cannabisQuasi tutte le mattine e le sere, leggo un po’ di stampa nazionale ed internazionale relativa al tema droghe e dipendenze. Ne leggo di tutti i colori e, intanto, mando su twitter una specie di rassegna stampa sulle cose che mi sembrano, per vari motivi, interessanti. A volte unisco al tutto qualche commento oppure qualche riferimento a quanto pubblicato su droga.net

Ieri, tra le altre cose, ho segnalato un articolo apparso sul “Secolo d’Italia” on line dal titolo – L’ultima follia sulla droga “buona”: lezioni di cannabis ai bambini delle elementari – mi pareva strano di non aver trovato anche altrove una notizia così curiosa. Ecco il tema come riportato dall’articolista – La consuetudine di piantare un albero per ogni bimbo e dedicarglielo, adottata da molti Comuni, si è trasformato in un evento discutibile in un paese del Varesotto. I bambini, infatti, sono stati invitati a piantare semi di cannabis. Di una varietà legale ovviamente. La Festa della Semina si è svolta a Orino, Comune di nemmeno mille abitanti, compreso nel Parco regionale Campo dei Fiori, in alta Lombardia -.

La canapa, un tempo, era una pianta usata per molti scopi, sino a quando le Convenzioni e le Leggi che ne vietarono l’uso di alcune varietà a scopo ricreativo, hanno finito, direttamente o indirettamente, per sacrificarne l’utilizzo più generale. La messa al bando negli USA, nel 1937, finì per influenzare il resto del mondo. La canapa serviva per la produzione di funi e corde, di carta e di tessuti. Qualcuno aveva intravisto la possibilità di utilizzarla anche come combustibile. Come spesso succede in questi casi c’è chi, oggi, pensa che la nascita del proibizionismo nei confronti della cannabis avesse poco a che fare con gli effetti psicoattivi della stessa quanto, piuttosto, agli interessi di chi brevettava fibre come il Nylon oppure non voleva concorrenza in campo petrolifero. Tutt’oggi c’è chi si adopera per “sensibilizzare la gente ai tanti benefici della cannabis, anche in campo medico”, come dichiara il presidente della Pro-Loco di Orino e che, probabilmente per questo motivo, ha organizzato la festa finita all’attenzione del “Secolo d’Italia” il cui articolista conclude chiedendosi “Ma ce n’era proprio bisogno?”.

Il “Secolo d’Italia” è un giornale di destra. Per quanto riguarda le droghe, ad esempio, mi sembra vicino alle posizioni a suo tempo congiuntamente espresse da Fini e Giovanardi nella legge identificata con il loro nome, e, oggi, abrogata. Quindi ha una particolare “sensibilità” rispetto a tutto ciò che può suonare come antiproibizionista, tuttavia la domanda “Ma ce n’era proprio bisogno?” mi sembra coerente con alcune considerazioni che con gli schieramenti politici hanno nulla a che fare, almeno nel senso in cui normalmente li intendiamo.

Mi spiego meglio. Da quando alcuni Stati USA hanno legalizzato la prescrizione della Cannabis a scopo terapeutico ed alcuni (pochi) Stati anche a scopo ricreativo, la posizione culturale e commerciale nei confronti della pianta ha incominciato a mutare anche nel nostro Paese. O meglio, molte posizioni si sono gradualmente allineate a ciò che a livello informale stava già avvenendo: lo “sdoganamento” della Cannabis che, da droga illecita, incominciava a diventare una sostanza di possibile uso edonistico. Esaminando i consumi nel nostro Paese, ad esempio, ci si può accorgere che i consumatori di cannabis non sono più soltanto “ragazzi” ma anche adulti che di quei ragazzi, per età, potrebbero essere gli insegnanti o i genitori.

Insomma, c’è ormai una fetta abbastanza ampia del Paese per cui la cannabis = droga = “testa di ariete dell’eroina”, come diceva un libro di un po’ di anni fa, non esiste più. Esiste, invece, una cannabis molto più avvicinabile, fumabile, mangiabile, ed anche utilizzabile a scopo terapeutico. Ovviamente non si tratta di posizioni univoche e monolitiche ma contenibili in uno spazio che va da chi pensa che vietare un consumo non serva a niente, a chi è un vero e proprio consumatore di qualcosa che ritiene abbia effetti positivi o, almeno, più positivi che negativi. Ora, quando un Presidente degli Stati Uniti dichiara in una intervista che se altri Stati USA si moveranno verso una legalizzazione anche il Congresso potrebbe rivedere le sue posizioni in tema di cannabis, mi sembra che varchi “ufficialmente” una soglia di non ritorno verso una diversa considerazione della sostanza che facilmente avrà influenza anche in Europa (sia a destra che a sinistra).

Detto ciò, comunque, la situazione mi sembra preoccupante. Mi spiego.

  • I consumi di cannabis nel nostro Paese sono già (troppo) alti. Molte persone la consumano in età giovanissima. Indipendentemente da come la si pensi in tema di proibizionismo o antiproibizionismo, questa non è una buona cosa. Ci sono ormai molti studi seri ed ampi che associano l’utilizzo di cannabis ad una insorgenza più precoce di disturbi mentali gravi (psicosi). Insorgenza precoce significa malattia più grave, meno trattabile con successo e con più danni permanenti.
  • C’è chi contesta tutto ciò attribuendo queste informazioni ad una sorta di disinformazione proibizionista. In fondo in fondo le “teorie del complotto” hanno il loro fascino ma, se proprio dobbiamo seguirle, bisogna dire che siamo anche di fronte ad una massa imponente di informazioni sui benefici effetti della cannabis. Da dove e perché nascono? Difficile dirlo.
  • Ciò che è chiaro, è che la cannabis, dove è legale, sta diventando un affare prepotentemente lucroso così come quello dell’alcol o del tabacco e, quindi, ci sono giganteschi interessi in gioco che potrebbero allargarsi velocemente, con una nuova posizione USA sull’argomento.
  • In passato abbiamo visto come, di fronte ad interessi economici ingenti, gli effetti negativi di sostanze come l’alcol siano stati offuscati a livello comunicativo dagli effetti benefici e socializzanti spinti dalle campagne promozionali.
  • Per quanto riguarda il tabacco non si è mai parlato a sufficienza di come gli effetti negativi, scientificamente noti, venissero occultati e addirittura di come alcune marche di sigarette fossero preparate in modo da aumentarne la capacità additiva.
  • Alcol e tabacco hanno a lungo fatto parte dell’immaginario collettivo come sostanze parte di storie affascinanti, anche grazie alla prepotente spinta della industria cinematografica e televisiva. Farei notare che le sceneggiature non vengono scritte a caso e che la sponsorizzazione di prodotti di consumo (da consumare!) all’interno di film e telefilm è pratica abituale.
  • E’ ragionevole pensare che anche per la cannabis legale possano accadere (o stiano già accadendo e siano già accadute !) cose analoghe.
  • Per quanto riguarda la cannabis, oggi, le spinte al consumo provengono contemporaneamente dal nascente mercato legale e da quello illegale.

Ora, di fronte a tutto ciò, è evidente che quanto succede in una piccola comunità del varesotto diventa un fatto aneddotico e, a suo modo, trascurabile ma rimane, comunque, un segno dei tempi. Trenta anni fa una cosa analoga avrebbe destato scandalo ed avrebbe avuto ben altro risalto.

Cosa è cambiato in questi anni? Una rinnovata coscienza civica? Un più forte senso libertario? Un diverso concetto di cosa significa prevenzione? Una migliore “conoscenza scientifica” della sostanza? Oppure si è mossa una potente macchina in grado di condizionare i consumi di massa da una parte e di convogliare investimenti dall’altra?

Ciò che non mi piace di tutta questa storia, inoltre, è che nel sottofondo del messaggio complessivo c’è sempre qualcosa che indica come, seguendo certe strade contemporanee di legalizzazione ed aumento dei consumi, gli Stati potrebbero guadagnarci moltissimo. E’ chiaro che di fronte al guadagno, all’aumento dei posti di lavoro ed al possibile reinvestimento del ricavato fiscale in servizi … tutto sembra positivo … per tutti. Ma è proprio così? Con gli alcolici, il tabacco ed il gioco d’azzardo siamo proprio sicuri di avere guadagnato? E se si … cosa?

Intendiamoci ciò che mi fa rabbia non è chi beve, gioca, si inietta o si cala droghe o fuma tabacco o cannabis, ci mancherebbe. In fondo diverse di queste persone sono pazienti dei servizi per le dipendenze. Loro non stanno bene. Io lavoro per loro, per cercare di farle stare meglio. Personalmente ho una posizione neutrale rispetto al proibizionismo ed all’antiproibizionismo. Diciamo che dopo anni non sono riuscito ad avere le sicurezze che altri dimostrano. Le guerre alla droga hanno creato sconquassi, basti vedere la situazione messicana. Le sostanze legali hanno creato e stanno creando disastri e probabilmente molti più morti di quelle illegali, sia che siano di uso puramente voluttuario sia che siano farmaci di cui sia abusa.

Ciò che mi preoccupa è la capacità di condizionare il pensiero ed i desideri delle persone verso i consumi di prodotti anche dannosi o che è ragionevole sospettare che possano far danni. Per un periodo qualcosa è demonizzato perché è droga e quindi male assoluto. Poi diventa improvvisamente positivo, benefico ed anche una buona medicina.

“Bevi birra e campi cent’anni” … “Fumo perché mi rilasso” … “un amaro fa sempre bene, due ancora meglio” … vi dice qualcosa?

Ora vedo servizi giornalistici dove la cannabis diventa, per qualcuno, una “pianta benedetta”. E, intanto, si fanno strada anche informazioni su come altre sostanze hanno effetti benefici. Ketamina, LSD, MDMA ecc. possono curare e, quindi, far bene. Se solo le si potesse usare più ampiamente chissà quali effetti meravigliosi se ne potrebbero ricavare. Per ora solo dell’eroina, ancora, non si parla positivamente, forse perché negli USA è ricominciata una epidemia di dipendenza, morte e disperazione. Amen.

Nel frattempo vedo serie TV in cui i protagonisti sono tossicodipendenti da droghe o da farmaci che hanno in sé valenze e qualità positive. Bene per ridurre lo stigma, ma quale è il risultato complessivo della comunicazione per prodotti che arrivano da un Paese dove la dipendenza da farmaci sta provocando disastri ed è all’origine di una nuova epidemia da eroina?

Evidentemente siamo educati ad essere consumatori, consapevoli dei nostri desideri ma incapaci di sviluppare senso critico rispetto ai bisogni che ci vengono imposti e che accettiamo pensando che farlo sia libertà o, comunque, la norma.

A chi ha trovato questo articolo per caso, magari cercando di documentarsi sugli effetti della cannabis, dico che con un qualsiasi motore di ricerca troverà tutto ciò che desidera, di negativo e di positivo. E’ quindi inutile che spieghi che, a mio avviso, soprattutto se giovane, è meglio che eviti la sostanza. Il mio parere avrebbe lo stesso peso di centinaia di altri pareri che lo spingeranno a consumarla. Quando, però, qualcosa incomincerà a non andare per il verso giusto, quando fare cose normali diventerà più difficile, almeno non dia colpa al destino o alla sfortuna e, soprattutto, non pensi che la cannabis lo aiuterà. Potrebbe essere la causa del problema. Cerchi, piuttosto, aiuto!

Per chi è meno giovane ricordo anche che non è vero che se una sostanza fa bene a qualcosa … allora fa bene a tutto. Insomma c’è chi ha bisogno di farmaci per la pressione alta ma prendendoli con la pressione normale se ne avranno solo danni e nessun beneficio. Il marketing della cannabis che fa bene a qualunque cosa è fatto proprio per le persone di mezza età, quelle che incominciano a porsi realmente dei problemi riguardo alla salute. Se qualcosa fa male … ma, in fondo, anche bene … perché non continuare ad usarlo? Questo è ciò a cui ci spinge un marketing intelligente e … virale.

Ricordo che gli equilibri della salute fisica e psichica sono labili. Basta nulla per perderli.

Io sono medico ma, per quanto mi riguarda, evito di prendere farmaci a caso, senza una diagnosi precisa e senza aver valutato bene i vantaggi ma anche gli svantaggi. Qualsiasi sostanza, anche quando provoca effetti piacevoli, deve, per farlo, alterare equilibri delicati, altrimenti non avrebbe efficacia. Attenzione: l’effetto immediato ed apparente può anche essere leggero ma lo squilibrio sottostante non è detto sia tale.

Insomma, in parole povere, a giovani e meno giovani suggerirei di non farsi fregare.

So bene che in questo campo vale tutto, compreso i discorsi su “cosa fa più o meno male”, su “quante volte si usa”, sul dosaggio, sulla qualità ecc. ecc. ecc. Tutti veri, tutti falsi, a seconda dei punti di vista.

La maggior parte delle persone fumano cannabis per un bisogno indotto (che non hanno realmente) esattamente come qualche anno fa “tutti” fumavano sigarette.

Per questo non sanno perché lo fanno. Se lo chiedi ridono, dicono perché è bello, perché lo fanno tutti e poi …. mistero. Ripeto: non lo sanno ma … sanno che è un loro bisogno.

Non è una bella cosa. Non ha a che fare con la libertà o con la felicità. Anzi.

Non cambia se la cannabis è vietata o lecita.

Tutto qui. Per me basta così.

Riccardo C. Gatti