TitanicSta emergendo la punta di un iceberg. Non solo ragazzi che muoiono per incidenti, sopraffatti dalla coca e dalla stanchezza ma anche autisti di mezzi pubblici che provocano involontariamente ma anche … volontariamente incidenti sotto l’effetto di cocaina. Poi si spara e, ancora, le questioni di droga sono evidenti nel fatto di cronaca. Quando emerge la punta di un iceberg si scopre quello che già c’era ma era noto a pochi. La cocaina è un disastro individuale, per chi la consuma e sociale, per tutti. Questa droga, promossa come un “doping della vita quotidiana” integrato e socialmente accettabile promettendo non solo di divertire e di potenziare la sessualità ma anche di essere più attivi e fattivi nel lavoro, è stata il vettore di un nuovo concetto di droga “per tutti”. Integrata negli stili di vita e di consumo “vincenti” ha dato l’illusione che si potesse vivere con la droga e controllarla e che la “questione droga” fosse un fatto individuale e non collettivo. Naturalmente era la solita illusione che da anni accompagna il consumo di droghe. In realtà chi consuma cocaina finisce per non controllarla ed, anche se non ne diventa dipendente, dopo periodi relativamente brevi di consumo i rapporti (con se stesso e con gli altri) si alterano, il lavoro incomincia ad andare a rotoli, la sessualità è insoddisfacente (e i partner non faticano ad accorgersene), il divertimento finisce sostituito da pensieri paranoici e da un più difficile controllo dell’impulsività. Se si volesse incominciare a vedere l’iceberg e non solo la punta, basterebbe leggere bene le notizie relative a molti fatti di cronaca in cui, sebbene non messo in rilievo dai giornalisti, c’è un uso parallelo di droghe e di cocaina in particolare. Ma se si volesse inquadrare il fenomeno nella sua complessità bisognerebbe comprendere quante carriere lavorative malamente concluse, quante separazioni coniugali apparentemente non prevedibili, quanti incidenti domestici sul lavoro e stradali inspiegabili, quanti contenziosi giuridici e quanti problemi legali sono legati all’uso di cocaina (insisto: “all’uso di”, non necessariamente alla dipendenza). Se, poi, valutassimo le “vittime” di queste situazioni ci accorgeremo che sono moltissime sia tra i consumatori della droga che tra chi ha a che fare con loro. Non è un problema astratto: se ad usare cocaina è la persona che ha in mano un’arma e deve occuparsi della nostra sicurezza, l’imprenditore che governa la nostra azienda, chi gestisce i nostri investimenti, il chirurgo che domani ci aprirà la pancia, chi sta guidando il taxi su cui siamo o l’autobus che ci segue, la baby sitter di nostro figlio ecc. ecc., siamo concretamente a rischio. Francamente non so se esista una soluzione del problema legato a “scelte politiche”. Credo che chi governa debba fare del suo meglio elaborando strategie preventive e di contrasto coerenti, verificandone l’efficacia ma credo anche, però, che, indipendentemente dalle norme e dalle regole, dalle azioni delle forze dell’ordine e di controllo, sia necessario che ciascuno di noi si renda conto della realtà. Nessun aggregato sociale è in grado di affrontare un pericolo se non lo riconosce come tale. Al momento non stiamo riconoscendo il pericolo ed il mercato di cocaina, sebbene prospettivamente in rallentamento, continua a crescere. Continueranno ad aumentare i fatti di cronaca e, soprattutto le migliaia di episodi di malessere, sofferenza e danno collegati all’uso di cocaina. Svegliamoci! Abbiamo un iceberg di fronte e rischiamo, per ignoranza, di sbatterci contro con la faccia mentre l’orchestra continua a suonare, come sempre.

Riccardo C. Gatti 29.12.08

nota:

“A bordo del Titanic intanto, tutto si svolgeva in un clima irreale: i passeggeri di prima classe erano calmi, ancora fiduciosi e riluttanti ad abbandonare la grande nave che, tutto sommato, non mostrava ancora segni evidenti di pericolo; le luci sfavillavano e l’orchestrina suonava. Molti membri dell’equipaggio contribuirono a rafforzare questo senso di sicurezza, sia per ordine del capitano, sia perché neanche loro riuscivano a credere che sarebbe colata a picco sul serio”. (tratto da Wikipedia)