Sono passati un po’ di anni da quando quotidiani e riviste ci spiegavano che gli yuppie, per resistere allo stress e riuscire ad operare nel mondo, su mercati finanziari sempre aperti, usavano cocaina. La figura dello yuppie, come giovane rampante e di successo, era di tendenza ed anche la cocaina lo diventò. Da noi, si diffuse nella “Milano da bere”, per poi dilagare in tutto il Paese. Eppure, all’inizio degli anni ‘90 avevo organizzato, proprio a Milano un convegno su cocaina e crack negli Stati Uniti e in Italia, ma gli esperti di allora mi accusarono di parlare di un problema che non c’era e di farlo solo “per farmi vedere” 😱. Così qualche media, e qualche tv locale ripresero la notizia del convegno soprattutto, politici in testa, per buttare acqua sul fuoco.
Oggi sappiamo che il problema c’era eccome, sebbene allo stato nascente. Con un po’ più di attenzione, ed un approccio più intelligente, forse, una prevenzione più efficace sarebbe stata possibile.
Ora, Jonah Frey, un ex banchiere d’investimento per Wells Fargo, ha detto al Wall Street Journal che Adderall e Vyvanse stanno diventando sempre più comuni nella finanza per aiutare i nuovi arrivati ambiziosi a superare le settimane di 90 ore. Il Wall Street Journal ha messo il dito nella piaga ed anche altri media internazionali generalisti, così, ci raccontano di questa nuova tendenza fatta di farmaci stimolanti amfetaminici e bustine di nicotina da sniffare. Presto anche da noi ci saranno articoli e servizi in proposito.
Sta per esplodere una nuova tendenza? La cocaina diventerà sempre più trash e i farmaci stimolanti diventeranno di moda per le persone di successo? Sarà meglio dal punto di vista della salute?
Partiamo dal fondo: si tratta di farmaci il cui uso, al di fuori di un percorso di cura, può dare dipendenza e disturbi fisici e mentali anche gravi, più o meno come la cocaina. Anche la nicotina sniffata può dare dipendenza e, in questo caso, il passaggio ad altri prodotti a base di nicotina è probabile. Quindi, dal punto di vista della salute nulla di nuovo e rassicurante, fatto salvo che stiamo parlando, per gli amfetaminici, di farmaci da prescrizione e, in generale, di prodotti leciti, non di droghe illecite.
Ma, attenzione, anche il fentanyl è un farmaco da prescrizione, ed il suo abuso in Nord America è stato facilitato dalla diffusione non tanto del farmaco, quanto di prodotti della stessa famiglia, preparati però clandestinamente e diffusi dai Narcos. Il risultato è stato un disastro.
Non sappiamo se anche questa nuova tendenza USA si espanderà nel mondo, ma riguarda farmaci controllati, che, da noi, richiedono diagnosi precise e non sono facilmente ottenibili al di fuori di un trattamento specialistico. Negli USA “Big Pharma pagava i manager delle farmacie per favorire il consumo di oppioidi e anti-dolorifici”: così titola La Repubblica, citando un’inchiesta del New York Times, secondo cui “Nonostante i casi di overdose di migliaia di americani, le industrie farmaceutiche spingevano per non limitare le prescrizioni di questo tipo di medicinali”. Non credo che, questa volta, sia necessariamente Big Pharma a spingere attivamente il mercato. Comunque, senz’altro, se questa nuova tendenza si rafforzasse, il mercato dei farmaci ci guadagnerebbe ma, se venissero adottate forme rigide di controllo per arginarla non sarebbe necessario molto tempo per veder fiorire lo spaccio di una grande quantità di farmaci amfetaminici, più o meno contraffatti o prodotti clandestinamente.
Una situazione, quindi, non facile da affrontare, in presenza di una domanda crescente di questi farmaci da usare al di fuori di un trattamento medico. Evidentemente, e non solo negli USA, considerare che l’abuso di farmaci può far danni, è qualcosa di distante dalla mentalità contemporanea, sebbene in un mondo in cui i miti salutistici sembrano avere più importanza di un tempo.
D’altra parte, nel secolo scorso, anche il fumo di sigarette o il bere alcolici erano promossi “contro il logorio della vita moderna” e non è escluso che anche l’abuso di questi farmaci venga considerato utile a questo scopo.
Cambiano i tempi e i prodotti, a volte sono legali, a volte no, ma la musica è sempre la stessa e, in un modo o nell’altro, continuiamo a farci del male, senza imparare dall’esperienza.
Riccardo C. Gatti