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In questi casi è necessario scordarsi che esista una cura (di qualunque genere) in grado di risolvere il problema o che esista un “esperto” in grado, quasi per magia e con alcuni incontri, di far cambiare idea alla persona. Meglio scordarsi anche l’idea di rivolgersi ad un medico che possa “far paura” al soggetto calcando la mano sui rischi connessi con l’uso di una determinata sostanza. La paura della droga è ormai superata, visto che la persona la assume, ed il rischio è una della cose che si comprano assieme alla droga stessa. Pertanto, se l’idea è quella di aiutare la persona a cambiare uno stile di vita, bisogna armarsi di “santa pazienza” e fare ciò che si farebbe in altre analoghe occasioni in cui la droga non è coinvolta. Ragionare, convincere e, con i più giovani, … educare. Per farlo, tuttavia, è necessario mettersi in gioco e dedicarci tempo, energia e intelligenza. Evitiamo le posizioni simmetriche. Bisogna, cioè, evitare che, da una parte ci sia un persona che usa droghe “perchè tutti lo fanno”, dall’altra un’altra che cerca di convincerlo a non farlo “perchè fa male” … ma in fondo, anche in questo caso, senza sapere perchè.

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Partiamo considerando come sia vero che determinate emozioni della vita di tutti i giorni possono anche provocare alcuni effetti psico-fisici simili a quelli provocati da alcune droghe, ma il tutto avviene, di norma, all’interno di una stimolazione fisiologica compatibile con il nostro equilibrio. Tutti sanno che quando una situazione di stimolo si fa troppo forte è facile pagarne le conseguenze in termini fisici o psichici. Le droghe intervengono sempre con una azione squilibrante del funzionamento del cervello e di tutto l’organismo. Sono degli “inquinanti” del nostro cervello ma, poiché l’effetto che ne deriva è piacevole, siamo portati a sottostimarne il potenziale negativo. Per questo motivo è corretto aiutare una persona a comprendere che sta vivendo una situazione di rischio e perchè. Da sola potrebbe non accorgersene fino a quando non accade qualcosa di grave. Uno degli esempi che può meglio aiutare a comprendere questa cosa è il notevole numero di persone che, dopo un incidente stradale, si scopre aver utilizzato alcolici in misura maggiore rispetto ai limiti consentiti dalla legge. Spesso non si tratta di noti alcolisti o di ragazzi all’uscita da una discoteca dopo una notte avventurosa, ma di persone che, magari, hanno passato la serata in ristorante o in pizzeria con la famiglia. Probabilmente l’alcol è stato una concausa della loro disavventura ma, in buona fede e sino al momento dell’incidente (ed ai test conseguenti) non si erano accorte di mancare di  lucidità mentale. Attenzione, questo non capita solo con l’alcol e solo per la guida. Tutte le sostanze che chiamiamo droghe alterano le nostre capacità mentali. Rapidamente ci rendiamo conto degli effetti piacevoli ma non della nostra alterazione complessiva.

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Purtroppo è diffuso il concetto che gli unici rischi connessi all’uso di droghe (oltre ad una possibile dipendenza) siano situazioni acute di tipo fisico (malori, infarti ecc.) oppure psichico (crisi di interesse psichiatrico). Al limite si è disposti a considerare, almeno a livello teorico (visto che, in pratica non è proprio così) il rischio connesso alla guida in stato di ebbrezza. Più difficilmente si tende a considerare come le droghe e gli squilibri che provocano come causa o, almeno, concausa di altre situazioni non necessariamente acute o eclatanti.  Si tratta, infatti, di influenze negative sulla vita del soggetto, sulle decisioni prese, sui rapporti interpersonali, sulla memoria e sulla capacità di apprendimento o di concentrazione, sul tono dell’umore,  sul sonno o sul sesso. La persona, quindi, manifesta già alcuni problemi connessi all’uso (sebbene non continuativo) di droghe di cui, eventualmente, è anche parzialmente cosciente. Tuttavia, assolutamente, non li attribuisce alla sostanza usata. In alcuni casi, anzi, crea un meccanismo vizioso per cui all’aumentare dei disturbi … anche la frequenza di uso della droga aumenta. Considera la sostanza, proprio per l’effetto piacevole che continua a mantenere, un parziale rimedio al problema: non la causa. E’ chiaro come, in questi casi, la situazione non possa che peggiorare. Questo tipo di circolo vizioso molto evidente, ad esempio, in alcuni alcolisti, sembrerebbe impossibile quando uno stato di dipendenza non è presente. Invece è frequentemente all’origine di situazioni molto complesse.

Persone in origine sane, poco per volta, incominciano a rendersi conto di non stare bene. Altre incominciano a pregiudicare affetti, amori, amicizie o rapporti di lavoro attribuendo tutto al carattere, alla sorte o ad altre situazioni. Alcuni incominciano a manifestare problemi sessuali che cercano di nascondere. La lucidità cala o è fluttuante. Il rendimento psico-fisico complessivo è alterato o discontinuo. Il sonno, eventualmente, è disturbato. I ritmi di vita si alterano. Nessuno pensa all’uso di droga e allo squilibrio psico-fisico che ne consegue come causa o concausa primaria. In fondo non c’è dipendenza. In fondo l’effetto piacevole è quasi una consolazione per le sconfitte subite. Forse proprio in questi casi una persona che, da vicino, è in grado di porre dei dubbi e di far riflettere sulla situazione PRIMA che si generi una situazione francamente patologica è veramente insostituibile.

Tutto ciò anche perchè è possibile che la situazione nel suo complesso non passi mai il limite verso la patologia franca in cui tutto, almeno alla osservazione esterna, appare più chiaro e definito ma si mantenga così per anni. Una sorta di limbo di cui il “consumatore consapevole” non ha sentore ed, anzi, si arrabbia se qualcuno pone in dubbio quelle che il marketing della droga gli ha trasferito come certezze e bisogni.

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E’ importante comprendere che, in questi casi, aumentare la visione critica della situazione e la consapevolezza delle (reali) conseguenze  dei propri comportamenti è, non solo importante ma anche  il massimo che si possa fare. La manifestazione ragionata della non condivisione di un comportamento ma anche la franca esplicitazione del disagio o del dolore che può conseguire in relazione a scelte di consumo di droghe fatte da un figlio, un amico o un partner hanno un potere dissuasivo molto alto. Tuttavia è necessario rendersi conto che non ci si può ragionevolmente aspettare che tutto cambi da un momento all’altro, tenendo comunque presente che il nostro atteggiamento preventivo e la consapevolezza che può indurre possono effettivamente giocare un ruolo decisivo. L’importante è mantenere un dialogo aperto e non costruire una situazione di conflitto che, in questi casi, può essere veramente controproducente. Solo all’interno di un discorso complessivo più ampio, quindi, e giocato in prima persona, l’informazione “scientifica” sui rischi e sui danni relativi all’uso di determinate sostanze o l’incontro con persone esperte che possano veicolare questo tipo di informazioni in modo “oggettivo” può avere un ruolo ma, insisto, in seconda battuta e solo se è necessario per completare un ragionamento già iniziato ed accompagnato.

Attraverso un rapporto in cui la situazione è affrontata apertamente e francamente, è anche possibile rendersi conto se ci si trova di fronte ad un semplice uso di droghe occasionale oppure se il tutto sta virando verso un consumo più continuativo (magari, di più sostanze lecite o illecite) oppure ancora verso situazioni di abuso o di tossicodipendenza veri e propri. Eventualmente, se non ci si sente sufficientemente preparati di fronte a questo tipo di situazione, il ricorso ad una consulenza esterna può essere utile. Uno psicologo o, in generale, uno specialista che lavora in un Servizio per Tossicodipendenti potrebbe essere la persona da consultare ma esistono anche iniziative specifiche di Gruppi e di Associazioni. (per saperne di più chiedere al Dipartimento o al Servizio Tossicodipendenze della propria ASL oppure all’Ufficio Tossicodipendenze che ogni Regione ha all’interno dell’Assessorato alla Sanità o ai Servizi Sociali).

Senza sottovalutare il problema, comunque, si deve tener presente che la maggior parte delle persone che hanno consumato droghe saltuariamente durante la loro vita hanno corso dei rischi ma, nella maggior parte dei casi, non  ne sono derivati problemi o danni gravi o irreparabili. Sarebbe pertanto assurdo, per evitare un rischio potenziale, creare un danno vero distruggendo un rapporto importante con una persona che ci è cara e che, probabilmente, ricambia il nostro effetto ed il nostro interesse.

Per capire se ci si trova di fronte a un consumo saltuario e non patologico di droghe oppure ad una situazione francamente patologica di abuso o dipendenza seguire questo link