Il sottosegretario Giovanardi annuncia che verrà convocata una nuova Conferenza Nazionale, (che, d’altra parte è prevista dalla legge ogni tre anni), ed il CNCA (Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza), che aveva pesantemente boicottato la precedente edizione di Palermo tirandosi dietro altre Organizzazioni di settore, ora dice, per tramite di Riccardo De Facci, “Accettiamo subito la proposta di Giovanardi di un luogo come una – vera – Conferenza sui consumi e gli abusi di sostanze.” C’è anche la spiegazione di cosa significhi vera e, cioè che “tutti gli operatori pubblici e privati dovranno venir trattati con la stessa dignità, così come non è stato tre anni fa a Palermo” (fonte Vita).
E’, contemporaneamente, una sorpresa e un passo avanti anche se, ai tempi, la causa della frattura sembrava non essere il riconoscimento di “pari dignità” tra gli operatori ma l’esistenza di “azioni unilaterali del Governo prima che la Conferenza potesse esprimersi” (vedi lettera del CNCA ). Le azioni unilaterali furono quelle che portarono il Governo a promuovere la legge attualmente in vigore. Così il CNCA ed altre organizzazioni alleate come FederSerD (che analogamente a CNCA sosteneva che “nessun atto parlamentare doveva essere assunto prima del confronto in Conferenza Nazionale” – vedi comunicato ), non parteciparono alla Conferenza.
Ora andiamo, dunque, verso una nuova Conferenza con prospettive di dialogo (molte interazioni in corso, e non solo quelle del CNCA, erano semplicemente improponibili sei mesi fa) ma il rischio della solita confusione non è svanito e non è legato ai partecipanti ma alla funzione ed al funzionamento della Conferenza in sé che non sono sufficientemente definiti in particolari importanti.
Dice la legge in vigore: “Ogni tre anni, il Presidente del Consiglio dei Ministri, nella sua qualità di Presidente del Comitato nazionale di coordinamento per l’azione antidroga, convoca una conferenza nazionale sui problemi connessi con la diffusione delle sostanze stupefacenti e psicotrope alla quale invita soggetti pubblici e privati che esplicano la loro attività nel campo della prevenzione e della cura della tossicodipendenza. Le conclusioni di tali conferenze sono comunicate al Parlamento anche al fine di individuare eventuali correzioni alla legislazione antidroga dettate dall’esperienza applicativa (DPR 309/90 art. 1.15)”.
Si tratterebbe, quindi e soprattutto, di “individuare eventuali correzioni alla legislazione antidroga dettate dall’esperienza applicativa” da indirizzare al Parlamento. Ma chi lo dovrebbe, concretamente, fare? Chi sono i “soggetti pubblici e privati che esplicano la loro attività nel campo della prevenzione e della cura della tossicodipendenza”? La risposta non è così scontata e poiché è un’ovvia illusione che una assemblea di mille persone (questi sono i numeri usuali), possa esprimere una posizione tecnica concreta lavorando tre giorni su documenti cui partecipa … chi è interessato, sarà importante ciò che succederà in preparazione della Conferenza stessa, definendone i contenuti ed i documenti preparatori.
La situazione non è semplice. Se, Giovanardi, rispetto alle modifiche di legge, si è sempre dichiarato disponibile al confronto, bisogna dire che, sul campo, ancora una volta, siamo di fronte alle pressioni di chi vorrebbe norme meno repressive ma anche di chi spinge nella direzione opposta. Ed il fatto che il Governo si sia assunto più volte, in prima persona, il compito legislativo in questo ambito, anziché rimandare il tutto a più normali iter parlamentari, rischia di riportare tensioni proprie del dibattito parlamentare all’interno della maggioranza.
Spero, pertanto, che non si apra il dialogo da una parte … per chiudersi dall’altra e che anche questa Conferenza non diventi ancora una volta un’ occasione di scontro politico e non di incontro tecnico. Ciò renderebbe molto difficile “mettere a punto strategie e politiche per sconfiggere il flagello della tossicodipendenza” così come auspicato da Giovanardi stesso.
Proprio per questo mi sembra importante che, prima di indire una nuova Conferenza, ne vengano definiti e dichiarati precisamente gli obiettivi ed i limiti tenendo presente il vero ruolo istituzionale previsto dalla legge e, insisto, dedicando grandissima attenzione al modo di costruire la rappresentanza di chi partecipa ai lavori, anche solo preparatori, della Conferenza stessa.
Per fare questo, però, c’è da risolvere un nodo fondamentale.
Poiché le “politiche e le strategie” cui fa riferimento Giovanardi, evidentemente, non sono solo le leggi, quanto definito in Conferenza non dovrebbe avere un’importanza istituzionale ed operativa solo per il lavoro legislativo del Parlamento o, eventualmente, del Governo ma dovrebbe legarsi in qualche modo anche alle scelte programmatorie ed amministrative delle Regioni. Come?
Dare per scontato che il tutto avvenga “automaticamente” è un errore anche perché non è chiaro se Regioni, Enti Locali ed Aziende Sanitarie debbano essere, rispetto alla Conferenza, i destinatari dei risultati dei lavori , così come lo è il Parlamento, oppure coloro che li predispongono e li portano a termine, compresi tra i “soggetti pubblici e privati che esplicano la loro attività nel campo della prevenzione e della cura della tossicodipendenza”.
Non si tratta di questioni di “lana caprina”. La Conferenza Nazionale è prevista per legge e deve essere fatta ma manca di un “regolamento” e un ruolo condiviso per i diversi livelli, centrali e periferici, istituzionali e non, che partecipano all’azione antidroga. Rischia così, ogni volta, di diventare una situazione estemporanea e strumentale di rappresentazione interna o esterna di posizioni contrapposte senza mai riuscire ad avere il ruolo per cui era stata originariamente pensata.
Personalmente credo che sia necessaria una sua nuova definizione o restringendone precisamente il campo di interesse al solo compito di proposta di “eventuali correzioni alla legislazione antidroga dettate dall’esperienza applicativa” degli Operatori di settore, definendone le modalità di rappresentanza, oppure ampliandolo anche alle “politiche ed alle strategie” generali ma tenendo conto, sin dall’inizio, che l’assetto dello Stato è ormai cambiato in senso federalista dopo la riforma del titolo V della Costituzione. Ciò obbliga a definire esattamente se, a che titolo, con quale peso e come, le Regioni e, più in generale, Enti Locali e Aziende Sanitarie debbano, pertanto, essere attori o spettatori dei lavori.
E’ chiaro che per l’ampiamento della partecipazione in senso federalista, dovrebbe avviarsi un lavoro continuo, trasversale alle Istituzioni centrali e periferiche, che, almeno in questo campo è ancora in gran parte da costruire.
Forse … sarebbe proprio ora di farlo, se ci sta a cuore la definizione di nuove strategie ma anche la loro reale applicazione.
Riccardo C. Gatti 10.6.08
Aggiornamento
La Conferenza fu fatta a Trieste e, certo, non segnò la storia. Conclusioni vere da trasmettere al Parlamento non ce ne furono. In qualche modo l’allora Dipartimento Nazionale ricondusse il tutto nelle sue competenze verso lavori ulteriori di cui fu difficile capire i risultati. Non venne mai definito a che titolo, con quale peso e come, le Regioni e, più in generale, gli Enti Locali e le Aziende Sanitarie dovessero essere attori o spettatori dei lavori. Di una nuova Conferenza, per ora, non si parla anche se i termini per la convocazione sono scaduti da un pezzo.
Riccardo C. Gatti 18.3.2015
nota: a proposito dello stand by attuale, in relazione al passato, può valere la pena di rileggere questo articolo