mercati

Partiamo da qui: “Non c’è un’industria in Italia che produca di più del traffico di droghe. Ad ammetterlo è il ministro della Giustizia Andrea Orlando, durante l’audizione della commissione parlamentare Antimafia. Questo “settore” produce come il comparto tessile e quello manifatturiero messi insieme, il primo insomma del nostro Paese.“ (Today 20.6.2014).

Ragioniamo anche su questo: Roma, 9 gen. 14 (TMNews) – Il gioco è la terza industria in Italia. Non conosce crisi e aumenta ogni anno il suo giro di affari che è stimato in 76,1 miliardi di euro. Quello illegale, in mano alle organizzazioni criminali, vale in termini di giro d’affari 10 miliardi di euro e vede coinvolti 41 clan, tra mafia, camorra e ‘ndrangheta. E’ quanto emerge dal dossier ‘Azzardopoli’ presentato oggi da Libera sul gioco d’azzardo in Italia.

E su questo: “L’incremento della prescrizione delle BDZ (Benzodiazepine N.d.A.) negli ultimi 25 anni si può interpretare alla luce sia di un’espansione della “domanda” che di un incremento dell'”offerta” di tali psicofarmaci. La prima appare conseguente a vari fattori: 1) il marcato aumento della patologia da stress e da disadattamento (insonnia, sindromi nevrotiche e ansioso-depressive, psicosomatosi, etc.); 2) la territorializzazione dell’assistenza psichiatrica, in cui la risposta psicofarmacoterapeutica gioca un ruolo determinante; 3) la progressiva diffusione della cultura della fuga dalla sofferenza mediante il ricorso a sostanze psicoattive. Il secondo è riconducibile all’ampia disponibilità delle BDZ sui mercati legale e illegale (cosiddetto “mercato grigio”) e alla scarsa vigilanza che i medici talvolta operano nella prescrizione degli psicofarmaci, spesso prestando insufficiente attenzione ai rischi di abuso e di dipendenza che questi possono indurre nel paziente (ABUSO E DIPENDENZA DA BENZODIAZEPINE Luigi Janiri, Gabriella Gobbi Istituto di Psichiatria e Psicologia, Università Cattolica del Sacro Cuore – Roma)

Poi su questo: L’uso dell’alcol o meglio l’abuso di alcol desta ancora molta preoccupazione in tutto il mondo e a rivelarlo è l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) che ha diffuso il Global status report on alcohol and health (anno 2012).Secondo il rapporto nel 2012, l’uso dannoso di alcol ha causato nel mondo 3,3 milioni di morti. Il consumo di alcolici, infatti, non solo crea dipendenza, non solo genera violenza e incidenti, ma accresce anche il rischio di sviluppare oltre 200 patologie tra cui cirrosi epatica e cancro, e rende le persone maggiormente suscettibili alle malattie infettive come per esempio la tubercolosi e la polmonite. (agricoltura24.com 18.6.2014)

E, per ultimo su questo: Un business miliardario lo dicono prima di tutti i bilanci delle multinazionali del settore: l’americana Altria (nuova denominazione di Philip Morris dopo lo spinoff del 2008) e la controllata Philip Morris International; la giapponese Japan Tobacco e le britanniche British American Tobacco e Imperial Tobacco che insieme alla non quotata China National Tobacco si spartiscono oltre l’80% del mercato mondiale della sigaretta. Cinque colossi che messi insieme macinano 25 miliardi di dollari di utili netti su un giro d’affari di 147,4. La banca dati S&P Capital IQ calcola che i profitti netti dei 5 big del tabacco siano cresciuti del 9,1% negli ultimi 3 anni. Ed il trend è destinato a continuare (…) (Quanto vale il mercato della sigaretta? Andrea Franceschi – Il Sole 24 Ore – 3.2.2014)

Fermiamoci qui, anche se si potrebbe continuare (Negli USA, ad esempio, le morti conseguenti all’abuso di farmaci oppiacei per la terapia del dolore hanno superato quelle di eroina e cocaina messe assieme).

La considerazione da fare è questa: appare evidente che uno dei primi comparti industriali – commerciali mondiali si basa sullo sfruttamento della naturale tendenza alla dipendenza delle persone. Questo comparto non è solo “proprietà” delle organizzazioni criminali ma di privati, anche attraverso fondi di investimento, e di Stati. Ad esempio, per quanto riguarda il fumo, l’azionista numero uno, per controvalore dei titoli in portafoglio, è il ministero delle finanze giapponese che controlla il 36% delle azioni di Japan Tabacco, partecipazione che vale 14 miliardi di dollari (Il Sole 24 Ore). Inoltre si deve considerare che le Organizzazioni Criminali reinvestono gli utili in attività lecite. Il tutto genera una enorme ricchezza, posti di lavoro, sviluppo ed un indotto difficile da calcolare ma senz’altro ingente. Si tenga presente anche che, ovviamente, il sistema di contrasto e di controllo di quanto di illegale si lega al commercio di droghe, farmaci, alcol e tabacco (produzione, traffico, contrabbando ecc.) richiede investimenti non indifferenti in uomini, armi, mezzi

Nel nostro Paese la prima industria nazionale è il traffico di droga e la terza o la quarta il gioco d’azzardo, siamo inoltre tra i primi produttori mondiali di alcol che, in altre culture, è considerato una droga pesante e, comunque, è, tra le sostanze di possibile abuso, una di quelle che uccide di più.

Detto ciò abbiamo servizi che curano le dipendenze patologiche con l’acqua alla gola. Gli organici dei SERT sono decimati dalla necessità di risparmiare e le rette per le Comunità, quando sono rimborsate nei tempi corretti, non basterebbero nemmeno a pagare una mezza pensione in un albergo di basso livello; investiamo in prevenzione risorse ridicole, senza alcuna strategia, senza un obiettivo dichiarato e condiviso o qualunque controllo di chi fa cosa e come; istruiamo i benpensanti a stigmatizzare i “drogati” colpevoli di usare alcune droghe illecite, a solidarizzare con i dipendenti dal gioco considerandoli vittime, ad ignorare i dipendenti da farmaci, e a consigliare di non guidare quando si è ubriachi; concentriamo, di volta in volta l’attenzione della opinione pubblica su una parte del fenomeno, in modo che non lo si comprenda nella sua globalità e nella sua rilevanza. Altrimenti ci si accorgerebbe che su questo giro di affari è vero che tutti, a parte chi ha una dipendenza, in modo diverso guadagnano, direttamente o indirettamente, ma è anche vero che il costo sono malattie sofferenze e disagi diffusi nonché milioni di morti, come se ci fosse una guerra mondiale in corso, assieme ad una pandemia.

Ciò che non viene mai evidenziato è che la droga e le organizzazioni criminali sono evidentemente un problema, ma solo una parte del problema, perché agiscono in un contesto sociale di sfruttamento dell’uomo sull’uomo attraverso la generazione di abuso di sostanze e di dipendenza patologica (anche non da sostanze) che giustifica culturalmente e commercialmente la loro azione, affiancandola e potenziandola. Se tra le prime industrie di un Paese teoricamente “avanzato” come il nostro abbiamo la droga, il gioco d’azzardo, e anche l’abuso o la dipendenza da tabacco, mentre l’abuso di farmaci ed alcol contribuisce al PIL; se questo accade non solo da noi ma nel mondo di cui facciamo parte, non si tratta di un caso ma del frutto di scelte programmatiche.

Se la situazione deve rimanere quella che è, almeno garantiamo a chi finisce in uno stato di patologia le cure ed i luoghi di cura migliori per tutte le dipendenze patologiche e con tutte le risorse necessarie, perché la sua situazione é l’effetto collaterale di una azione che contribuisce alla ricchezza ed allo sviluppo del Paese.

Se la situazione non ci piace ed è frutto non di programmazione strutturata ma di imprevidenza, di ignoranza o di stupidità o di una serie di fattori che sono sfuggiti al controllo, fermiamoci. Cerchiamo di comprendere che la questione droga è parte di un problema più ampio. Decidiamo cosa fare e, poi, facciamolo ma ragionando globalmente sul problema che è grande e non si risolve con piccole azioni sperimentali ma con una diversa costruzione dello sviluppo, dando significati diversi alla produzione, alla promozione ed alla acquisizione di beni di consumo, anche evitando lo sfruttamento dei minori imprintati , sin da bambini, a bisogni indotti che generano automaticamente consumi. Teniamo presente che il cambiamento potrebbe richiedere azioni di forza e, forse, anche guerre, sebbene diverse da quelle che stiamo attualmente facendo, ma anche investimenti, strategia, intelligenza e creatività: cose che normalmente vengono giocate in questo campo soprattutto da chi promuove i mercati della dipendenza ma molto meno da chi li contrasta.

Attualmente ci raccontiamo che facciamo la lotta alla droga, che spostiamo le slot, che abbiamo i migliori servizi di cura, che abbiamo fatto il consiglio di quartiere, che legalizziamo la cannabis, che non la legalizziamo, che la legalizziamo a fini terapeutici, che anche il Papa è con noi, che non è vero che torna l’eroina, che il problema sono le droghe sintetiche, che la nostra Comunità è una comunità di vita, che prevenire è meglio di curare, che dobbiamo agire secondo l’evidenza scientifica, che le neuroscienze ci salveranno, che l’approccio è multidisciplinare integrato, che presto avremo un vaccino, che il problema è la scuola, che dobbiamo punire gli spacciatori, che valorizziamo il ruolo della famiglia, che coinvolgiamo i medici di base, che l’unico approccio valido è quello educativo, che non si sconfigge la droga con la droga, che l’alcol è una droga, che l’alcol fa bene, che chi guida non beve, che il fumo fa male, che è questione di dosi, che lo zucchero da dipendenza come la cocaina, che le lampade solari sono come la droga, che da noi quello che succede negli USA non succederà, che abbiamo un numero verde, che abbiamo aperto uno sportello, che il pubblico e il privato sociale debbono collaborare, che i SERT danno solo il metadone, che bisogna rafforzare le Comunità, che facciamo un Dipartimento Politiche Antidroga, che lo chiudiamo, che faremo la Conferenza Nazionale, che diremo un fermo NO a tutte le droghe, che è una malattia cronica e recidivante, che serve la diagnosi precoce, che facciamo i progetti sperimentali, che la colpa è della burocrazia, che parliamo con l’assessore, che che le droghe non sono tutte uguali, che rispondiamo ai bisogni del territorio …

… ma sostanzialmente rimaniamo nell’equilibrio raggiunto. Accettiamo il lecito e l’illecito connesso direttamente o indirettamente alla generazione di dipendenze patologiche: accettiamo disagi, problemi, guerre ma ne ricaviamo anche tanto profitto e posti di lavoro.

Ogni anno il 26 giugno celebreremo la Giornata contro la Droga, tranquilli di poterlo fare allo stesso modo in futuro, sicuri che anche le proposte e le sperimentazioni più avanzate non faranno altro che spostare parte dei profitti dagli uni agli altri mantenendo un adeguato equilibrio tra ciò che si vieta e ciò che si consente, senza scalfire più di tanto il nocciolo del problema.

Riccardo C. Gatti 22.6.2014