Credo che dal punto di vista commerciale si stia tentando con la cannabis la stessa operazione che fu fatta, nel secolo scorso, con il tabacco.

Gli investimenti nell’industria del tabacco diventarono tra quelli, per dollaro investito, più redditizi in assoluto.

Si tratta di una operazione cominciata da tempo e che sta dando i suoi frutti. L’utilizzo di cannabis è molto diffuso in una popolazione che non è più soltanto giovanile, nonostante il fatto che in moltissimi Paesi il commercio della cannabis sia illegale.

Credo che il sogno di chi investe in questo prodotto sia quello di allargarne ancora di più il consumo. Forse per questo motivo, quasi ogni giorno, la Rete costruisce una ampia risonanza per notizie che ci presentano la cannabis come una sostanza benefica, addirittura una medicina che può far bene in patologie di ogni tipo, senza danni o effetti collaterali e non solo agli uomini, ma anche agli animali. Per questo può essere usata per curare ma anche per prevenire. A suo modo la cannabis si sta trasformando in una sorta di panacea che ricorda il “fungo cinese” che,  negli anni 50 del secolo scorso, si diffuse nelle case degli Italiani per fare beveroni che, “comunque, facevano bene”, anche se nessuno aveva propriamente capito a cosa.

D’altra parte anche le sigarette e gli alcolici sono sempre stati associati al benessere ed alla salute.  Il fungo cinese venne cantato anche da Carosone ma ad un certo punto sparì dai nostri usi e consumi e pochi lo ricordano, mentre la cannabis rischia di consolidarsi sempre più proprio per la capacità virale di promuoverne il consumo. Più che una pianta con varie sottospecie e diversi modi di coltivazione sta diventando un “brand” al punto che altre cose che nulla hanno a che fare con la pianta, magliette o alcolici che siano, trovano un loro mercato proprio perché la richiamano. Insomma una maglietta, un calendario, un gioiello con l’effige della cannabis … vendono anche se non hanno effetti psicoattivi ma, contemporaneamente diventano un oggetto promozionale della cannabis stessa e il fatto che faccia bene a qualunque cosa, può essere un buon motivo per non smetterne l’uso se sei giovane o iniziarlo se sei anziano.

Così ora si incomincia anche a proporre la cannabis light, con un principio attivo di THC così basso da non poter essere considerata droga a termini di legge. Altri principi attivi contenuti, tuttavia, sono presenti e avrebbero azione “rilassante” e, come sempre, dichiarata solo benefica e senza effetti collaterali. Sarà la cannabis la nuova camomilla del futuro? Oppure …  se ne userà di più fino a ritrovare qualche parvenza dell’effetto “originale”, oppure ancora sarà il mezzo per accostare ai consumi persone che mai avrebbero pensato di farlo?.

Difficile a dirsi ma la cannabis light fa comunque parte del “brand” e, quindi, vende a prescindere.

Intanto il partito dei consumatori diretti o indiretti del prodotto o del brand diventa più grande e, complice l’idea che tutti consumano cannabis o l’hanno consumata o la consumeranno, anche se non è vero, incomincia a poter avere un peso condizionante sulle scelte politiche.

Sarà il partito della cannabis a decidere le prossime elezioni? Oggi sembra (ancora) una battuta ma domani potrebbe non essere più così. Intanto gli investimenti nel prodotto rendono sempre di più. Nessuno si domanda se siamo di fronte ad un prodotto realmente sicuro, anche perché la cannabis non è una sola. Preferiamo chiamarla “droga leggera”, qualunque essa sia, anche quando ha un principio attivo così alto da stordire. Ora abbiamo anche la “droga zero” (forse).

Ma intanto arriva la notizia che, nei topi anziani, potrebbe avere un effetto anti-aging e, questo, per una popolazione che non si rassegna ad invecchiare potrebbe essere una rivelazione importante.

Sarebbe interessante capire cosa tante persone cercano in un prodotto che nemmeno più si capisce esattamente quale sia. Forse ci accorgeremmo che le proprietà reali della cannabis non hanno nulla a che fare con il suo successo commerciale.

Infatti è possibile che chi la consuma, nelle sue diverse forme, non ne sappia esattamente la ragione, a differenza di chi la vende. Ricordo un documentario in cui un ragazzo la chiamava “la pianta benedetta”. Benedetta da chi e perché, è tutto da capire.

 Riccardo C. Gatti

 

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