(il Governo non è il Parlamento)

Se al posto di pensare il mercato della droga come una questione di “ragazzi e spacciatori” riuscissimo ad avere la cognizione di quello che effettivamente è, capiremmo rapidamente che l’azione antidroga ha bisogno di tattiche e strategie molto ben strutturate e applicate. L’insieme degli operatori che intervengono in questo mercato, infatti, ha un potere politico, economico e militare decisamente superiore a quello di un Paese come il nostro e lo usa per far crescere progressivamente in tutto il mondo la circolazione di un prodotto che diventa droga (intesa come sostanza psico-attiva) solo per il consumatore finale. Come merce, invece è, di fatto, uno strumento economico in grado di generare ricchezza e consenso diffuso. Per questo il mercato della droga è vincente ed impone le sue regole in un mondo che è ingenuo considerare come diviso in buoni (quelli che sono contro le droghe) e cattivi (tutti gli altri). La trasformazione del mercato in una grande distribuzione ha creato interessi molto più ampi di un tempo e che rischiano di mettere gli Stati in una posizione di stallo. Basti pensare che le droghe di origine naturale sono prodotte in regioni relativamente piccole e ben individuate nel mondo … eppure … continuano ad essere prodotte senza che nessuno riesca a fare qualcosa di sostanziale. Dal punto di vista di un Paese come l’Italia, dove esistono le condizioni socio-economiche che rendono la popolazione generale un interessante target finale di questo mercato, è evidente che l’azione antidroga (preventiva, terapeutica, riabilitativa ma anche repressiva e di politica internazionale) debba essere governata con particolare attenzione. Purtroppo questo non avviene. La situazione, nel tempo, peggiora. Le persone che accedono a questo mercato sono ormai, milioni. Ad un aumento dei consumatori occasionali corrisponde un aumento degli spacciatori e dei trafficanti occasionali e, tutto ciò, genera un consenso crescente attorno al mercato.

Governare l’azione antidroga, pertanto, diventa sempre più difficile perché richiederebbe, anche a livello politico la necessità di agire in maniera diversa ricordando che la questione non è più gestibile come una emergenza visto che, ormai, è endemica da anni.

Esaminiamo la questione legislativa. Abbiamo una legislazione vecchia che risale al 1975. A periodi, da allora, scoppia  l’emergenza droga ed i Governi cambiano l’equilibrio tra possibilità sanzionatorie ed azioni riabilitative. Lo fanno nonostante posizioni sempre meno univoche all’interno della loro stessa maggioranza. Non dimentichiamoci che l’attuale legislazione (Fini – Giovanardi) venne approvata d’urgenza per decreto legge a fine legislatura e che il Governo Prodi, nonostante i proclami pre-elettorali, la lasciò tale e quale, non riuscendo a trovare la compattezza necessaria per modificarla. Ora, con un nuovo Governo Berlusconi, Letizia Moratti e Andrea Muccioli sono già in pista con la richiesta di “tolleranza zero”. Muccioli si dichiara perplesso e deluso per la delega sulla droga al Sottosegretario Giovanardi e, probabilmente, “parla a nuora perché suocera intenda” visto che la legge in vigore porta anche il nome di Fini ed è stata approvata dal precedente Governo Berlusconi. Si tratta di una diatriba non nuova che ha una storia. Letizia Moratti, a suo tempo, fece di tutto per far sì che esistesse un limite netto al possesso di droga in modo che, sopra un determinato (piccolo) quantitativo, il reato di spaccio diventasse automatico. Praticamente Moratti e Muccioli si stanno rivolgendo al Governo perché modifichi nuovamente la legge in vigore.

Ho citato questo esempio, avrei potuto citarne altri, per far comprendere come, in questo campo, l’attività legislativa del Governo venga considerata direttamente una parte dell’azione antidroga. Considerato quanto successo in precedenti legislature, di diverso colore, questa posizione sembra comunemente condivisa. Personalmente, invece, ritengo che si tratti di un errore con ricadute non indifferenti. Il Governo, normalmente, dovrebbe esercitare soprattutto un potere esecutivo e amministrativo mentre il potere legislativo dovrebbe essere affidato al Parlamento. Potrebbe sembrare una  questione di dettaglio ma  … non è così. Dibattiti e scontri che dovrebbero trovare la loro sede ideale nel Parlamento (cui è affidata la funzione legislativa!), una volta spostati a livello di Governo, ostacolano pesantemente la possibilità di costruire ed attuare strategie antidroga compiute, implementando, anche, adeguate politiche a sostegno del settore. L’auspicio, quindi, è che, in questo campo, si torni in una situazione meno “emergenziale” di oggi in cui il Parlamento fa le leggi ed il Governo … governa. Questa azione di governo deve avere tutto lo spazio per essere esercitata in senso esecutivo ed amministrativo (per questo è necessaria una struttura di supporto,  il Dipartimento Nazionale). Ma se, come è già successo, il Governo in prima persona si assume il compito di fare le leggi mentre la struttura di supporto lavora soprattutto per questo e per realizzare Conferenze Nazionali e relazioni al Parlamento che di fatto non possono essere utilizzate (perché la funzione legislativa è spostata sul Governo), accade che sia la funzione esecutiva del Governo che quella legislativa del Parlamento vengono sacrificate a un malinteso clima di urgenza. Risultato: l’azione antidroga, in senso esecutivo, è mal governata (da tempo) e le leggi finiscono per non essere condivise nemmeno all’interno dello stesso schieramento che dovrebbe supportarle.

Riccardo C. Gatti 27.5.08

nota

In extremis, appena prima dell’approvazione della legge attuale un Deputato di Forza Italia Antonio Leone, Vice Presidente vicario del Gruppo di Forza Italia della Camera, propose un emendamento. Eccolo:

Dopo l’articolo 34, aggiungere il seguente:

Art. 34-bis – 1. Ai fini dell’applicazione dei limiti di cui all’articolo 73 del decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, e successive modificazioni, qualora il quantitativo di principio attivo contenuto nella sostanza detenuta risulti superiore ai limiti massimi indicati nell’apposito decreto emanato dal Ministro della salute, di concerto con il Ministro della giustizia e sentita la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento nazionale per le politiche antidroga, si presume la destinazione della sostanza ad uso diverso da quello esclusivamente personale, salvo che il detentore adduca elementi dai quali concretamente ne risulti la finalizzazione del possesso ad uso esclusivamente personale.
2. Il possesso di sostanze stupefacenti e psicotrope in quantità di principio attivo superiore al limite di cui al comma 1 di oltre il triplo non è mai considerato finalizzato ad uso esclusivo personale.

Giovanardi, allora Ministro,  rilasciò all’ANSA una dichiarazione: “‘Letizia Moratti ci ha accusato di aver fatto una legge che liberalizza le droghe, e ha definito le nuove norme ‘troppo lassiste’. E’ lei – ha concluso – che vuole questo emendamento”
L’emendamento non passò. Oggi Letizia Moratti ritorna su questa posizione assieme a Muccioli con il merito di riaprire il dibattito politico sul tema droga, stranamente messo in disparte quasi da tutti durante la campagna elettorale.

Aggiornamento

Sembra preistoria, eppure non è passato tanto tempo. L’urgenza legislativa del 2008 è stata la causa della abrogazione di tutto quel lavoro. Così si è tornati al passato. Forse meglio, secondo qualcuno, ma, certamente non si sono fatti passi avanti. Rimango dell’idea di allora: l’azione antidroga, in senso esecutivo, è mal governata (da tempo) e le leggi finiscono per non essere condivise nemmeno all’interno dello stesso schieramento che dovrebbe supportarle. Così anche Renzi si sta dimenticando che la legge in vigore prevede ogni tre anni una Conferenza Nazionale per valutare l’applicazione della legislazione. Sulla questione c’è un grande silenzio. Addirittura di una proposta semi-bipartisan sulla legalizzazione della Cannabis se ne è quasi parlato di più all’estero che in Italia. Muccioli da tempo non è più a San Patrignano. L’ex plenipotenziario Capo del Dipartimento Nazionale Antidroga è tornato alla ASL  da dove proveniva ed è stato licenziato, assieme a suoi fedeli collaboratori. Nessuno sembra aver voglia di giocare qualche ruolo sostanziale sull’argomento e, francamente, è difficile capire se, a conti fatti, sia meglio o peggio.

Riccardo C. Gatti 18.3.2015

Nota. Un problema fondamentale. La Conferenza Nazionale è prevista per legge e deve essere fatta ma manca di un “regolamento” e un ruolo condiviso per i diversi livelli, centrali e periferici, istituzionali e non, che partecipano all’azione antidroga. Rischia così, ogni volta, di diventare una situazione estemporanea e strumentale di rappresentazione interna o esterna di posizioni contrapposte senza mai riuscire ad avere il ruolo per cui era stata originariamente pensata. Per capirne qualche problematica può essere interessante rileggere questo articolo, scritto prima della Conferenza di Trieste.