Il TG1 ha fatto un esperimento: un giornalista ha preparato con il computer delle ricette assolutamente false (anche il nome del medico prescrittore, indicato in ricetta, era inventato), ma compilate correttamente, e si è presentato in farFarmaciamacia a ritirare farmaci oppiacei. Li ha ottenuti senza problemi e senza nemmeno la richiesta di un documento. E’ il risultato della recentissima (dal 20 giugno) applicazione di norme che semplificano le procedure per la prescrizione di farmaci per la terapia del dolore. Così una serie di farmaci oppiacei  come  codeina e diidrocodeina e composizioni per somministrazione ad uso diverso da quello parenterale contenenti fentanyl, idrocodone, idromorfone, morfina, ossicodone e ossimorfone ecc. (per vedere l’elenco completo ) sono ottenibili con una semplice ricetta non ripetibile e, attenzione, per le ricette non rimborsate dal Servizio Sanitario, non si applica il limite prescrittivo per una cura di durata non superiore a trenta giorni. In pratica, quindi, si può avere il quantitativo di oppiacei che si desidera, basta pagarli (si tratta, comunque, generalmente di farmaci non costosi). Visto il risultato dell’esperimento del TG1  pare che il Ministero correrà ai ripari modificando la norma: il farmacista chiederà un documento a chi si presenta a ritirare questi farmaci. Basterà oppure nascerà anche in Italia un fiorente mercato parallelo e clandestino di farmaci oppiacei destinati all’abuso provenienti dal circuito delle farmacie?

Francamente, pur condividendo la necessità di semplificare certi formalismi a vantaggio di chi necessita di terapie del dolore, non riesco a capire il perché di certe scelte che a mio avviso sono, a seconda di come le si guardi, da una parte un po’ imprudenti e, dall’altra, paradossali. I tossicodipendenti in trattamento, infatti, non potranno avvalersi di alcuna semplificazione delle procedure prescrittive. Sono espressamente esclusi dalle disposizioni dell’ordinanza ministeriale i composti a base di metadone e buprenorfina ad uso orale. Si tratta dei farmaci che vengono usati per la cura degli eroinomani. Per loro, quindi, la possibilità di vedersi prescrivere il trattamento e di ritirarlo in farmacia come le “persone normali” continuerà ad essere pesantemente ostacolata da procedure estremamente controllate. Sarebbe interessante capire il perché di questa scelta che tende a lasciare l’eroinomane in tutto e per tutto nel “recinto”

Attenzione, però, la risposta è meno semplice di quello che sembra. Per quanto riguarda metadone e buprenorfina, infatti, esiste un mercato grigio alimentato probabilmente (ma non è l’unica possibilità) da alcuni pazienti in trattamento che, avuto il farmaco in affido dal SERT, lo rivendono, tutto o in parte. Non è un fenomeno facilmente controllabile considerando i grandi numeri di persone in trattamento ed il fatto che quelle che cedono parte della sostanza prescritta non è detto che siano sempre le stesse. Il farmaco venduto al mercato grigio è comprato, ovviamente, da chi ne abusa ma anche da chi si “autocura”. Siamo proprio sicuri che una possibilità prescrittiva più agevole, elastica ed adeguata a persone in trattamento per la dipendenza da oppiacei che conducono una vita “normale” o prossima alla normalità, alimenterebbe ulteriormente il mercato clandestino? Non è che, invece, lo delimiterebbe maggiormente? Escludere dalla possibilità di una prescrizione semplificata  proprio quei farmaci che, oggi, vengono venduti clandestinamente è, a mio avviso, un errore. Ciò anche alla luce del fatto che le nuove regole danno, a chi vive ai margini della legalità,  tutte le possibilità di procurarsi facilmente e in grandi quantitativi altri farmaci oppiacei da poter, eventualmente, spacciare arricchendo proprio quel mercato grigio che si vorrebbe contenere.

Insomma il fatto che ci si possa presentare in farmacia con una ricetta  “incontrollabile” per richiedere il quantitativo di farmaci oppiacei che si ritiene opportuno avere, mi sembra il risultato di una scelta un po’ poco meditata nelle sue conseguenze. Correre ai ripari chiedendo (e registrando?) il documento di chi presenta la ricetta mi sembra un tentativo di costruire un meccanismo di dissuasione debole perchè poco utile per chi vive ai margini della legalità. Inoltre continuare a considerare il tossicodipendente in cura un cittadino di serie B che deve essere costantemente tenuto “sotto controllo” può generare conseguenze paradossali.

Probabilmente è giunto il momento di organizzare un sistema di prescrizione degli oppiacei agevole sebbene sufficientemente controllato. Si tratta di concetti che non sono in antitesi, anche considerando i mezzi telematici odierni. Nel predisporlo cercherei di uscire dalla concezione che esistono dei malati “buoni” (quelli che necessitano di terapia del dolore) e malati “cattivi” (quelli che necessitano di terapie per la tossicodipendenza) per pensare, piuttosto, che ci sono malati veri che hanno una prescrizione e seguono una cura, e malati “falsi” e falsi malati che approfittano della situazione per procurarsi un vantaggio economico che può procurare danno. E’ da questi ultimi che ci dobbiamo tutelare. Riccardo C. Gatti 1.7.09

… e arriva l’aggiornamento

Il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali ha emanato una integrazione all’ordinanza originale del 16 giugno in seguito alla quale, per le ricette non ripetibili compilate sul ricettario personale del medico (cd. ricette bianche) con prescrizione di farmaci per la terapia del dolore  il farmacista deve  accertare l’identità dell’acquirente e prendere nota degli estremi di un documento di riconoscimento da trascrivere nella ricetta. Il Ministero monitorerà, inoltre, la situazione in quanto, attraverso gli Ordini, riceverà mensilmente dai Farmacisti, per ciascuna composizione, la denominazione delle preparazioni e il numero delle confezioni dispensate, distinte per forma farmaceutica e dosaggio. Analoga informazione verrà trasmessa dai Farmacisti alle ASL di riferimento. L’accertamento dell’identità dell’acquirente, originariamente non prevista, e l’annotazione degli estremi di un documento di identità sarà, almeno parzialmente, dissuasiva rispetto alla falsificazione della ricetta. Perché parzialmente dissuasiva? Leggendo l’integrazione pare evidente che i nomi degli acquirenti verranno conservati dai singoli Farmacisti (per sei mesi) ma non esisterà alcun controllo sia sull’effettiva prescrizione da parte del medico sia sul numero di prescrizioni (e relativo quantitativo di oppiacei ottenibile che, come ho detto, non ha alcun limite) presentate in diverse farmacie da parte di un singolo cittadino. Con un minimo di organizzazione e intelligenza sarà pertanto possibile procurarsi farmaci oppiacei da smerciare sul “mercato grigio” senza grande difficoltà. Naturalmente si tratta di una operazione rischiosa dal punto di vista penale ma il rischio non è superiore a quello che può correre uno spacciatore di sostanze illecite ed è comunque riducibile presentando al Farmacista un documento ben contraffatto, cosa non difficile per chi frequenta determinati ambienti.

C’è da aspettarsi, quindi,  che, gradualmente, si verifichino, con maggior frequenza di un tempo, fenomeni in grado di alimentare il mercato grigio di farmaci oppiacei con  un possibile uso improprio da parte di persone che non ne conoscono precisamente la natura e gli effetti. Ciò potrebbe aumentare il rischio di overdose e di malori per l’utilizzo contemporaneo di altri farmaci o droghe. In prospettiva potrebbero anche esserci più persone che inizieranno la loro carriera tossicomanica con farmaci e non con droghe di strada. Per alcuni potrebbe verificarsi una  autoinduzione inconsapevole di uno stato di dipendenza da oppiacei. Si tratta di rischi accettabili? A mio parere si: sul piatto della bilancia dobbiamo porre i benefici che deriveranno dalle nuove norme per le tante persone che necessitano di terapia del dolore. Tuttavia si tratta di un rischio che non può essere ignorato e, a mio avviso, potrebbero esistere modi migliori, di quelli attualmente previsti, per garantire la facilità di prescrizione degli oppiacei mantenendo la situazione sotto controllo. Il tutto potrebbe essere realizzato anche estendendo ai tossicodipendenti in trattamento la possibilità di accedere più facilmente alle terapie loro prescritte. Sono loro, oggi, rispetto alla prescrizione di trattamenti, i malati di serie B.

Riccardo C. Gatti 8.7.09