Neve“Voglio infine precisare che il ricorso alle prostitute ed alla cocaina si inserisce in un mio progetto teso a realizzare una rete di connivenze nel settore della pubblica amministrazione perché ho pensato in questi anni che le ragazze e la cocaina fossero una chiave di accesso per il successo nella società.” Così si esprime Giampaolo Tarantini secondo il verbale di un interrogatorio riportato dal  Corriere della Sera del 9 settembre 09. Non voglio qui commentare una vicenda giudiziaria che è fin troppo all’onore delle cronache e che riguarda, come dice il Corriere, intrecci tra sanità pugliese, mafia e politica. Mi soffermo, invece, proprio su questa dichiarazione e su ciò che sottende.

Molto, infatti, si è parlato delle “escort” fornite dall’imprenditore a uomini di potere per captare benevolenza e favorire, così,  affari nell’ambito della sanità, molto meno, invece, si è posto l’accento sull’utilizzo di droga che, a detta di Tarantini, serviva allo stesso scopo. Un rapporto sessuale occasionale, con una persona consenziente, infatti, non presume la conoscenza del fatto che il rapporto stesso sia in realtà una prestazione pagata da una terza persona, per secondi fini. L’assunzione di droga, invece, rimane un fatto assolutamente consapevole in tutte le sue implicazioni, compresa quella che regalare droga è come regalare (molto) danaro.

Proprio la Puglia è stata una delle prime regioni italiane in cui, negli scorsi anni, è iniziata la grande diffusione di cocaina. Le altre regioni, primariamente coinvolte sono state Lazio e Lombardia. Ora, pur prendendo con le molle una dichiarazione rilasciata durante un interrogatorio e riportata da un quotidiano, è interessante riflettere sul significato della droga come strumento per realizzare “una rete di connivenze nel settore della pubblica amministrazione”.

Non si parla, infatti, di corrompere singoli funzionari ma di realizzare una “rete di connivenze”, che è ben altra cosa. Visti anche i contatti che l’imprenditore aveva a livello molto alto, è possibile pensare, che la sua idea abbia funzionato e che, probabilmente, l’idea di Tarantini … non sia stata messa in atto soltanto da lui. Se tutto ciò è vero è possibile pensare che nella pubblica amministrazione esista, quindi, una “rete” di connivenze costruite attorno alle prestazioni sessuali ma anche, ed è questo che ci interessa particolarmente, alla diffusione di cocaina. Il discorso potrebbe essere ampliato visto che proprio grazie alla cocaina le interazioni tra mafia e società civile assumono un aspetto inquietante. Qualcosa del genere era già accaduto negli Stati Uniti una ventina di anni fa. Il tessuto connettivo della classe dirigente e, quindi, della società civile, era seriamente minato dalla diffusione di cocaina e dalle reti di connivenze che, attorno alla sostanza, venivano costruite. Non c’erano, quindi, solo i problemi delle persone che “uscivano di testa” col crack venduto a pochi dollari anche vicino alla biblioteca di New York ma c’erano, soprattutto, i problemi di una classe dirigente potenzialmente instabile emotivamente, mercenarizzabile e ricattabile proprio grazie al giro di connivenze che si creava attorno alla polvere bianca. Anche per questi motivi gli USA dichiararono  “guerra alla droga” e, sebbene oggi, i toni militareschi siano volutamente limati dall’ amministrazione Obama … la guerra continua e le sue sorti non sono affatto scontate.

Ma torniamo alla situazione italiana. E’ abbastanza chiaro che una volta coinvolti punti chiave della decisionalità (politica, pubblica amministrazione, informazione, finanza ed impresa) in una rete di connivenze connesse all’utilizzo di cocaina si realizza una sorta di “golpe” che ha come obbiettivo il potere sulla nazione. E’ interessante, tra l’altro, che l’azione di Tarantini partisse dall’ambito della Salute. E’ vero che è questo l’ambito in cui, forse, a livello locale, circolano più soldi, e da qui si spiega il particolare interesse “imprenditoriale” alla corruzione ma, ciò che nessuno nota è che proprio dall’ amministrazione pubblica della salute dovrebbe essere gestita l’azione antidroga.

Se, infatti, consideriamo che l’operatività delle forze dell’ordine è in grado di fermare circa il 15% del traffico e che questo non vuol dire automaticamente che ci siano meno sostanze del necessario sul mercato indirizzato ai consumatori, è chiaro che la vera “azione antidroga” è quella che si riesce ad agire a livello preventivo, terapeutico (possibilmente precoce) e riabilitativo. Ebbene, giudichi il lettore, se ritiene possibile che persone coinvolte in una ” una rete di connivenze nel settore della pubblica amministrazione” che si basa, tra l’altro, sulla diffusione di cocaina, si applichino con l’energia necessaria per realizzare l’azione antidroga, costruendo attivamente le condizioni per una prevenzione efficace e per l’attivazione di centri di cura in grado di incidere realmente sul consumo di sostanze. Ora, è chiaro che, come una rondine non fa primavera, non possiamo prendere il progetto di una singola persona e pensare di generalizzarlo per descrivere come, con la droga, si possa colonizzare una nazione ma, considerando anche a quali interazioni Giampaolo Tarantini era arrivato, prima di essere fermato dalla giustizia, forse sarebbe necessario porsi qualche domanda in più.

Riccardo C. Gatti 20.9.09