crashQuando sperimentalmente si attiva un’attività di controllo sulle strade rispetto all’uso di alcol e di droghe  e si verifica che, alle 2 di notte, in una zona del Veronese,  il 45% delle persone controllate risulta positivo c’è da mettersi le mani nei capelli. Usiamo pure tutta la prudenza del caso ricordando che il 45% di positivi non riguardava tutte le persone che passavano per quella strada o che venivano fermate. Solo parte delle persone fermate, infatti, veniva controllata e c’è da aspettarsi che al controllo venissero inviate le più “sospette”. Contemporaneamente è evidente che il luogo scelto probabilmente non era casuale. In ogni caso, però, si tratta di dati gravissimi non solo per quanto riguarda la diffusione dell’uso di sostanze (un 30% aveva usato droga ed alcol insieme) ma perché le persone risultate positive erano alla guida di un veicolo. Un caso? No: l’anno precedente ad un analogo controllo la percentuale di positivi era del 47%. A questo punto bisogna dire che è necessario effettuare più controlli sulle strade, costi quel che costi, visto che fermare chi guida in stato di alterazione diventa imperativo anche se è agghiacciante pensare a quanto sia necessario investire per evitare alla gente di farsi male e di far male agli altri. Una persona di normale intelligenza teoricamente dovrebbe capire da sola che guidare in stato di alterazione può essere l’occasione di trovarsi, direttamente o indirettamente, in condizioni strazianti invece, purtroppo, non è così. Facciamoci del male! Tanto si sa che gli incidenti capitano solo agli altri. Forse un giorno recupereremo il “valore della responsabilità” ma al momento la strada sembra ancora in salita. (RCG 2.9.08)

P.S. Intanto i dati divulgati dai media vengono contestati. In una lettera al Manifesto del 3 settembre, ripresa da Fuoriluogo, il Dott. Franco Marcomini (medico SERT partecipante al Comitato Scientifico di Forum Droghe) riferisce quanto riportato dal quotidiano locale “il Verona” del primo settembre: – “Drogate” le cifre sui controlli, positivi sei autisti su cento – e afferma “Ecco i fatti: sono stati fermate 576 persone e testate solo 80 con un criterio di discriminazione sconosciuto: di queste solo 37 erano intossicate, 37 su 576, circa il 6%. Questo gioco dei numeri non lascia molti dubbi sull’intera vicenda ed impone una riflessione critica che riaccenda il lume della ragione per disintossicarsi dalla droga mediatica dell’allarmismo”.

Diventa difficile, a questo punto, farsi una immagine reale della situazione anche perché i dati riguardano soltanto le persone testate: quelle non testate e, soprattutto, quelle non fermate che transitavano erano molte di più. Ritorniamo ai numeri che abbiamo a disposizione, perché riportati dai media. Supponiamo che le 576 persone fermate possano essere un campione abbastanza rappresentativo di chi circolava a quell’ora su quella strada. Consideriamo che, evidentemente, la percentuale di chi guidava sotto l’effetto di droghe o alcol era necessariamente superiore al 6%  (visto che tra i non testati avrebbero potuto esserci altri positivi). Si tratta, effettivamente, di numeri molto diversi da come sono stati “sparati” dai titolisti di diversi media. Detto questo non vorrei che per evitare gli allarmismi si finisca per sottovalutare la situazione: è accettabile che ogni 100 auto in transito ce ne siano anche solo (!?) 6 che sono guidate da persone in stato di alterazione mentale? (R.C.G. 4.9.08)

TEST o non TEST

“Dei circa 170.000 incidenti registrati sulle strade italiane circa 50.000 sono attribuibili agli effetti di una elevata concentrazione di alcol (alcolemia) nell’organismo. Un uomo in buona salute di 70 chili di peso che ha consumato 2 bicchieri di vino ai pasti (250 millilitri) o 2 boccali di birra (600 millilitri circa) o 2 bicchierini di amaro o superalcolico (80 millilitri circa) o una combinazione, ad esempio, di un bicchiere di vino seguito da un bicchierino di amaro, raggiunge pressoché istantaneamente una concentrazione di alcol nel sangue pari a 0,5 grammi/litro. A tali livelli di alcolemia chi si pone alla guida di un autoveicolo o di una moto o di qualsiasi mezzo di locomozione va incontro ad una probabilità di causare un incidente stradale 5 volte superiore rispetto ad un individuo che non ha bevuto (fonte Osservatorio Fumo, Alcol e Droga dell’Istituto Superiore di Sanità )”. Ma quanti sono gli incidenti provocati dall’uso di droghe illecite? Perché è più facile che si venga sottoposti al test del “palloncino” con un alcolimetro omologato per l’alcool piuttosto che ad un TEST per le droghe?  Per le droghe i test sulle urine che ne ricercano i metaboliti, sono economici, semplici da utilizzare e abbastanza attendibili ma la positività che misurano non è necessariamente segno che al momento della rilevazione la persona sia in stato di alterazione mentale. I metaboliti urinari di molte sostanze, cioè, sono rilevabili anche quando l’effetto psico-fisico della sostanza non è più presente. Diverso è il valore probatorio dei test sul sangue, dove la presenza di droga corrisponde alla sua azione.  Si tratta, però, di test invasivi, richiedono una organizzazione specifica per essere eseguiti in modo attendibile e l’intervento di un medico per il prelievo (in pratica vanno fatti in ospedale e, quindi, non sono adatti per screening di massa in strada). Test più recenti rilevano le droghe nella saliva. Si tratta di metodiche difficilmente adulterabili, visto che è possibile osservare agevolmente il soggetto durante il prelievo. Sono rapidi ed attendibili, tuttavia hanno alcuni limiti importanti. Ecco quanto riportato sul sito del Cozart Rapiscan, un test utilizzato dalle Polizie di diversi Paesi: “Il tempo di rilevabilità delle droghe nella saliva è un argomento complesso. Si è notato che la finestra di rilevabilità,varia al variare della quantità di sostanza assunta,dalla frequenza, e dal metabolismo individuale. Uso frequente ed alti dosaggi, aumentano la rilevabilità nel fluido orale per alcuni giorni. Una singola dose può essere rilevata fino a molte ore dopo l’assunzione”. Esiste, quindi, una reale corrispondenza diretta tra la positività del test ed il perdurare dell’alterazione dello stato mentale? C’è chi sostiene che i test della saliva diano risultati simili a quelli ematici ma anche chi contesta questa posizione, in particolare per i cannabinoidi, affermando che i test della saliva darebbero la prova di un uso recente di droga ma non necessariamente del perdurare del suo effetto stupefacente. L’obiettivo dei test è la sicurezza stradale e ciò che viene sanzionato è la guida in stato di ebbrezza non l’assunzione di droga.  Maggiori controlli sulle strade sono necessari ma il rispetto dei diritti individuali in relazione alle norme vigenti rende il tutto molto complesso. Basti pensare che le “Linee guida per i laboratori di analisi delle droghe di abuso con finalità medico – legali, revisione maggio 2008   a cura della Commissione Qualità del Gruppo Tossicologi Forensi Italiani (GTFI) sostengono che.”Qualora il laboratorio debba valutare la “attualità d’uso” di sostanze illecite, le indagini devono essere eseguite su sangue. Anche la saliva può essere utilizzata a tale scopo, ma il limite di sensibilità del metodo deve tenere conto delle concentrazioni estremamente basse di analiti in questo campione biologico. Per avere validità in ambito medico-legale ogni risultato analitico ottenuto sulla saliva deve essere confermato tramite l’applicazione di metodi di conferma sul sangue”. Allo stato dell’arte delle attuali conoscenze, pertanto,  l’esecuzione di controlli diffusi sulle strade italiane con relativa conferma su sangue dei test eseguiti in prima istanza sulla saliva (o sulle urine), unita all’esecuzione sul posto di valutazioni dello stato psicofisico della persona (es. valutazione dei riflessi con apparecchiature omologate), potrebbe richiedere investimenti economici ed organizzativi di un certo impegno. C’è chi pensa che, forse, sarebbe più produttivo investire in processi preventivi ed  educativi, piuttosto che in controlli. Non è una scelta facile, o meglio, è una scelta che non andrebbe fatta perché prevenzione e controlli non sono in antitesi tra loro. Purtroppo, quando si parla di droga ed alcol, e, più in generale, di sostanze d’abuso, troppo spesso si fanno conti su quanto costi fare una azione “antidroga” efficace (visto che difficilmente è poco costosa). Più difficilmente si tenta il computo di quanto costi non farla. (R.C.G. 4.9.08)

Federazione Nazionale Ordini dei Medici : si ma …

Il Direttivo Fnomceo (Federazione nazionale dell’Ordine dei medici e odontoiatri) dice si alle misure di controllo proposte dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Carlo Giovanardi finalizzate alla sicurezza stradale per contrastare il fenomeno della guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti ma, per voce del Presidente Amedeo Bianco, sottolinea che “e’ indispensabile che nella formulazione di questa specifica normativa, i medici vengano sentiti per privilegiare, al di la’ del sensazionalismo, una seria riflessione sull’efficacia delle procedure e degli strumenti nella prospettiva di conseguire un bene collettivo” (Fonte ADUC).  Secondo la Carta Costituzionale, dice Bianco, “nessuno può essere obbligato ad un trattamento sanitario se non per disposizione di legge” e la legge “non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona”. Inoltre, rileva il Presidente dell’ordine dei Medici, “rispetto agli obiettivi dichiarati, ci appaiono del tutto insufficienti le risorse messe in campo, pari a circa un milione e mezzo di euro previsto già da una legge del 2003”. E conclude  “In ogni caso ci aspettiamo anche misure chiare in direzione non solo della repressione ma anche della prevenzione: per scoraggiare l’uso delle droghe e’ fondamentale educare i giovani”. (dal notiziario DIRE Welfare del 19.9.08).  In precedenza Bianco aveva dichiarato «Se l’obiettivo di tutto ciò è rendere più sicura la guida, meglio la prevenzione della repressione» (Fonte AMI). RCG 22.9.08