“Non ci sono problemi, tu mi dici quello che devo fare e io lo faccio!”

A metà anno vale la pena fare un po’ il punto della situazione. I dati rispetto alla diffusione di droghe (legali o illegali che siano) non sono confortanti (vedi i dati del report intermedio 2008 di Prevo.Lab ) al punto che si preferisce ignorarli. I motivi di questa scotomizzazione sono vari. Mi è capitato, ad esempio, anche ad “alto livello”, di sentir dire che gli allarmismi in questo settore fanno solo il gioco degli antiproibizionisti. La cosa divertente è che ho sentito anche dire esattamente l’opposto: un “allarme droga” favorirebbe i proibizionisti. Evidentemente, come nel Palio di Siena, il massimo è vincere ma, per essere felici, può bastare anche la sconfitta della Contrada nemica.  Così, poco per volta, in mancanza di soluzioni condivise, si sceglie di negare il problema. Eppure il fatto che in un Paese vicino esca un energy drink che si chiama “Cocaine” dovrebbe far riflettere: non solo le droghe sono diventate beni di consumo di massa ma, addirittura, la loro popolarità è così alta da poter trainare in maniera esplicita la vendita di sostanze lecite. Nel gioco dei mercati contigui, poi, le sostanze lecite, a loro volta possono essere la chiave d’accesso a tutte le altre droghe. Nei più giovani, tanto per capirci, la sostanza di accesso al mondo della droga non è più la cannabis ma l’alcool che, infatti, viene coscientemente usato come una droga.

Intanto siamo ormai di fronte ad una possibile, nuova, svolta del mercato.

La “new economy” delle droghe, trasformate in beni di consumo di massa, ha avuto successo ma la cuccagna non è infinita. La gente ha sempre meno soldi e l’acquisto di tutti i beni di consumo attraversa una crisi pesante. Una dose di droga costa ormai come una pizza e una birra ma si stanno contraendo i consumi anche dei generi alimentari. I consumi di droghe continueranno, comunque, a crescere? Cresceranno in modo diverso? Vedremo. Il mio dubbio è che trasformare una parte di consumatori occasionali in tossicodipendenti potrebbe essere una strategia vincente e, questo mercato, non ha mai perso una occasione per espandersi e consolidarsi. C’è molta eroina da piazzare, i più giovani la fumano … chissà.

Detto questo, ormai da qualche anno siamo in una situazione di stallo. Teoricamente sarebbe sensato investire di più in prevenzione ma, per farlo, bisognerebbe anche definire che cosa, esattamente, si vuole prevenire. Chi ha più di cinquant’anni normalmente vuole prevenire l’uso di droga ma chi è appena un po’ più giovane parla normalmente di “prevenzione della tossicodipendenza” che è una cosa molto diversa. I “ragazzi”, come è normale, non si preoccupano di questa strategie, vedono il “qui e ora” ed, al limite, pensano a prevenire quelli che, nel consumo di sostanze, considerano incidenti. Attenzione, quindi: le divisioni sugli intenti non sono solo politiche ma anche generazionali e, in questo senso  anche quando si parla di “tolleranza zero” sarebbe utile chiedersi “rispetto a cosa”.

Servirebbero, perciò, strategie più adeguate ai tempi per intervenire in questo settore in modo coerente ed efficace. Troppe iniziative, invece, sembrano “buttate lì” senza un pensiero che possa accompagnarle (vedi i controlli sui lavoratori) sviluppandone la loro potenzialità in modo accorto. A livello normativo, le “grida manzoniane” si susseguono, apparentemente scollegate tra loro e senza una reale cura della loro applicazione ed una valutazione del loro effetto. La sensazione è che, quando qualcosa funziona il risultato sia dovuto soprattutto ad una serie di combinazioni favorevoli ma casuali.

Lentamente prosegue la costruzione di quello che forse, un giorno, sarà un vero Dipartimento Nazionale per le politiche antidroga ma la strada è lunga e non certo in discesa. Sarà un luogo di elaborazione, coordinamento ed esecuzione delle strategie e delle politiche di intervento nazionali, o un ufficio di supporto generale all’azione del governo, a basso impatto sulla vera e propria azione antidroga? D’altra parte le competenze sull’intervento preventivo, terapeutico e riabilitativo sono, ormai passate, totalmente alle Regioni e la devolution è nata proprio per evitare che le politiche locali vengano decise a Roma. Peccato che molte Regioni non si siano ancora accorte che in questo campo hanno funzioni e responsabilità (!) di governo

Concludendo: la situazione è quanto mai nebulosa e risente dell’incertezza generale di un Paese in grande difficoltà economica  alla soglia di una possibile recessione mondiale e che fatica a trovare coesione anche su temi fondamentali. Nel sistema di intervento, di conseguenza, continua ad esserci una grande incertezza. E’ chiaro che servirebbero investimenti e politiche di settore per adeguare ai tempi un sistema ormai invecchiato rispetto a nuove esigenze ma i soldi sono sempre meno e solo dove si riesce ad amministrare con molta oculatezza ed intelligenza e dove, contemporaneamente, gli interlocutori hanno sufficiente energia ed acutezza visiva per guardare oltre la soglia del loro specifico interesse del momento, si riesce a fare qualche passo avanti.

Si tratta, perciò, di momenti difficili in cui è necessario richiamare tutti alle proprie responsabilità anche perché non si può richiedere intelligenza e coerenza solo ai Politici, alle Amministrazioni Locali ed al Sistema dei Servizi ma … non ai cittadini.

Il mercato delle droghe (legali o illegali che siano) con accurate strategie sfrutta, in primo luogo, l’ignoranza e la superficialità dei propri clienti promettendo falsamente benessere a persone che avranno, con maggiore probabilità di altre, problemi fisici, psichici, relazionali, sessuali e legali in relazione ai loro consumi. Come cittadini non possiamo aspettarci sempre che ci sia qualcuno che, attraverso costosi progetti dedicati, o sanzioni di vario genere,  ci spieghi in modo dettagliato e scientifico gli effetti dannosi delle singole sostanze d’abuso, il modo di gestire il nostro divertimento senza ammazzarci (o diventare invalidi) ed il modo di fare i genitori, gli educatori o gli insegnanti mentre, con atteggiamento solo parzialmente passivo, cerchiamo di cogliere esclusivamente ciò che ci conviene al momento, incuranti di tutto il resto.

In un mondo che ormai, nel bene e nel male, è diventato estremamente variabile e veloce non possiamo pensare che sia sempre qualcun altro a fare qualcosa e restare li come tanti “Pino La Lavatrice ” a dire, con una espressione tra l’ebete e lo sfottò: “Non ci sono problemi, tu mi dici quello che devo fare e io lo faccio!” sperando, così, di cavarcela in ogni caso.

Il mercato della droga avanza soprattutto nello spazio culturale che ogni giorno gli lasciamo.

Riccardo C. Gatti 19.7.08

Per chi non lo conoscesse, qui sotto un filmato con Pino che parla con la morte.

Ha a che fare con l’articolo che ho scritto? Forse no … però …