Ho partecipato a due Comitati Scientifici sia con il passato Governo Berlusconi che con il successivo Governo Prodi e, onestamente, non ho mai capito esattamente quale fosse la loro funzione. Diciamo che il mandato non era chiaro. Venivano trattate anche alcune questioni importanti ma la “linearità” di un percorso logico in cui alla discussione ed alla presa di posizione conseguisse qualcosa di concreto mi è sfuggita. D’altra parte ho partecipato anche alla consulta degli operatori e degli esperti, sin dal 1990 (nominato dall’allora Ministro Jervolino). La funzione di una consulta era quella … di essere consultata. Ciò che è sempre avvenuto è che si preparavano i documenti di lavoro per la Conferenza Nazionale le cui conclusioni, a mio avviso, non sono mai state utilizzate. Occorreva una svolta e così, oggi, abbiamo una sorpresa: il nuovo Comitato Scientifico è composto da cinque esperti stranieri su undici ma anche alcuni tra gli esperti italiani, di fatto, lavorano all’estero da molti anni.  Coordinato dal professor Antonello Bonci, ricercatore di neurologia all’Universita’ della California, il nuovo organismo scientifico del Dipartimento per le politiche antidroga vede, tra i membri di spicco, Nora Volkow, direttore del Nida, l’Istituto nazionale americano che si occupa di abuso di droga; Howard Fields, il ”padre” degli studi neurologici sull’effetto placebo; Rita Goldstein, esperta di neuroimaging; Eric Nestler, professore di neuroscienze al Mount Sinai Brain Institute, che ha definito il ruolo della biologia molecolare nel settore delle dipendenze; la psichiatra Kathleen Carroll dell’Universita’ di Yale. Tra gli italiani, il farmacologo Silvio Garattini; Fabrizio Schifano; Marina Picciotto che insegna a Yale ed e’ un’esperta mondiale degli effetti della nicotina sul cervello; Marina Bentivoglio, presidente della Societa’ Italiana di Neuroscienze; il tossicologo Enrico Malizia (Fonte ANSA).

Una bella svolta, dunque, c’è stata. Queste persone, di grandissimo spessore, hanno curricula da far impallidire molti dei nostri cattedratici e praticamente quasi qualunque operatore del settore della prevenzione, della cura e della riabilitazione. Probabilmente si incontreranno a distanza visto che le immagino persone molto impegnate e, comunque,fisicamente distanti tra loro. Ma cosa dovranno fare? “Fornire al Governo indicazioni, pareri e criteri generali su cui orientare le politiche e strutturare i piani di intervento e di azione nel contesto italiano” (Fonte ASCA). Sarà un compito molto difficile visto che molti di loro il “contesto italiano” non lo conoscono e non sempre all’alto profilo di studio e di ricerca corrisponde automaticamente la capacità di governare una strategia e, soprattutto, un intervento. Forse per questo il loro ruolo è stato presentato assieme a quello della nuova Consulta degli esperti e degli operatori, composta da 70 membri, ”una sorta di ‘parlamentino’ – ha spiegato il sottosegretario Giovanardi – dove discutere le politiche antidroga” (Fonte ASCA).

Qui, a mio parere, si sviluppa un nodo critico.

Da una parte c’è un Comitato Scientifico con membri di altissimo livello ma che, in molti casi hanno poco a che fare con quello che viene dichiarato come loro compito (orientare le politiche e strutturare piani di intervento). Chi, invece, ha competenze e responsabilità operative finisce in quello che lo stesso Sottosegretario chiama un “parlamentino”, ancora una volta composto da troppe persone per poter essere realmente operativo.

Infatti che accade: Bonci, il Coordinatore del Comitato, non è presente alla sua presentazione e, per telefono, dice  testualmente ”I professionisti che fanno parte del comitato sono le persone migliori del mondo nei propri campi d’appartenenza, si tratta di colleghi americani e inglesi anche per avere l’opportunità di dimostrare all’estero che in Italia c’e’ l’intenzione e il serio desiderio di cambiare le cose”(Fonte ASCA). Spero proprio che non sia così e che si tratti di una imprecisione. Spero, cioè, che ci sia l’intenzione di cambiare le cose in Italia e non (solo) di dimostrane l’intenzione anche perché, e questo è il punto interessante, non sappiamo quali cose si intendano cambiare: la legislazione, il sistema dei Servizi … l’approccio alla ricerca scientifica? Bonci afferma che quello attuale e’ un momento particolarmente favorevole per ricerca in questo campo, ”ci sono opportunità mai avute prima” (Fonte Ansa). Ne sono felice ma, pur essendo assolutamente d’accordo sul fatto che la ricerca in questo campo debba essere maggiormente promossa e sviluppata internazionalmente, se dovessi “orientare le politiche e strutturare piani di intervento” nel nostro Paese cercherei di intervenire prioritariamente su un sistema legislativo sempre meno adeguato ai tempi e su un sistema preventivo, terapeutico e riabilitativo che sempre più annaspa perché carente di investimenti e risorse.  Vedremo. Mi rimane, comunque, la grande tristezza di vedere come un Governo per istituire un Comitato Scientifico di alto livello debba ricorrere a così tanti componenti stranieri (ed anche Italiani che lavorano all’estero). Anche questa sarebbe una cosa su cui riflettere ed a cui trovare soluzioni che non appaiono così scontate.

Riccardo C. Gatti 20.10.08

P.S. Il primo agosto 2008 DRO.net pubblicava una intervista al Prof. Bonci “Scoperta la “memoria inconscia” della cocaina”  Bonci, dichiarandosi disponibile ad una collaborazione con “le strutture istituzionali” italiane, affermava: “Il vostro paese è anche il mio paese, anche se da anni lavoro con grande soddisfazione in America. Mi piacerebbe molto poter contribuire alla realizzazione di sistemi più avanzati, sotto il profilo scientifico, anche in Italia. Sono a conoscenza dell’attivazione di una nuova struttura governativa, un Dipartimento Nazionale che dovrebbe dare nuovo impulso alla lotta alla droga. Potrebbe essere una buona occasione per tutti per cominciare un nuovo corso. Il mio scopo sarebbe quello di poter replicare sul territorio italiano, un sistema di ricerca basato su trasparenza, efficienza e prove scientifiche come quello che ho trovato negli USA”. Antonello Bonci lavora presso l’Ernest Gallo Clinic and Research Center dell’Università di San Francisco, California.