocaina (che non è una droga sintetica e non è un oppioide) ed arriva in Europa e in Italia a tonnellate dal Sud America, sia fuori da questo accordo congiunto.
Trump ha definito il fentanyl un’arma di distruzione di massa ma il rischio è che, in Europa (e da noi), diventi anche un’arma di distrazione di massa. Va bene allertarsi: il futuro si muove verso mix di droghe sintetiche sempre più potenti e gli oppioidi sintetici ad alta potenza (derivati del fentanyl e nitazeni) sembrano poter giocare un ruolo importante in questa evoluzione.
Ma è possibile che, ad esempio in Italia, ci sia maggior attenzione per un pericolo potenziale che per un pericolo reale ed in corso, costituito dalla cocaina che arriva a tonnellate e dal suo derivato, il crack, che già crea disastri con la sua progressiva e pericolosa diffusione? Quasi ogni notizia o dichiarazione conseguente a convegni di settore cita il fentanyl come un pericolo. Questo è corretto in tema di prevenzione, soprattutto se all’allerta corrisponde qualcosa di concreto. Ma sulla cocaina e sul crack, salvo in alcune zone specifiche del Paese, il livello di allerta e di comunicazione rimane decisamente più basso. Perché?
Si rafforza la mia idea che Trump, più di aver dichiarato una guerra alla droga , come Nixon negli anni ‘70, abbia deciso di creare una sorta di reset nei traffici e nelle rotte di traffico, basandosi su ciò che, in questo momento, è un problema soprattutto per gli USA e che potrebbe, un giorno, diventarlo per altri Paesi.
Certo è che a leggere la notizia dell’accordo congiunto USA – ITALIA, così come viene riportato da diverse fonti, potrebbe sembrare che l’impegno degli USA e dei suoi alleati si stia focalizzando su alcune sostanze, lasciando la strada più aperta per altre. Una assurdità o una strategia? Con quale obiettivo?
Riccardo C. Gatti