Mentre scrivo siamo entrati nella “fase 2”. La pandemia Covid-19 continua ma dopo una “fase 1” chiusi in casa, sembra che la situazione sia migliorata e, poco per volta, riprendono alcune attività. Ormai è una corsa a ostacoli e la Gran Bretagna cerca di tagliarci le gambe in partenza. Una ricerca dell’Imperial College di Londra dice che, con la ripresa parziale delle attività nelle regioni del Nord, gli scenari prevedono tra i 3.700 e i 18 mila morti in più[i].

Intanto, dall’altra parte dell’oceano il Presidente Trump parla, allarmato, della possibilità che, a causa del coronavirus, muoiano negli USA 100.000 persone (US President Donald Trump has warned that as many as 100,000 people could die of coronavirus in the US. – BBC NEWS – 4 maggio 2020) ed effettivamente l’allarme è grande. Ma, intanto sembra dimenticare altre epidemie che attraversano un Paese dove circa 70.000 persone muoiono ogni anno per overdose da droghe illecite e quasi 90.000 per alcol[ii] e dove il fumo di sigarette è responsabile per più di 480.00 morti all’anno di cui più di 40.000 legate al fumo passivo[iii] . Il consumo di sostanze psicoattive, lecite e illecite, ammazza ogni anno negli USA 70.000 + 90.000 + 480.000 = 640.000 persone. Seicentoquarantamila contro centomila.

Il National Institute on Drug Abuse intanto dà segni di vita ma twitta una frase del suo Direttore, Nora Volkow, con tanto di immagine a lettere cubitali con uno sfondo, non si capisce se sia marmorizzato o con la foto di una coltura cellulare virata in blu, che fa sembrare il tutto un epitaffio, più che un monito: “In nessuna circostanza possiamo dimenticare o marginalizzare le persone con un disturbo da uso di sostanze durante questa nuova crisi sanitaria pubblica”.

Va bene così, ora verifichiamo se gli USA investiranno 6 volte le  risorse impegnate per il Covid-19, nel cercare di evitare i seicentoquarantamila morti per l’uso di sostanze.

In Italia siamo meno catastrofici, non ci poniamo il problema e probabilmente, come negli USA a nessuno importa se, ad esempio, l’uso di alcolici ammazza di più del Covid – 19. Noi siamo gente pratica: l’importante è far ripartire la produzione. La produzione di alcolici è una nostra ricchezza che, almeno in parte, ci può salvare. Se la Ramazzotti si è messa a produrre anche disinfettanti a base di alcol è chiaro che l’alcol fa bene. L’importante che nessuno ne equivochi l’uso, ricordando la pubblicità della Milano da bere! Milano non è più quella di una volta.

Se la clausura di questi giorni avrà aumentato i consumi di alcol, meno male, altrimenti come paghiamo gli stipendi pubblici per chi cura gli alcolisti? Già il gioco d’azzardo è in crisi. Non vorremo chiudere i Servizi Dipendenze? Se non ci fossero alcolici e sigarette sarebbe un dramma. Per fortuna c’è la “breaking news” di come in un ospedale stiano trattando i pazienti Covid con  uno spray di resveratrolo, che c’è anche nel vino rosso. Dimenticano che nello spray usano il resveratrolo, non il Pinot nero,  ma intanto Panorama titola che “Dentro ad un bicchiere di vino rosso c’è una spremuta di salute”. Ed è di qualche giorno fa un’altra “breaking news” a proposito dei fumatori. Si chiede RAI News: “Nicotina e coronavirus, i fumatori si ammalano di meno?”.

E’ una vera e propria rivoluzione: questa pandemia ci sta cambiando nel profondo. Una volta si diceva “alcol, tabacco e venere riducono l’uomo in cenere”, ma ora la scienza ha sconvolto questa ipotesi ed infatti la politica lo ha subito recepito, chissà da quale Task Force, permettendoci di incontrare almeno le persone con cui abbiamo “relazioni affettive stabili”. La saggezza popolare vi ha incluso anche i trombamici stabili (trombamico s. m. (volg.) Chi intrattiene con un amico o un’amica una relazione esclusivamente sessuale, priva di implicazioni sentimentali, rifuggendo legami più impegnativi. – Vocabolario Treccani – Neologismi).

Purtroppo arrivano le drammatiche previsioni della UE: Pil Italia -9,5%. Non so se troveremo una soluzione. Forse ha ragione Gramellini quando dice “La verità è che nessuno sa più a quale task force votarsi”. Personalmente, tra economisti e virologi non saprei chi scegliere, nemmeno per una cena tra amici. Meno male che è vietato farle.

A dire il vero una soluzione ci sarebbe e mi viene suggerita da un titolo de La Repubblica del 12 ottobre 2018 “Sommerso, droga, tabacco e prostituzione: la zona grigia dell’economia vale 210 miliardi. 12,4 per cento del Prodotto interno lordo”. Leggo “Le attività illegali considerate nella compilazione dei conti nazionali hanno generato poco meno di 18 miliardi di euro di valore aggiunto (compreso l’indotto), con un aumento di 0,8 miliardi, sostanzialmente riconducibile alla dinamica dei prezzi relativi al traffico di stupefacenti”.

Più o  meno, uno per l’altro, i mercati di droga illecita, alcol e tabacco valgono, ciascuno, almeno l’ 1% del PIL: è qui che dobbiamo insistere.

Sarà difficile incrementare la prostituzione: fare sesso sicuro  con i Dispositivi di Protezione Individuali più preservativo, può diventare antipatico per i molti che non amano il genere fetish, ma droghe, illecite, alcol e tabacco si possono usare anche in solitudine e diventeranno una scelta obbligata, se tutti i programmi televisivi continueranno a parlare solo di Coronavirus. Ho la sensazione che potrebbero continuare a farlo, “Chi l’ha visto” e “Non è la d’Urso” compresi, a meno che, nel frattempo, Trump non dichiari guerra alla Cina. Rimpiangeremo il Grande Fratello VIP, le vicende del matrimonio tra Pamela Prati e Max Caltagirone e ricorderemo con una lacrima l’ultima affollata occasione di liturgia collettiva: il settantesimo Festival di Sanremo. Crollerà l’uso ricreativo dei social e dei nuovi media interattivi che ci collegheranno sempre più al lavoro smart ed alla scuola a distanza e meno al tempo libero. I mercati non avranno nemmeno più bisogno di lanciare i soliti imperativi: “bevete, drogatevi, fumate … responsabilmente”. Probabilmente chi ne raddoppiasse il consumo potrebbe morirne prima ma, in pratica, aumenterebbe solo un danno già in atto: l’esito di una patologia pregressa, una concausa che, di questi tempi nemmeno viene considerata. Prendete i fumatori: uno su due per il Corriere della Sera[iv]  e due su tre per La Stampa[v],  che si riferiscono al medesimo studio Australiano[vi], muoiono a causa del fumo ma, se sono protetti dal coronavirus, potrebbe essere una soddisfazione.

E, per quanto riguarda le droghe illecite, pensavamo che in un mondo bloccato e più facilmente controllabile, fino a scatenare i timori dei complottisti, il mercato sarebbe stato messo sotto scacco, che avremmo avuto problemi nel gestire in sicurezza orde di tossicomani in crisi di astinenza, che i Servizi Dipendenze sarebbero stati sommersi dalla domanda di cura, se non altro per necessità. Nulla di tutto questo, fatto salvo i titolisti dei giornali ripetutamente coinvolti nel dire “il mercato della droga non si ferma per il coronavirus” oppure colpiti dal fatto che spacciatori usassero le mascherine che loro stessi non riuscivano a procurarsi. Senz’altro e salvo cambiamenti prossimi venturi, il mercato della droga ha mostrato, per ora, una capacità di adattamento notevolissima, sia in relazione all’approvvigionamento che alla distribuzione. Laddove Amazon, Esselunga ed altri giganti fallivano, i consumatori (di droghe) ricevevano il prodotto a domicilio o vicino a casa, anche gran parte di coloro che, in altri momenti, dovevano adattarsi a frequentare improbabili boschetti o gli strani riti collegati alla movida.

Se non fosse una posizione un po’ eretica ci sarebbe da chiedersi davvero se la grande macchina della repressione del traffico e dello spaccio sia stata messa in stand-by, durante il lock-down. Con quello che costa il suo apparato ricco di collegamenti internazionali, non mi sembra che, sebbene in condizioni apparentemente favorevoli, abbia prodotto grandissimi risultati. Intendiamoci: è un interrogativo vero, non un disprezzo per il lavoro di tante persone che operano in condizioni difficili e rischiose.

E, prima che tutto ritorni nella norma, cancellando ogni possibilità di queste considerazioni, constato che non è solo il mercato delle droghe ad aver mostrato grande flessibilità ma anche i suoi clienti. Sebbene rischiando la salute, sono evidentemente capaci di gestire i loro consumi in modo più controllato ed integrato di come chi tratta il tema droga sia abituato a pensare. Non per nulla ci sono famiglie che, solo una volta costrette in casa, si sono accorte che uno dei loro componenti aveva un problema che i clinici, elegantemente, chiamano “disturbo da uso di sostanze”. Anche questo stimola interrogativi che, se non ci fossimo abituati a ragionamenti che stanno in un tweet, a favore, contro, o poco più, dovrebbero spingerci ad interrogarci su un tema fondamentale: in relazione alle risorse che abbiamo, stiamo muovendoci nel modo giusto in questo settore?

“E’ un mondo difficile e vita intensa felicità a momenti e futuro incerto” cantava nel 1999 Tonino Carotone mentre nasceva un secolo che si sta rivelando ancor più difficile di quando i padri pensavano per i figli un futuro peggiore del loro. Ma proprio perché è un mondo difficile, ritorniamo un passo indietro. Ho un po’ scherzato durante questo percorso perché stiamo già nella tragedia e, calcare la mano, non mi sembra la cosa migliore. Tutto fa PIL e va bene, le mafie sono ben dirette ed organizzate e lo abbiamo capito, le persone sanno gestirsi meglio nei loro consumi. Diciamo che, sebbene in molti riescano a stare in equilibrio instabile sino a quando cascano, stiamo comunque parlando di consumi che costituiscono una delle principali causa di morte e di invalidità evitabili. Quindi, considerando anche che abbiamo investito la nostra azione soprattutto sulle sostanze illecite che, almeno dal punto di vista della salute, stanno provocando meno danni di quelle lecite, la cui vendita è garantita come essenziale anche nei periodi di emergenza, io credo proprio che dovremmo fermarci un attimo e, ripeto la domanda, chiederci: stiamo muovendoci nel modo giusto in questo settore?

Poi, come quando ti svegli di notte e la mente vaga su pensieri improbabili, passo da Tonino Carotone, a Trump, a Max Caltagirone. Questa sera guarderò “Chi l’ha visto” ma non le foto delle vacanze, perché mi danno malinconia. Intanto sento l’eco di chi dice “… se stanno male gli sta bene: se la sono voluta”. Apro Twitter e vedo che  DJ Aniceto ha trovato una soluzione in Padre Pio.

Forse servirebbe davvero un miracolo. Ma quale? E, poi, siamo proprio sicuri che qualcuno voglia essere miracolato o miracolare gli altri?

Riccardo C. Gatti

 

[i] Corriere.it – Coronavirus, lo studio inglese sulla Fase 2: «In Italia rischio di nuova ondata di decessi»

[ii] Centers for Disease Control and Prevention (CDC). Alcohol and Public Health: Alcohol-Related Disease Impact (ARDI). Average for United States 2006–2010 Alcohol-Attributable Deaths Due to Excessive Alcohol Use

[iii] U.S. Department of Health and Human Services. The Health Consequences of Smoking—50 Years of Progress: A Report of the Surgeon General. Atlanta: U.S. Department of Health and Human Services, Centers for Disease Control and Prevention, National Center for Chronic Disease Prevention and Health Promotion, Office on Smoking and Health, 2014

[iv] https://www.corriere.it/salute/sportello_cancro/15_marzo_18/fumatore-due-muore-colpa-sigarette-a8e5582e-cd4b-11e4-a39d-eedcf01ca586.shtml

[v] https://www.lastampa.it/salute/2015/03/09/news/due-fumatori-su-tre-muoiono-per-le-conseguenze-del-vizio-1.35281387

[vi] https://bmcmedicine.biomedcentral.com/articles/10.1186/s12916-015-0281-z