Stampo Antimafioso

Questa intervista, di Amedeo Paparoni, è stata pubblicata da Stampo Antimafioso il 29 giugno 2022

Sul blog droga.net il dott. Riccardo Gatti scrive di dipendenze patologiche, tema di cui si occupa da anni, fornendoci una chiave di lettura di fenomeni legati al consumo di sostanze stupefacenti. Gatti, specialista in psichiatria e psicoterapeuta, dirige il Dipartimento Interaziendale Prestazioni erogate nell’ambito delle Dipendenze della ASST Santi Paolo e Carlo di Milano. Coordina il Tavolo Tecnico Regionale in area dipendenze per promuovere una risposta sanitaria, sociosanitaria e sociale aggiornata a fenomeni in continua evoluzione.

Dott. Gatti, negli ultimi anni come si è evoluto il panorama del consumo di droga tra Milano e provincia?

La situazione odierna è complessa e difficile da codificare. Le nuove tendenze si rendono evidenti sempre in ritardo rispetto a quando iniziano. Questo perché c’è sempre una latenza tra la nascita di nuovi fenomeni, o nuove modalità di consumo, e la domanda di cura. Contestualmente mancano dei dati di monitoraggio solidi per leggere il presente al di fuori di ciò che vediamo direttamente nei Servizi di cura. I laboratori di analisi normalmente rilevano solo un numero limitato di stupefacenti, droghe “classiche” come la cocaina, l’eroina, le amfetamine, ecc., e non sono attrezzati per le sempre nuove sostanze sul mercato. Basti pensare che è difficile reperire campioni di riferimento standard per effettuare le analisi. Inoltre alcune nuove sostanze in circolazione hanno effetti molto potenti anche in dosi bassissime e quando, miscelate ad altre, provocano la morte del consumatore, non è sempre possibile rilevarle. Siamo ancora distanti da un monitoraggio che ci dica qual è la situazione in tempo reale o evidenzi situazioni di pericolo. Senza considerare che gli stessi consumatori – e spacciatori al dettaglio – non conoscono esattamente il contenuto della sostanza acquistata.

Non siamo quindi in grado di prevedere o monitorare facilmente una crescita nei consumi – e di conseguenza nel traffico – di una specifica sostanza?

In linea di massima no, anche se a livello mondiale sembra esserci una sempre maggiore produzione di droghe sintetiche in laboratorio. In alcuni casi saranno addizionate a droghe di origine agricola, per renderle più potenti a minor costo. In altri saranno vendute così come sono, aumentando la scelta dei consumatori, o potrebbero essere utilizzate, miscelate tra loro, per creare nuovi prodotti, con effetti differenti dagli usuali.

Anche a livello europeo gli operatori del narcotraffico paiono attrezzarsi in questa direzione e questa tendenza sembra inevitabile: a livello organizzativo è molto conveniente perché le sostanze sintetiche costano meno, possono essere prodotte potenzialmente ovunque e sono più facilmente occultabili e distribuibili. Hanno un unico limite: la filiera tra produzione e consumo può essere corta e la distribuzione ha meno possibilità di incrementare il valore di una sostanza su più tappe. A livello commerciale, tuttavia, garantiscono guadagni elevatissimi. Faccio notare, però, che le droghe illecite in abito criminale possono fungere anche da moneta di scambio alternativa. Per questo i loro percorsi hanno significati che vanno oltre il rapporto tra la domanda e l’offerta di effetti psicotropi.

In riferimento al mercato nordamericano degli stupefacenti si è spesso parlato di emergenza fentanyl, un analgesico considerato ottanta volte più potente della morfina. Abbiamo qualche notizia sulla sua diffusione in Italia?

Il fentanyl e i sui derivati destano preoccupazione perché causano – o sono concausa – di una parte importante delle più di centomila overdosi mortali che si registrano ogni anno negli USA. Leggendo i dati a disposizione, tra l’altro, non è facile capire quante overdosi mortali siano legate a oppiacei di produzione farmaceutica, abusati assieme ad altre sostanze e, quante a sostanze oppiacee ad alta potenza di produzione clandestina, che vengono anche mischiate prima dello spaccio con droghe più tradizionali. Probabilmente l’epidemia di overdosi è soprattutto legata ai mix messi a disposizione sul mercato dello spaccio. Una scelta dei distributori delle droghe che hanno privilegiato il guadagno, anche a costo di uccidere una parte della clientela.

In Italia la situazione sembra per ora diversa. Il costo dell’eroina di strada è progressivamente calato negli anni, di pari passo con la qualità e con la percentuale di principio attivo presente. Questo trend ha reso l’eroina economicamente più accessibile della cocaina, per la quale la domanda sembra più alta. Può sembrare una strategia antieconomica, ma permette di fidelizzare nuovi clienti. Di fatto, diversi colleghi che lavorano nei servizi per le dipendenze, possono confermare una nuova crescita nel consumo dell’eroina. Anche se non abbiamo dati a supporto di questa ipotesi, è possibile che si apra la strada alla diffusione di oppiacei sintetici come il fentanyl e non solo.

La situazione generale in conseguenza del Covid, prima, e della guerra in Ucraina, dopo, sta provocando sconvolgimenti socio-economici non indifferenti. È difficile fare previsioni ma, il malessere diffuso e la reale prospettiva di un abbassamento del tenore di vita, apre nuovi spazi alla distribuzione e ai consumi di sostanze che provocano alterazione. Quelle più potenti e a basso costo di produzione potrebbero diventare sempre più diffuse. Certamente il mondo sta andando verso nuovi equilibri geopolitici ed è difficile che questo non provochi anche cambiamenti nei mercati delle droghe che, sebbene illeciti, rispondono alle sollecitazioni.

Tra le sostanze stupefacenti “classiche” quali sono quelle che destano più preoccupazione?

Tra Milano, e la zona a Nord della provincia è ancora molto forte la domanda di cura connessa all’uso di cocaina ed eroina. Ma anche l’alcol non deve essere sottovalutato. Sono sempre più frequenti anche i consumi di più sostanze e l’abuso di farmaci.  Le storie di consumo sono cambiate rispetto al passato: un tempo molti pazienti dei Servizi Dipendenze avevano in comune storie di degrado. Oggi, non è necessariamente così e questo ha aumentato la complessità dei problemi che dobbiamo affrontare e che, comunque, si generano, come conseguenza dell’uso di sostanze.

I lockdown hanno cambiato qualche dinamica di consumo a suo parere?

Sembra che i costi delle sostanze non siano particolarmente aumentati, quantomeno non più di quelli di altri generi di consumo. Vedremo ora se e come si adegueranno alla forte inflazione. È stata potenziata, però, la distribuzione a domicilio. Alcuni media hanno alimentato il mito della droga comprata online sul dark web. È un canale effettivamente utilizzato ma, per la persona comune, è molto più frequente l’uso del telefono, dei social network e delle app di messaggistica istantanea. Inoltre, anche i luoghi di lavoro o di aggregazione possono diventare punti di spaccio. La diffusione di droga preoccupa meno i cittadini quando non è particolarmente visibile e non crea allarmi per problemi di sicurezza. Siamo, ormai, molto distanti dl concetto dai droga come “pericolo pubblico n.1”, lanciato da Nixon nel 1971. Il mondo di oggi è molto diverso da quello di allora.

Durante i lockdown si sono ridotti i consumi occasionali legati a situazioni aggregative, e di conseguenza gli interventi di emergenza, ma i consumatori abituali non hanno cambiato abitudini ed il mercato clandestino è stato rapidissimo nel rispondere alle loro esigenze.

Dopo i lockdown invece si è evidenziata qualche altra tendenza?

Ora anche i consumi legati ad eventi di aggregazione sono ripresi, forse con maggior vigore. Nel 2020 è diminuito l’afflusso di persone ai servizi di cura ma nel 2021 è ripreso ed è ormai ritornato ai livelli usuali. Molti di noi, che lavorano nell’ambito della cura, temono che aumenterà ulteriormente. Considerando le difficoltà di un Paese che rischia di diventare più povero e, quindi, di avere meno risorse per tutto, non è una bella prospettiva. Comunque, intanto, ci siamo: i Servizi pubblici dipendenze che si occupano di questi problemi, sono diffusi su tutto il territorio. Noi, che ci lavoriamo, vogliamo ricordare che, quando si usano sostanze a scopo non terapeutico, anche quando l’effetto pare solo piacevole, si è comunque in una situazione di rischio per la salute fisica e psichica. Un rischio che potrebbe essere evitato o, almeno, ridotto anche con il nostro aiuto.

Ringrazio Amedeo Paparoni e Stampo Antimafioso per aver realizzato e pubblicato questa intervista. RCG