Risultati immagini per alterazione

 

Corriere del 10 ottobre, prima pagina: I colpevoli silenzi e la droga. Antonio Polito richiama un articolo del 1975 scritto da Pasolini che considerava la droga “una vera tragedia italiana”, laddove la droga era vista come parte di un desiderio di morte legato alla necessità di riempire un vuoto di cultura. Sempre il 10 ottobre, nelle pagine di Milano, Elisabetta Andreis, porta in primo piano una nuova tendenza Consegne a domicilio in pochi minuti. Il nuovo business della cannabis light. Qui, un operatore di settore spiega che “La cannabis light è diventata il prodotto più richiesto a domicilio, dopo il cibo”. C’è un vuoto culturale? Senz’altro: il passaggio tra la società post-industriale e l’attuale società interconnessa è stato rapidissimo. Ha sconvolto una serie di equilibri che definivano, ad esempio, l’autorevolezza degli educatori, basata sull’esperienza ed una serie di “valori” e di “regole” che si davano per assodati, al punto di  costituire il confine tra la vita integrata e la devianza; tra la cultura e le controculture possibili. Un salto così grande che, per restare nel tema droga, ha trasformato situazioni limite, come quella del parchetto dello spaccio di Rogoredo,  in  luoghi simbolici,  perché correlabili gli antichi canoni Pasoliniani della droga come desiderio di morte in una società diventata invivibile. Canoni ripresi, almeno in parte, anche da Saviano, a proposito della diffusione di cocaina, cui si ricorre “Perché la vita è una merda”. Insomma situazioni che, anche quando generano conseguenze drammatiche ed estreme, rimangono ancora comprensibili, perché spiegate secondo interpretazioni già conosciute e, quindi, “rassicuranti”.

Ma proprio queste “rassicuranti” interpretazioni, anni ’70, impediscono di comprendere che non solo le droghe non sono più (solo) quelle di una volta, ma che noi stessi siamo cambiati rapidamente e viviamo in un modo diverso, dove alle esperienze si attribuiscono significati differenti e mutevoli, nel momento stesso in cui sono vissute e comunicate. E’ questo che, ad esempio, permette ad una sorta di “non droga”, come la cannabis “light”, di diventare un sopravvalutato bene di consumo. Una diffusione che, forse, non sarebbe mai avvenuta se non ci fosse anche la cannabis “strong”, venduta a minor prezzo sul mercato illecito e dotata di “efficacia drogante”.  Più che di fronte a silenzi colpevoli, la colpevolezza è proprio ciò che c’è dietro al silenzio, ovvero il non parlare di cose che non si conoscono, perché non ci importa di conoscerle, oppure di parlarne a sproposito per la medesima ragione. Colmare in tempi brevi un enorme  vuoto culturale per non lasciare spazio alla droga è, infatti, faticoso e complesso perché la cultura non è l’esibizione di pseudo-saperi astratti, in un decadente salotto televisivo, ma l’insieme delle cognizioni intellettuali che i singoli e la collettività  acquisiscono e condividono attraverso lo studio e l’esperienza. Studio ed esperienza che non solo richiedono tempo, lavoro e fatica ma che, se trasformati in cultura, ci obbligherebbero a rivedere proprio quei rassicuranti canoni che ci fanno leggere i fenomeni di oggi con gli occhi di ieri. Visioni che ci hanno portato a dichiarare guerra ad alcune sostanze, sostenendo contemporaneamente il commercio di altre che, ancor oggi, sono la principale causa di morti e malattie evitabili per milioni di persone. Probabilmente il tutto ci obbligherebbe a rivedere processi educativi, norme, leggi ed anche approcci terapeutici e riabilitativi che, quando necessari, non possono prescindere dai significati dei fenomeni che generano patologia.

Oggi possiamo affrontare un problema grave, multiforme, complesso e diffuso, per quello che è, oppure ignorarlo ancora, in tutto o in parte, in un mondo che è cambiato. La seconda opzione è senz’altro la più distruttiva perché funzionale all’ulteriore sviluppo del problema. Estraniarsi dalla realtà e non affrontarne le problematiche per quello che sono, infatti, è pur sempre una forma di alienazione.

Riccardo C. Gatti

Una versione di questo articolo è stata pubblicata dal Corriere della Sera, Cronaca di Milano, del 13.10.19