Sicurezza, Gatti: «Velocità e prevenzione per l’emergenza droga»

Gatti (Ats): i fatti di cronaca nera sono il segnale di un mercato che cerca nuovi equilibri

di Simona Ravizza (intervista pubblicata sul Corriere della Sera e su Corriere.it)

«Guardiamo in faccia la realtà prima che ci cada addosso».

Che cosa sta dicendo?

«Luoghi di spaccio a cielo aperto che ritornano tali anche dopo l’intervento delle forze dell’ordine, dosi di eroina vendute a pochi euro, shaboo alle colonne di San Lorenzo, sparatorie per strada. Il problema è che il mercato della droga sta cercando nuovi equilibri. Con conseguenze devastanti per i cittadini». Riccardo C. Gatti, alla guida del dipartimento Dipendenze dell’Ats (ex Asl) di Milano, guarda agli ultimi episodi di cronaca nera dal suo osservatorio di esperto di tossicodipendenze.

L’allarme sicurezza è la punta dell’iceberg di un problema che rischia di coinvolgerci tutti?

«Esattamente. Il mercato della droga si è deregolamentato con l’ambizione di trasformare le droghe in beni di consumo adatti a tutti, raggiungendo volumi di vendita più ampi. Lo spaccio così, svincolato da una afferenza gerarchica rigida dalle organizzazioni criminali, un tempo obbligatoria, è arrivato un po’ dappertutto: nei luoghi di aggregazione, negli ambiti lavorativi, vicino alle scuole, negli stadi. È un mercato che al suo interno ha molta concorrenza e canali di distribuzione un tempo impensabili, come Internet, che possono tranquillamente bypassare il controllo del territorio».

Insomma: il numero di sostanze presenti sul mercato è proliferato e anche il modo di usarle è cambiato. Le conseguenze?

«Siamo meno legati a situazioni di tossicodipendenza conclamata, ma il quadro è più pericoloso. Il tossicodipendente ogni giorno ha bisogno di una determinata sostanza, il consumatore di droghe che non ne è dipendente, no. Può cambiare sostanza, può non consumarla quel giorno, oppure abbuffarsi quando lo ritiene opportuno. Risultato: i Pronto soccorso, ogni anno, affrontano migliaia di casi e urgenze collegati all’uso di droghe in persone che non sono necessariamente tossicodipendenti. Ma chi vende si trova di fronte ad un mercato volatile e instabile. Rischia, insomma, di perdere il controllo sulle regole del gioco».

Non è meglio?

«Sì, ma le organizzazioni criminali non rinunciano al mercato della droga. Così cercano di fidelizzare nuovi clienti per riguadagnare il controllo del territorio. Soprattutto giovani. L’eroina sotto costo (ma altre sostanze potrebbero essere utilizzate allo stesso modo) serve a questo. Chi incomincia ad usarla, anche fumandola, poco per volta avrà necessità di aumentare le dosi o la frequenza di assunzione, per avere lo stesso effetto, e sarà rapidamente a un passo dalla dipendenza. Da quel momento in poi sarà un cliente fedele per lungo tempo».

Il mercato della droga, dunque, oltre che tossicodipendenti, punta sui consumatori a rischio. Esiste una soluzione?

«Bisogna iniziare a vedere il problema non più solo come una questione di ordine pubblico, ma anche di prevenzione. Le informazioni e gli interventi educativi devono essere adeguati ai tempi e soprattutto precoci. I Servizi per le dipendenze hanno già nel nome il loro stesso limite. Va bene curare le dipendenze patologiche ma bisogna arrivare prima».

È un passaggio anche culturale.

«In Lombardia stiamo percorrendo una riforma del sistema socio-sanitario che mira a un diverso rapporto con i cittadini collegando ospedale e territorio a tutela della salute. Potrebbe essere l’occasione giusta per trasformare Milano in un laboratorio dove sperimentare forme di prevenzione all’avanguardia. Dobbiamo arrivare prima della cronicizzazione della dipendenza, prima degli eventi acuti di emergenza nei consumatori a rischio, non dopo. Non dobbiamo attrezzarci solo per gestire la cronicità: dobbiamo prevenirla e, per quanto possibile, curare l’eventuale patologia prima che diventi cronica e prima che produca danni irreparabili».

17 novembre 2016